Torna alla ribalta l’utilizzo del calore sviluppato come fonte di energia green dalle sorgenti di Ischia che nel frattempo conquista la copertina della sezione Food del New York Times.
Ci voleva un report del più autorevole quotidiano del mondo per ridare spolvero a una delle tradizioni gastronomiche più antiche del Bel Paese, ovvero sfruttare le calde acque termali e le fumarole della spiaggia per sostituire metodi di cottura più costosi.
Questa pratica infatti, che ha trovato terreno fertile nell’isola di Ischia, è nata come frutto dell’ingegno dei meno abbienti che non sempre potevano permettersi il lusso di bruciare la legna per mettere in tavola un pasto caldo.
Visti i risultati anche gli aristocratici non disdegnavano l’usanza: già gli antichi romani che si recavano alle terme per goderne i benefici si portavano appresso uova e patate da far cuocere lentamente nelle acque termali.
Tradizione che nei secoli non è andata perduta, e anzi oggi sta vivendo un periodo di gloria grazie ad alcuni ristoratori che l’hanno riportata in auge.
Come ad esempio Sergio Iacono, chef del Ristorante Emanuela, situato sulla spiaggia dei Maronti (raggiungibile soltanto a piedi).
Insieme al fratello Filippo, Sergio pratica un’ingegnosa e lentissima cottura del pollo grazie al calore emanato dalle fumarole, emanazioni di vapore e gas vulcanici che trovano delle fessure nella terra e fuoriescono in superficie, molto frequenti nelle aree idrotermali, che riscaldano la sabbia della spiaggia, in particolare la spiaggia dei Maronti appunto, sino a raggiungere una temperatura di circa 82 gradi.
Il cosiddetto pollo delle fumarole avvolto in un involucro di stoffa e plastica viene affiancato da cipolle, pomodori, patate e aromi tipici come aglio selvatico, basilico, rosmarino e borragine.
Il tutto viene sigillato in modo da non disperdere nessun sapore di questo “vaso di Pandora”, che viene sotterrato in una fossa sulla spiaggia.
Verrà recuperato circa un’ora dopo per essere servito ai fortunati clienti, che vengono sopraffatti da un’esplosione di profumi.
Il pollo può essere sostituito dal coniglio per una ricetta forse ancora più tradizionalista, dato che il coniglio all’ischitana è il piatto più prelibato della gastronomia isolana.
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Singolare il metodo di allevamento del coniglio di fosso tipico di Ischia, che avviene in fosse scavate nel terreno dalle quali si diramano cunicoli scavati dai conigli stessi. Per il fatto di avere a disposizione un ambiente simile a quello naturale e, soprattutto, per la possibilità di muoversi e scavare, le carni del coniglio sono più sode e saporite di quelle degli animali allevati in gabbie.
Il piccolo grande spot per la cucina ischitana sul New York Times si conclude con un elogio al vino, la cui produzione è cominciata “nel VIII secolo avanti Cristo, quando i coloni greci scelsero Ischia come avamposto più occidentale nel Mediterraneo, portandovi il loro sistema di terrazzamenti, coltura e potatura delle viti”.
Storie d’altri tempi e una cucina più attuale che mai, perfettamente in linea con l’eco-sostenibilità oggi così importante che ha fatto scrivere al New York Times: “A Ischia si cuoce il cibo nella sabbia, non sui fornelli”.
[Crediti | Link: New York Times, tutte le immagini sono di Giulio Piscitelli per il New York Times]