Piazza difficile Bergamo: autoctoni spesso scontrosi, città austera e fieramente antimodaiola, decisamente antivegana. Detto così può sembrare un paradiso, ma può non esserlo. Per citare un ristoratore con cui ho scambiato qualche considerazione: “Da queste parti ti puoi inventare quello che vuoi, ma poi la gente vuole mangiare casoncelli, taleggio, polenta e carne. Tanta carne, carne come se piovesse”.
Non la pensano così un pugno di ristoratori che prendono altre strade, osano o ibridano tradizione e modernità. Non la pensano così clienti che vogliono mangiare bene senza investire cifre esasperanti. Non la pensa così TripAdvisor che cita come migliore ristorante la trattoria Camozzi da Claudio, manifesto di classicità e sito arcaico. Però le prime 30 segnalazioni sono tutt’altro che scentrate.
E non la pensano così neanche gli amanti della birra, premiati da una città che è una piccola oasi felice per il movimento artigianale, tra ottimi produttori e qualche gioiellino di locale dove bere qualche buon bicchiere.
Come il punto fermo Degusto – Birra & cucina e il nuovo Beer Garage: otto spine, più la pompa inglese per le porter e le stout, pochi fronzoli, molti eventi dedicati e uno sguardo approfondito alla produzione del sud, vero rimosso storico del mondo birrofilo.
Chiusa la parentesi birrofila, eccovi 8 posti dove mangiare bene spendendo il giusto, tenendosi lontano da Bergamo Alta, generalmente da visitare a stomaco già pieno.
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AL CARROPONTE
Se esiste una Bergamo 2.0 dobbiamo farla partire da questo nuovo locale al crocevia tra bistrot, wine bar e ristorante, aperto in zona industriale da Oscar Mazzoleni e Silvia Mazzoni, con Alan Foglieni in cucina.
Ambiente ricercato, menù invitante, molti eventi tematici, multifunzionalità e carta dei vini inappuntabile.
Mettete da parte 40 euro e prendete le 5 portate a sorpresa, oppure se siete di fretta provate la selezione di finger food.
IL CORTILE DI FRANZ
Idee chiare e mano ferma. Qui si viene per mangiare un’ottima cucina di sostanza che negli anni ha sterzato sempre più sulla carne. Provate allora le costolette di agnello alla palerminatana, o la tartare di kobe.
Un po’ più di coraggio nella carta dei vini farebbe la differenza, ma Bergamo, mi ricorda lo chef (siciliano) Franz, non è nota per richieste particolarmente sofisticate.
VISCONTI
Siamo ad Ambivere, piccolo paese noto anche per la bellissima Antica osteria dei Camelì – fuori budget per la nostra classificazione.
Qui domina, da più di un secolo, una sana cucina di territorio con qualche licenza, servizio ineccepibile, grande cantina, buoni prezzi (concorrenziali a pranzo), idee semplici e ben eseguite.
ENOTECA ZANINI
Ovviamente l’ampia e ricercata carta dei vini spicca su tutto, ma la cucina non è da meno. Gustosi piatti carnivori, pescato del giorno a rotazione e un occhio attento ai piatti vegetariani.
L’equivalente milanese vi costerebbe quasi il doppio.
AL VECCHIO TAGLIERE
Per chi avesse pensato che abbia qualcosa contro la tradizione, ecco questo trionfo di territorialità. Siamo a Zanica, dove venite per godervi dei taglieri epocali e il mitico Strachitunt di Locatelli.
Rivedibile la carta dei vini, fin troppo territoriale. E da queste parti l’enologia non brilla.
AL GIGIANCA
Locale in perfetto stile slow food, con grande attenzione alla stagionalità e una selezione di salumi di grande livello. Bella mano in cucina, discreta carta dei vini, prezzi più che abbordabili. Ci ho mangiato un grandissimo risotto qualche tempo fa.
PORTA OSIO
Il paradiso del Pata negra (ma anche delle ostriche e dei gamberi rossi di Sicilia) da molto prima che il mitico prosciutto iberico intasasse, in forme spesso solo nominali, decine di menù ad alto tasso di marketing.
Ottima la proposta in pausa pranzo.
LA DISPENSA
Impossibile non celebrare i panini gourmet di questo storico locale. Materie prime importanti e abbinamenti felici. La possibilità che non ne prendiate un secondo non è contemplata. Buona anche la scelta di birre e vini.
(crediti foto: bergamopost, trentacinqueuro, bergamonews)