È noto e fatalisticamente accettato: la rete non crea affezione e dimentica facilmente. Eppure qualcuno ricorderà Massimo Bottura, l’hamburger e i miei deliri settimanali chiamati satira preventiva. Bene, sapete perché ho smesso?
Ipotesi a) ero a corto di idee, tempo, energia e fantasia per inventarmi qualcosa che fosse rilevante e contemporaneamente divertente ogni settimana.
Ipotesi b) mi scocciava un po che la realtà superasse spesso le mie iperboli facendomi diventare un involontario consulente commerciale non pagato. “But I will be back”, cit. (Suvvia, Terminator l’avete visto tutti…).
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Una di queste due ipotesi è falsa (suggerimento: quella falsa contiene un alto grado di autocompiacimento) ma a supporto di una delle due capita anche di leggere cose del genere:
“Italy’s Most Famous Chef Will Roll Out a Limited-Edition Shake Shack Burger Next Week”.
Ovvero il nostro Bottura, di nuovo numero uno degli chef italiani per la guida ristoranti 2015 dell’Espresso, che se ne va in giro al Madison Square Park con “Emilia”, hamburger a edizione limitata, disponibile nel chiosco che la catena Shake Shack possiede nel parco, per un giorno e in 1000 esemplari prima della chiusura sino a metà 2015.
Gli ingredienti di “Emilia” che si venderà a 8.95 $, sono il manzo sceltissimo che Pat LaFrieda di LaFrieda Wholesale Meats, il giovane macellaio amato dai gastofissati di New York, fa arrivare dalla sua fattoria nel Kansas, e poi la quota italiana: Parmigiano-Reggiano, cotechino, salsa verde e maionese profumata di aceto balsamico.
La cosa mi ha ricordato, come si diceva, i deliri su hamburger e Bottura. Fu una delle satire che creò più scompiglio semplicemente perché in molti (troppi) ci cascarono. E giù di rilanci sul web, telefonate a Bottura, qualche insulto personale e tutto il campionario 2.0. Bottura, credo, si divertì abbastanza.
Non pago di hamburgherismi, Bottura è anche passato al Jimmy Kimmel Show per promuovere il suo nuovo libro Never trust a skinny italian chef, ovvero mai fidarsi di uno chef italiano e magro: quattro capitoli incentrati su un diverso periodo della carriera dello chef modenese.
Ovviamente gli ha preparato qualcosa: il mitico “ricordo di un panino alla mortadella”. A seguire “the crunchy part of lasagna,” e ha chiuso con a broken lemon tart come dessert.
Ora tutto questo è molto bello anche perché Bottura è tra i più bravi a usare con parsimonia gli scenari mediatici e a uscirne bene, ma ora mi si permetterà di tornare al principio e di produrre un appello privato in suolo gastronomicamente pubblico:
Massimo, lo so, che è un’edizione limitata, il marketing, il territorio, ecc. Ma esigo un assaggio dell’hamburger limited edition in onore dei bei (satirici) tempi!
Che facciamo: organizziamo?
[Crediti | Link e immagine: Grub Street, Dissapore, Scatti di Gusto]