Milano è il primo dei 52 posti dove andare nel 2015 secondo il New York Times, che ha appena pubblicato una guida turistica con diversi ristoranti per la rubrica 36 Hours. Una ragione ci sarà se il capoluogo lombardo primeggia e per esempio Roma, abituata a tiranneggiare le liste turistiche degli americani, è solo al 48esimo posto.
La ragione si chiama Expo 2015, un toccasana che sta “rivitalizzando la città”, sostiene il più autorevole quotidiano del mondo. Al quale tuttavia noialtri italiani, subito diffidenti quando si parla di mangiare, rimproveriamo spesso le scelte gastronomiche.
— Sfiducia nella preparazione dei giornalisti americani quando si attovagliano?
Non è da escludere.
— Provincialismo da italiani che credono di essere i soli autorizzati a giudicare un patrimonio vitaiolo senza pari?
Perché no.
Sta di fatto che anche questa volta, puntuali, sono arrivate le polemiche.
Ricostruiamo i suggerimenti di Ingrid K. Williams del New York Times per avere un’idea della loro fondatezza, sarà parecchio interessante scoprire nei commenti cos’avreste scelto al posto suo.
APERITIVO
Terrazza e piscina in cima (o nel rooftop come dicono a Milano) a un palazzo di epoca fascista sede un tempo degli uffici Enel e oggi di DSquared2 (marchio degli stilisti americani Dean e Dan Caten), nei pressi della stazione di Porta Garibaldi. Estetica raffinata con richiami Art Deco che gli yuppie apprezzerebbero, se ci fossero ancora, e prezzi sostenuti. L’ottimo spritz costa 15 Euro.
ALTERNATIVE:
Okay, trovare posti con estetica paragonabile al Ceresio 7 non è un gioco da ragazzi, il servizio e la preparazione dei barman fanno il resto. Meno edonistico ma con ambientazione moderna e fascinosa anche il Tartufotto al Castello Sforzesco, per pranzi, cene e aperitivi nel segno del tartufo. Poco modaiolo ma lo stesso appagante l’aperitivo classico della Pasticceria Viscontea.
CENA
Ne abbiamo parlato e riparlato. Anche con Cracco. Tuttavia il suo ristorante, ricavato da una ex segheria distante dal centro e caratterizzato dalla presenza di una sola scenica tavolata, è finito tra quelli più sopravvalutati del 2014. Cara cronista del Times, permettici di suggerirti criteri di giudizio più attendibili di “una cena per due costa 100 Euro che in fondo non è molto per un ristorante di Cracco”.
ALTERNATIVE:
Dall’Erba Brusca in direzione Naviglio Pavese, dove l’idea di unire città e campagna nell’ambiente e in cucina è riuscita perfettamente, con prezzi sono inferiori a Carlo e Camilla in segheria, ai 23 risotti di Casa Fontana, in zona Maggiolina, con l’offerta del piatto tipico milanese più ampia in circolazione incluse versioni strepitose vedi risotto al Barolo, risotto alle pere e cipolle (2 risotti e un dolce 35 Euro).
DOPOCENA
Un po’ nascosta, in fondo a un cortile popolato da garage e officine, c’è una vecchia fabbrica diventata nel 2013 Fonderie Milanesi. L’atmosfera casual-chic dovuta al cortile, tra i più belli di Milano, e il susseguirsi intricato delle stanze con i mattoni a vista ne hanno fatto un naturale covo di hipster. Ci si va per l’aperitivo a 10 Euro, il brunch nel fine settimana, e le piccole cene con servizio un po’ zoppicante.
Forte specializzazione nelle birre artigianali e “acide” (lambic) con una quindicina di spillatrici e un’atmosfera diversa dalle solite birrerie, grazie all’arredo lineare e moderno. Vicino alla fermata Lodi, metro gialla, con le birre propone qualche boccone: taglieri di salumi, hamburger più o meno gourmet e patate fritte.
Pizza & cocktail in via Solferino proprio di fronte a Pisacco che ha gli stessi proprietari, incluso lo chef stellato Andrea Berton già al Trussardi alla Scala. C’è sempre piaciuto tanto per diverse ragioni: la bravura del barman (un piccolo capolavoro i drink in bottiglia per le compagnie di amici), l’originalità del bancone, le pizze irreprensibili, il finger food. Peccato per qualche eccesso tipicamente milanese nei prezzi.
