Chiamatemi estremista e snob, in certi casi so di esserlo, ma vado in estasi quando sento dire “cell free”. Perché sì, come nei saloon del Far West si lasciavano le armi prima di entrare, così oggi qualche oste illuminato impone la consegna dei telefoni cellulari sulla soglia.
Sono ristoranti particolari, e soprattutto pochi: a Los Angeles c’è il Bucato che scoraggia timidamente l’uso dei cellulari. Il fast food Applebee’s propone di santificare il giovedì senza tecnologia. Qualche buona notizia arriva anche dal Medio Oriente con il ristorante libanese Bedivere che applica il 10% di sconto a chi fa a meno del telefono, mentre ad Abu Gosh in Israele c’è un locale che arriva fino al 50% di sconto.
Ma niente eguaglia Italo Pedroni dell’omonima e centenaria acetaia di Modena. Pedroni è un vero censore, a cui andrebbe conferito il cavalierato per meriti acquisiti sul campo visto che dal 1993 ha fatto costruire un forziere per i cellulari: lasci il telefono nella cassetta, chiudi a chiave e vai a mangiare. Se non lo fai non entri.
Di gente, il Pedroni, dice di averne cacciata parecchia. E mi dice anche che prima, nel 1990, quando c’erano quei cellulari grandi come una cabina telefonica, li chiudeva nel cassetto della cassa, pur che non entrassero in sala.
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Il forziere ha 12 cassetti, ciascuno può contenere fino a 12 cellulari. E’ una conoscenza che si tramanda di padre in figlio, e nessuno sa cosa lo aspetta se non è mai stato a mangiare all’acetaia. Così l’inclito modenese è molto soddisfatto del suo modo di fare, dice anche che lo copiano: un cliente gli ha detto che a Toronto hanno costruito un forziere come il suo, e anche una catena di alberghi a Londra.
Certo è che anche il Canada ci prova. Una startup di Toronto ha creato una app che permette di disattivare il cellulare per un periodo di tempo, si chiama Flip Off, funziona solo su Android, e nessuno ha ancora davvero capito perché sia più comodo che spingere semplicemente il bottone di spegnimento.
Ad additare al pubblico ludibrio ci pensa anche Twitter (da che pulpito) con #stopPhubbing, dove per “phubbing” si intende l’azione di chi, nei momenti di convivialità, trascura il prossimo per dedicarsi allo smartphone. C’è anche il sito, dove chi, come me, sente insopprimibile il desiderio di indire una crociata può votare, raccogliere dati, esprimere tutto il proprio risentimento denunciando chi fa phubbing.
A voi che leggendo vi chiedete non senza un fondo di ragione i motivi di tanto livore, sappiate che non sono l’unica. L’A.C.E (Associazione contro l’Elettrosmog) per dire, sostiene la necessità di zone libere da tecnologia per diminuire l’inquinamento e migliorare la salute. Dal 2012, insieme alla Confommercio di Udine, ha ideato il progetto “Liberi dal cellulare – Liberi di parlare”, che ha convinto gli esercizi della città friulana a esporre la locandina che invita i clienti a spegnere il telefono. Non è dato sapere la percentuale di adesione degli avventori, però.
Il mio però è più il fronte della moratoria dei costumi: alla “Mangia e taci!”, come diceva nonno che ne sapeva parecchie.
Tuttavia mi sembra impossibile che nessun altro locale in Italia applichi la politica ferrea del signor Pedroni di Modena. Se ne conoscete qualcuno, ci aiutate a fare il catalogo del orgoglio cell free?