Ristoranti Milano: siamo stati a The Stage l’apertura più attesa di primavera

Ristoranti Milano: siamo stati a The Stage l’apertura più attesa di primavera

Giorni fa, conversando con un bravo manager della ristorazione di Expo 2015 il discorso è caduto sugli affitti commerciali dei ristoranti di Milano, ormai talmente elevati da rendere inattuabile il modello classico dell’imprenditore solista, magari chef proprietario, per cui rimarrebbero solo le opzioni del ristorante d’albergo e dell’inserimento in strutture più ampie sotto un singolo marchio.

Il fatto che in una di queste zone critiche, piazza Gae Aulenti, The Stage, il ristorante con le maggiori ambizioni, abbia aperto al secondo piano del nuovo negozio (o devo dire Multi-experience store?) di Replay sembra esserne la conferma. [related_posts]

Il marchio della moda Replay ha scelto come partner Roman and Williams Buildings and Interiors, studio newyorkese di altissimo profilo con rilevanti esperienze in ambito cinematografico. Una scelta sensata, essendo il cinema la fonte d’ispirazione per quanto riguarda gli ambienti.

Al piano terra il negozio propriamente detto, ispirato a un set cinematografico in continua evoluzione e ricostruito nei minimi dettagli: due rampe di scale ed eccoci a The Stage, una delle nuove aperture milanesi di cui più si è parlato negli ultimi mesi.

Un appunto: mentre scrivo, ho avuto la netta sensazione che dall’esterno non sia così chiaro, al passante non istruito, che sopra al negozio si trovi un ristorante gastronomico di alto profilo.

Salito l’ultimo gradino, è tutto uno sgranare gli occhi e guardarsi intorno, perché lo scenario è decisamente inatteso.

The Stage, Milano, Vip Room

La sala riproduce la chiglia rovesciata di uno yacht, e siamo circondati da legni pregiati. Tutto intorno è lucido e rifinito, di una bellezza curata nei minimi dettagli e che vuole dare nell’occhio, una bellezza che ha lo zeitgeist delle città dove girano i soldi e che piacerà certamente ai visitatori internazionali che si portano dietro il jet lag da Hong Kong, Dubai o Chicago.

The Stage, Milano, Bar Octavius

Non poteva mancare una zona cocktail al passo con i tempi, e in effetti il bar Octavius rischia di essere il fiore all’occhiello della struttura.

In una sala più intima, ma coerente con quella principale, è il regno di Francesco Cione, giovane ma premiatissimo mixologist con esperienze “pesanti” soprattutto in alberghi di lusso (Cipriani a Venezia basta o devo continuare?), supportato da un’impressionante artiglieria di referenze, specie per quanto riguarda il gin.

L’impressione è che nelle notti di una Milano che dormirà sempre un po’ meno questo sia un indirizzo da tenere ben presente. Che gli originali e griffati sottobicchieri in denim andranno a ruba è invece una certezza matematica.

Ho lasciato per ultima la cucina.

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Sino a quando uno chef è giovane? Facciamo così, tagliamo la testa al toro: Omar Allievi è uno chef classe 1979… aspetta un attimo però, il limite per entrare nei Jeunes Restaurateurs d’Europe è 37 anni, quindi inizio da capo.

Omar Allievi è un giovane chef nato e cresciuto, anche professionalmente, a Milano; sin qui, il suo incarico di maggiore responsabilità, dopo esperienze nello staff di locali milanesi come Savini e Sadler, è stato alla guida del ristorante Bianca tra il 2010 e il 2012.

Un locale dove non ho mai mangiato, di cui ho sempre sentito parlare bene, ma senza strapparsi i capelli. Insomma, questa è probabilmente la sua grande chance per fare un salto di qualità.

Ceviche, The Stage, Milano

Sarò chiaro: non spenderò una sola parola sulla qualità della cucina avendo solamente partecipato all’inaugurazione per la stampa, anche se il fatto che in un evento simile arrivi al tavolo un risotto apprezzabile è di certo un segnale incoraggiante.

La proposta, in ogni caso, è variegata, per non dire ecumenica, a non volerci cogliere un filo di indecisione.

Da una parte del menu abbiamo “La tradizione”, con tutti i soliti noti dal risotto alla milanese alla cotoletta, e “La scoperta”, con qualche ammiccamento fusion, dagli scialatielli alle vongole con sake e yuzu alla cassoeula di pesce.

L’altra metà della carta, invece, va direttamente in Perù e in Giappone, offrendo una selezione di ceviche (mi contraddico: quello che è arrivato alla presentazione è senz’altro uno dei migliori ceviche milanesi), tiradito e sashimi.

Si potrebbe dire, insomma, che per non sbagliarsi la cucina offre un po’ tutto ciò che va per la maggiore a Milano, hamburger esclusi – ma il ceviche è l’hamburger di un domani che è quasi oggi – a scapito di una visione univoca.

Sin qui tutto bene, a monte di una verifica sul campo che potrebbe essere invogliata da alcuni piatti sulla carta stuzzicanti.

La nota dolente a mio avviso sono i prezzi: antipasti e primi intorno ai 20 euro, secondi sui 30, e due menu degustazione, tradizionale di cinque portate a 80 euro e creativo di sei portate a 100 euro.

Omar Allievi, The Stage, Milano

Mi direte: siamo a Milano.

È vero, ma a Milano per esempio c’è Berton che propone dieci portate a 110 euro, e parliamo di uno chef che ha una stella Michelin e ne ha avute due in precedenti esperienze, anche se la sala potrà non essere bella quanto quella di The Stage.

Allievi ha quindi sulle spalle il peso del dover giustificare una colonna di destra che ci si aspetterebbe con uno chef più navigato e decorato, ha comunque dalla sua ambiente, posizione e un certo hype.

Staremo a vedere.

[Crediti | Link: Dissapore, Roman & Williams]