Tra tutti i possibili regali di Natale quando ero piccola nutrivo una passione ardente per il mitico Dolce Forno della Harbert. Un diabolico marchingegno giocattolo che nella reclame prometteva meraviglie golose, poi invece riscaldava tutto con una lampadina trucida obbligando amichetti e genitori all’assaggio di una cruda e schifosissima pizzetta.
Era il mio sogno proibito, l’oggetto del desiderio più appassionato, quel classico giocattolo che nessuno mi ha mai regalato e che ancora mi rimane lì, tra gola e trachea.
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Sono passati 30 anni, mi sono comprata forni veri a gas ed elettrici, ho messo il naso nei Rational pluricomputerizzati delle cucine della ristorazione, ma non ho mai dimenticato il Dolce Forno, mai.
Oggi ho accompagnato la mia amica con prole alla ricerca dei regali di Natale per i suoi figli e ho provato a cercare il mio sogno proibito, o almeno la sua versione 3.0, un fornetto per bambini di questi anni digitali. All’interno della vorticosa e iper-colorata catena di giochi sono stata indirizzata dalla commessa, con ghigno satanico, alla sezione “giochi di cucina”, e ho fatto una scoperta agghiacciante.
Un’intera area del negozio, mastodontico, é dedicata ai piccoli chef in erba che, evidentemente, hanno soppiantato i futuri dottori, le papabili ballerine e gli aspiranti astronauti. Sorpassati, il mercato parla chiaro: i bambini hanno nuovi idoli, e sempre più spesso hanno la facciona rubiconda del Boss delle torte.
E girando tra la miriade di scatolame di giochi di cucina mi sono chiesta se il dolce forno mai arrivato e il mio scrivere di cibo oggi potessero avere un nesso. Perché, in fondo, un po’ mi piace pensarlo. E se questo mio pallino avesse un minimo di connessione col reale, allora ho delle perplessità sui bambini che a Natale riceveranno le loro macchine della pasta giocatolo, e che magari domani saranno i nuovi Bottura.
Vi ricordate quando da bambini facevate gli gnocchi con la nonna?
Ora c’è il kit per il pizzaiolo in erba, il mega pizza party con tutto l’occorrente plastificato per sfamare una truppa di urlanti Sorbillini (da Gino Sorbillo, re dei pizzaioli).
Ci sono i forni targati Míele, le mini Tefal, la cucina gourmet prestige che costa una fucilata ma non le manca niente.
C’é la mini pasticceria di Peppa Pig, strani marchingegni per piccole cake designer, la macchina della pasta con ricette da seguire, e un’altra schiera di aggeggi quasi professionali che non potevo nemmeno immaginare da bambina.
Non so se vi rendete conto, ma si possono fare persino i fusilli!
Il gioco della cucina, insomma, ha varcato le soglie del millennio, ha archiviato il ridicolo Dolce Forno con la lampadina e si é trasformato in qualcosa di molto serio, evidentemente per un pubblico da scuola elementare sempre più attratto dalla materia e sempre più specializzato sull’argomento.
Persino sulla gelateria!
Restano, per fortuna, anche esempi di giochi ispirati al mondo degli chef, ma con un piglio più easy adatto ai bambini che non si prendono troppo sul serio: é il caso di Otto, il maialino che fa il botto a suon di hamburger. Ho detto hamburger, non polenta, badate bene: non é un caso.
C’é anche la macchina a forma di hamburger (rigorosamente telecomandata) di Spongebob.
L’hamburger, insomma, é protagonista di giochi più faciloni, per i bimbi che la prendono un po’ sul ridere.
Per accontentare anche il corrispettivo del bambino di 30 anni fa che bramava il Piccolo Chimico, oggi c’é il Laboratorio in cucina: chissá cosa ne pensa il chimico col tic delle ricette Dario Bressanini del giocattolo che trasforma la cucina in un laboratorio per vedere da vicino la scienza applicata agli alimenti.
Si possono anche fare perle di lampone, così recita la scatola, per la gioia dei nuovi discepoli della cucina molecolare.
Quale generazione di futuri chef uscirà dalle camerette intasate di cucine di plastica e siringhe da pasticcere? Forse riempiranno il mondo di cupcakes, più probabilmente il 90% sceglierà un’altra strada, ma il piccolo 10% che davvero entrerà in una cucina vera mi darà più sicurezza.
Altro che kitchen for dummies.
REGALI DI NATALE la serie:
1. Per chi cucina molto.
2. Per gli irriducibili del libro di cucina.
3. Per gli hisper che amano le riviste indie.
4. Per i pentolai convinti.
[Crediti | Link: Wikipedia, Dissapore, immagini: Amazon]