ALTERNATIVE: Fonderie Milanesi per l’atmosfera singolare e Dry perché sa fare il suo mestiere, Pizza & Cocktail, sono posti da consigliare. La Cieca, piccola enoteca in zona Bocconi, che prende il nome dall’abitudine di servire “alla cieca” dai 3 ai 5 vini (versati da bottiglie coperte direttamente nei bicchieri neri) e chi indovina il vitigno non paga, andava menzionata.
PRANZO
Più che ristorante la seicentesca Cascina Cuccagna, a sudest del centro, è un caso fortunato di sopravvivenza rurale. Volutamente imperfetta la sala (meno volutamente il servizio) con un giardino esteso dove consumare scenici aperitivi a 5 euro, è stata una delle novità più significative degli ultimi anni a Milano. Anche per merito di Nicola Cavallaro, chef veneto dallo stile aggraziato nel trasformare ingredienti a chilometro zero e filiera corta.
ALTERNATIVE:
L’alta cucina vegetariana e vegana del Joia in zona Porta Venezia, insieme all’estro dello chef Pietro Leemann, non andrebbero dimenticate, anche in virtù dei prezzi più contenuti praticati dal bistrot Joia Kitchen, proprio all’ingresso del locale di via Panfilo Castaldi. Un po’ fuori mano ma sempre meritevole di citazione Mangiari di Strada a Lorenteggio, praticamente Corsico. Tutto lo street food migliore d’Italia in un ristorante-mercato con bel cortile in estate.
DOPOCENA
Come non amarlo. Sempre aperto, dalla colazione all’ultimo bicchiere, e sempre disponibile a servire cocktail impeccabili (aperitivo a 8/10 Euro), una scelta curata di vini al calice e le birre artigianali più interessanti con un rapporto prezzo/felicità molto conveniente. Si mangia anche (piatti tra i 10 e i 15 Euro) e bene, in un ambiente molto rilassato.
Camerieri in bretelle nere su camicia candida, luci basse, calma, originali cocktail retro, tutto contribuisce a temprare l’atmosfera bohémien di questo locale sui navigli, zona storica popolata da locali di ogni tipo, dove i drink costano 9/10 Euro e le birre 6/7 Euro. Non siamo in un film di Woody Allen sulla Parigi d’inizio Novecento ma con un po’ di fantasia…
ALTERNATIVE:
Va riconosciuta una precisione sconosciuta al New York Times nell’indicare questi due locali per tirare tardi in zona Navigli. Si sarebbe potuto citare il Rita Cocktail & Bar, giovane, allegro e informale, dove ad accompagnare i cocktail perfetti e il vino si trovano pochi piatti, dolci e salati, curati come in un ristorante stellato.
COLAZIONE
La pasticceria milanese più commentata da editor e lettori di Dissapore, presa a modello (e anche un po’ per i fondelli) nella “Insostituibile guida per aprire un ristorante di successo nel 2014“, deve le sue fortune innanzitutto alla brioche 160, forse la migliore della città.
Ma anche all’estetica “da Pinterest” (@New York Times), insolita per un posto sperduto fra Baires e i dintorni della Stazione Centrale, che tra bancali, vecchi mobili strappati al rigattiere e tubi a vista sembra la redazione di Wired. Prezzi leggermente alti.
ALTERNATIVE:
Pavè è anche la nostra prima scelta, e però qualche colazione in più si poteva consigliare. Per esempio Sissi, posto dall’aria romantica e la tinta rosa confetto, per lo più, ahinoi, drammaticamente affollata. Non si trovano bigné migliori a Milano. O il cappuccino di Marotin, chiaro, a temperatura perfetta, dove la schiuma è il cappuccino.
Nel video pubblicato insieme all’articolo, come esempio dell’interesse crescente per le “diverse influenze della cucina regionale italiana”, vengono citati anche:
Lievito Madre al Duomo, la pizzeria che il napoletano Gino Sorbillo ha esportato nel capoluogo lombardo. Non senza polemiche, come sanno i lettori di Dissapore, e giudizi profondamente negativi.
U Barba, proprio di fronte alla Bocciofila Decembrio, trattoria di ambientazione moderna che porta a Milano la tradizione ligure con tutte le specialità, dal pesto, alla farinata, ai pansoti.
[Crediti | Link: New York Times, Dissapore, immagini: Menuale, sNotes, What’s up glamour, Minicittà, Gnambox, Zero, Chooze.it]