Una pensa di essere fuori dal tunnel. Perché è matura e consapevole (più matura che consapevole). Ma quando Gabriele Bonci ti guarda sornione le dipendenze temporaneamente sopite tornano prepotenti.
In breve: niente inutili resistenze, ho dovuto comprare il primo numero de “I grandi maestri della pizza” dove il nostro, nel completo beige d’ordinanza, indica il titolo della nuova opera a dispense, “I grandi maestri della pizza,” e promette “solo per voi le migliori pizze e gli impasti che mi hanno reso famoso”.
E questo nonostante i 2,99€, prezzo alquanto elevato per una prima uscita, (senza nemmeno un mestolo in omaggio).
Sono schede plastificate che riportano 3 impasti base oltre a diverse ricette di pizza. Bene, scelgo l’impasto da provare nel piccolo del mio forno elettrico.
Focaccia Pugliese
Impasto:
farina di grano duro (900gr) e farina 0 (100gr), lievito secco (3gr), acqua (650gr), sale (18 gr) e olio evo (20 gr).
Ogni angolo libero della scheda-impasto è riempito con foto delle grosse dita di Bonci che lavorano la pasta, a fondo scheda c’è il suo volto sorridente che illustra “i consigli di Gabriele Bonci” per una perfetta riuscita della pizza.
Sembra facile, ci provo anche io.
Non appena inizio a impastare intuisco che qualcosa non va: nelle foto le dita di Bonci si muovono agili in una minuscola teglia mentre io ho il tavolo invaso.
Faccio per leggere meglio e intravedo una scritta minuscola: impasto per 3 teglie. Ah ecco. Vabbeh ormai è fatta, si fa un focaccia party.
Inizio a impastare sulla spianatoia. Dovete sapere, cari i miei piccoli lettori, che non ho mai impastato queste quantità di farina. Spaventata sì ma arrendersi è vietato malgrado i 50 mq di casa mia (ancora un po’ e usciamo dalla porta, io e l’impasto) e la scheda completamente impiastricciata (spero si pulisca).
Dite quel che volete, criticatemi se è il caso, ma siccome questa esperienza potrebbe essere traumatica, affrontarla con piglio deciso mi fa sentire un’eroina.
Dopo le 7 ore di lievitazione in una capiente ciotola a temperatura ambiente, rieccomi qui.
La ciotola si è riempita, l’impasto è cresciuto bene (spero).
Per la nostra focaccia pugliese servono ancora 250 gr pomodorini (la scheda non specifica quali) e olio evo. Prendo i datterini in dispensa, non avendo origini pugliesi ignoro cosa sia meglio. Se non siete d’accordo sulla scelta prendetevela con la scheda. Se invece concordate il merito è mio. Tsk, quante ovvietà.
Nessun accenno all’origano, lo metto oppure no? A me piace. Lo metto. Bonci non se ne avrà a male.
Sono arrivata alla cottura, preriscaldo il forno e faccio un po’ per volta le mie teglie di focaccia. Ecco il risultato:
L’impasto non è cresciuto come nella foto che ho davanti e scopro che esistono due modi diversi per farlo lievitare, su una scheda mi si dice di metterlo a lievitare in una ciotola, nell’altra in una teglia.
Duh! Diciamo che minimo sono perplessa (!)
Tiriamo le somme: ci ho messo l’anima e qualche litro di sudore, visto il caldo, e ho ottenuto il risultato che è sotto i vostri occhi. Metteteci pure che impastando ho scoperto di essere indietrissimo: non avevo ancora capito la mia passionaccia per i cuochi che si chiamano Gabriele e sono romani.
Focaccia & introspezione sono serviti, ci proverete anche voi?