Avete presente quando Alessandro Borghese, in uno dei suoi millemila programmi tv, fa quell’espressione da amicone a tutti i costi con quelli che non l’hanno mai visto? Ecco. A vedere la sua faccia in tv mi trasformo esattamente nelle persona che non voglio essere: livorosa, assetata di sangue e sputasentenze.
“Ha aperto un temporary restaurant a Milano“, mi dicono.
Non me lo voglio perdere: una serata mi basta e avanza per fomentare la mia irrazionale tendenza a trasformarmi in troll silenziosa (di quelli che borbottano duro, ma poi non esternano). E quindi prenoto per due, perché il gioco della critica ingiustificata è più divertente se condiviso.
All’ultimo, però, capita l’imprevisto e al tavolo del Ristorante Il lusso della semplicità (all’interno dell’Hotel Enterprise di Milano) sono sola. E da sola mi si abbassano di molto le velleità d’odio non giustificato: diciamo che divento più docile perché codarda.
E comunque, che non passi in sordina, il nome del ristorante (nonché della società di Borghese) è inascoltabile.
Funziona così: durante il giorno Borghese registra 5 puntate della sua nuova trasmissione (Kitchen Sound, in onda dal 20 luglio su Sky Uno HD e poi su Sky on demand), e la sera ai tavoli la gente mangia quello che ha cucinato per la tv. A rotazione 200 ricette (il menu cambia una volta alla settimana) e così non si butta via niente (che adesso è pure di moda).
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Sola e tapina al mio tavolo leggo il menu degustazione della serata: 5 portate con accompagnamento vini alla modica (?) cifra di 100 euro. Non gridate subito allo scandalo: calcolate che, finita la cena, avrete il vostro selfie con lo chef compreso nella cifra.
La sala si riempie in fretta: una trentina di coperti, che più variegati non si può. D’altra parte cosa volete che faccia seduta a tavola da sola? Guardo gli altri, ovviamente, visto che la fauna umana è largamente più interessante delle roselline nel centrotavola.
Ci sono delle ragazze, forse in cerca del selfie suddetto (pratica ormai consolidata), ma anche delle famiglie hipster con uno stuolo non trascurabile di bambini. C’è la coppia attempata e tirata a lustro per l’occasione, e poi ci sono lui e lei con discreta differenza d’età e pure di etnia. Insomma, ce li abbiamo tutti: mi chiedo se siano tutti spinti dalla curiosità, dall’essere fan oppure hater (perché non voglio pensare di essere la sola della tipologia, altrimenti mi sento cattiva).
Prima di dirvi cosa e come ho mangiato devo fare una considerazione.
Il nuovo programma di Borghese ha a che fare con la cucina, ma pure con la musica (da qui Kitchen Sound, che poi è sempre meglio del nome del ristorante). In ogni puntata la colonna sonora è la selezione di RDS, sponsor tecnico del programma, e poi c’è pure una ricetta rappata: me l’ha detto Borghese (ecco, ora sapete che ci ho parlato, mi sono autospoilerata).
Dopo questa serata ho capito che, se mangi da sola, inevitabilmente fai più attenzione ad altri dettagli. La musica, ad esempio, che a cena dovrebbe essere un sottofondo. Qui la top 100 di RDS ci mette il suo. Cosa può contenere una playlist con le 100 migliori canzoni di sempre se non delle ciofeche inascoltabili e dei capolavori che ti verrebbe voglia di saltare sul tavolo e sculettare?
Tutto molto pop, non c’è mica da fare i difficili qui, ma nel mio studio sociologico sulla “cena per uno” ho capito che i Guns n’ Roses mi rinfrancano nei momenti bui, forse perché ho stampata nella testa la frangia di Slash in fase schitarramento.
Oltre alla musica ti aiuta il vino, naturalmente. Perché se sei solo, in quei momenti tra un piatto e l’altro, quando hai già scrollato Facebook e guardato in giro, butti giù sorsino dopo sorsino. Non è sete, è un gesto incondizionato che porta al disfacimento.
Comunque, i piatti. Si inizia con un fish cake con salsa lemongrass e maionese di latte di baccalà mantecato. Lasciate stare il barocco del nome: è un bocconcino di pesce fritto, e più di tutto gradisco la maionese.
Si passa al tris di antipasti: Insalata di riso a’mmare (spuma di riso, alghe marine, lumachine di mare e cannolicchi), Brus-schietta (pane, fior di latte, vongole veraci, basilico e mentuccia), Sgombro 69° (sgombro marinato con salsa aioli e chili, e daikon arrosto).
