Per chi scrive le recensioni dei ristoranti il critico gastronomico della carta stampata? Oggi, con i portafogli che piovono sangue mentre online si trovano –GRATIS– blog attendibilissimi e social network aggiornati, chi compra una rivista per leggere recensioni di ristoranti?
Proprio qui interviene Dissapore radunando le grandi firme della carta stampata di questa settimana.
Paludate, un po’ trombone ma ancora necessarie.
SURI , via California 11 – Milano
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Allan Bay, autore fortunato di bestseller culinari con una carriera parallela da reporter dei ristoranti per ViviMilano, inserto del Corriere della Sera, si lascia tentare dalla cucina di mare e dalle ostriche di un locale milanese aperto dallo chef Luca di Lorenzo, che ha lavorato da Savini, Sadler e Passalacqua, noti ristoranti meneghini, per poi aprire il suo mini spazio.
Nel menu “tanto crudo, dalle ostriche (12 tipi diversi, il meglio del meglio dal tutta Europa, incluse le San Teodoro sarde), a gamberi, scampi e ricci, e ancora tartare e carpacci di mare infine pesci marinati”. Il mare è protagonista anche delle tapas, del “ricco burger di salmone” e di altri piatti basati sull’ottima scelta della materia prima.
20 vini anche al bicchiere, a mezzogiorno piatti unici a circa 10 euro l’uno. In sintesi: “minuscolo, moderno, simpatico, ben pensato e di successo” (specialità di Allan Bay è fare il critico senza criticare).
BISTROT 64, via G. Calderini 64, Roma
Gianni Mura sul Venerdì di Repubblica risolve il problema dei romani che vogliono gustare una cucina d’alto livello a prezzi accessibili. La soluzione è Bistrot 64, aperto nel 2013 dallo chef trentenne Emanuele Cozzo che ha lasciato il posto in cucina a Kotaro Noda, giapponese, 40 anni, precedenti illustri (Marchesi, Pinchiorri, Beck più Redzepi a Copenhagen).
Formula del pranzo: due piatti a scelta per 15 euro, tre piatti per 20, quattro piatti per 30. A cena si mangia alla carta “o seguendo un consigliabile menu degustazione per tutto il tavolo: 7 piatti a 50 euro vini esclusi”. Attenzione, il barbuto giornalista di Repubblica, buongustaio d’impostazione solida, si spende e molto per gli spaghetti cacio e pepe “tra i migliori assaggiati negli ultimi 5 anni”.
Classici a parte buone anche le novità: spaghetti di patate al burro e alici, risotto con doppia coda, di rospo e alla vaccinara e tra i dolci la panna cotta stramazzata, più che un piatto un quadro gastronomico con polveri di arancia, pompelmo, verbena.
RISTORANTE DEGLI ANGELI, Madonna degli Angeli, Magliano Sabina (RI)
Si resta nei dintorni di Roma con la recensione che il giornalista Antonio Scuteri ha scritto per I Viaggi di Repubblica. Il successo del locale in una frazione di campagna a pochi chilometri dal casello di Magliano Sabina, congettura Scuteri, è dovuto alla “serena commistione di pubblici diversi, apparentemente distanti tra loro”.
Il menu d’impronta tradizionale con qualche velleità creativa propone antipasti come la “ricca insalata di porcini cotti con scaglie di parmigiano e tartufo nero, o il più raffinato tortino di Cavolfiori con alici del Cantabrico e panna acida”. Se le fettuccine di piccione deludono ci si può rifare con le pappardelle al cinghiale e bacche di ginepro, mentre il baccalà alla brace con rosmarino e pomodori è una sicurezza. Meno bene i dolci, la dolcezza del Profumo di castagne “è un po’ troppo monocorde”.
Per quattro portate si spendono circa 45 euro.
LES BRIGITTINES, Place de la Chappelle 5, Bruxelles
Dove trova il tempo Carlo Petrini, leggenda vivente cui dobbiamo sciocchezzuole tipo Slow Food, per scrivere le settimanali recensioni dei ristoranti che gli commissiona I Viaggi di Repubblica? Risposta possibile: ha parecchi gosth ghost writer. Rubrichisti ombra o meno, il ristorante suggerito interpreta la “nouvelle vague” che alla cucina belga a base di selvaggina, carne e qualche pesce abbina una robusta presenza della birra.
I piatti che si servono nelle due sale, “una con un grande camino che scalda l’atmosfera”, vanno dal “cavolo cotto, al bloempanch (una sorta di boudin locale), alla salsiccia secca e leggermente affumicata oltre alle bulots (lumache di mare)”.
Il ristorante ha un rapporto privilegiato con il birrificio Brasserie Cantillon, “che può essere considerato un monumento cittadino”, dove si producono con le stesse modalità di un tempo i lambic e le gueuze, birre acide di grande fascino.
[Crediti | Il Venerdì di Repubblica, Viaggi di Repubblica, ViviMilano, link: Dissapore, Scatti di Gusto]