Lo abbiamo capito: dare il nome alle cose non è il suo forte. Il fatto è che, comunque, non se ne salva uno e pare di giocare alle scatole cinesi: le alghe ammazzano le lumachine, la mentuccia ammazza il fior di latte, l’aioli ammazza il daikon. Io non mi ammazzo, io bevo.
“Vuole per caso assaggiare qualche piatto del menu per i bimbi?” (Ce ne sono talmente tanti, dopo Junior MasterChef, che hanno creato un menu apposta per loro). Come no?
Ecco l’involtino di carne con misticanza, cucunci e pangrattato al miele. Non male, se non fosse per la carne un po’ tenace, ma comunque un sapore non propriamente soft. I bambini devono essere un po’ cambiati, dai miei tempi: mangiano i fiori del cappero e io non me ne ero resa conto.
E’ il momento di “Fettuccina alla brace” AKA fettuccine con pomodorini bruciati, vaniglia, menta, pecorino e olio al carbone. Una sorta di sberlone in faccia: coraggioso, ma decisamente carico.
Insomma, non è che si senta tanto il bruciato, è che si sente tantissimo il pecorino (cosa che mi piace sempre, ma che poi pago con nottate di allucinazioni desertiche).
Buona, sì, molto salata ma “maschia”. Irrorare con vino a profusione.
Ci risiamo: “Rombo del pollo”. Dicesi rombo del pollo un rombo chiodato con pelle di pollo e chimichurri all’italiana. I piccoli grumi di pelle di pollo risultano di una sapidità quantomeno temeraria, e diciamo pure che il rombo diventa una sorta di contorno.
Ora ne sono certa: sarà una nottata da bottiglia a canna.
Sì, ma in tutto questo: Borghese quando arriva? Ho tracannato di tutto: bollicine, Gewurztraminer Hofstätter, persino un rosso che poi però ho dimenticato, e di lui ancora neanche l’ombra.
Il secondo piatto per bambini è una costoletta d’agnello su letto di patata schiacciate al profumo di agrumi di Amalfi.
Riconfermo il fatto che le papille dei piccoletti devono essersi ben evolute in questi anni, e pure che Borghese abbia una certa predilezione per piatti non proprio delicati, ma piuttosto decisi.
Il dessert si chiama “Mangialo bene” (sigh) ed è un biscuit al pistacchio, crema della nonna all’arancia e passion fruit. Fresco, graditissimo dopo tutta questa scazzottata di sapori forti un toccasana.
Il passito Pellegrino accompagna, e realizzo che la cordata di vini pop serviti stasera ricorda una selezione di madre Esselunga, ma non ho per nulla disdegnato.
Sono un po’ sbronza, ho ancora sete e sono piena. In questo tripudio di sensazioni tra i tavoli si palesa la star, che li gira uno per uno e non si sottrae a sorrisi e foto ricordo. Sto finendo il mio dolce, ho cucchiaio e bicchiere in mano e, non potendomi stringere la mano Borghese mi saluta con un gomito contro gomito.
La cena in solitaria col bicchiere sempre pieno mi porta ad essere più loquace di quanto pensassi. Gliele sparo tutte: “mi verranno 4 buchi di cellulite stasera” (io parlo del sale, ma lui interpreta come “ho mangiato tanto”), domande a raffica sulla trasmissione (il rapper che trova rime sulla ricetta della carbonara sarà da vedere), poi mi lancio in un “sembri più magro in tv” che mi autoimbarazza, maledetto passito!
Lui glissa “sono una fisarmonica, dipende dal periodo”. Sono stata cattiva?
Conclusioni: è più facile odiare immotivamente una persona che si vede solo in tv, e dopo questa serata mi sento decisamente più magnanima nei confronti di Alessandro Borghese.
Ho anche imparato che quelle ricettine un po’ insipide che lo vedevo snocciolare in video sono in realtà delle bombe di sapidità che esprimono un certo carattere vivace, nonchè un palato che non va per il sottile. Chissà quanto acqua beve al giorno.
E poi ho imparato anche che ci vorrebbe un vero copy per dare il giusto nome ai piatti.
Per chi se lo stesse chiedendo, la lunga passeggiata rinfrescante fino alla macchina ha giovato alla mia salvezza.
[Crediti | Link: Dissapore]