Il cibo di strada è morto. E subito risorto sotto forma di street food. Sdoganato e abusato fino all’inflazione, incipriato, leopardato, zebrato, muccato è diventato altro, uno status che non vediamo l’ora di esibire. E instagrammare.
Così scrivevamo due mesi fa, perché allora tornarci su?
Perché noi in fondo non siamo che hipster, consumatori di mode voraci compulsivamente aggiornati, mentre in Italia il boom è adesso, come dice non senza una punta di enfasi Repubblica, 35 milioni di appassionati si scambiano freneticamente informazioni tra blog, facebook e twitter. Panini, arancini, focacce, panzerotti e piadine escono dalla clandestinità dei baracchini per entrare nelle guide internazionali. E nei libri.
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Come Street Food all’italiana, di Clara e Gigi Padovani o Cibo di strada. Il meglio dello street food in Italia, di Luca Iaccarino.
Dal primo, un vero bengodi per gli appassionati del genere, abbiamo copia incollato questo dettagliato censimento dello street food all’italiana con il proposito di proclamare insieme a voi, cari lettori di Dissapore, qual è il più buono di tutti.
Così, almeno, ci divertiamo anche noi hipster.
NORD ITALIA
Valle d’Aosta: non si segnalano cibi di strada, nelle sagre sono diffuse la polenta con lardo di Arnad, la carbonada (carne salata) e le tegole di Aosta.
Piemonte: miasse, sottili di farina e mais, dolci o salate, cotte su piastra arroventata (Canavese), gòffre, torrone, hamburger di qualità da carni piemontesi in alternativa alle catene di fast food.
Lombardia: schiscèta da portare sul lavoro con un panino, mondeghili (nome che deriva dallo spagnoloa albondiga, polpetta), polpette confezionate con carne cotta di recupero.
Liguria: focaccia di Recco, farinata di ceci, torte salate, panissa genovese.
Trentino Alto Adige: wurstel con crauti e brezel, krapfen.
Friuli Venezia Giulia: nei buffet di Trieste si serve la porzina di maiale, nelle sagre il frico (piatto di formaggio fritto).
Veneto: ricca tradizione dei cichèti, con baccalà, sarde in saor e folpeti; fritole veneziane.
CENTRO ITALIA
Emilia Romagna: gnocco fritto, erbazzone, piadina, crescentina, borlengo, pesce fritto nel cono, pinzone di Ferrara (un pane condito).
Toscana: lampredtotto, cinque e cinque (torta), caciucco livornese, necci della Garfagnana, castagnaccio, sgabei, strisce di pasta di pane salata o zuccherata in superficie di Massa Carrara, donzelle (del Chianti), ciaccia fritta (Sansepolcro), brigidini (Lamporecchio), roventini di sangue di maiale con pecorino o zucchero.
Marche: olive scolane, crema fritta, crocette in porchetta, panino con le spuntature (budella di vitello cotte alla brace), cavallucci ripieni di fichi secchi e coperti di Alchermes e zucchero, crispelle, pastelle fritte ripiene di ricotta o acciuga, u’sangeli, sanguinaccio di maiale, ciauscolo, salame splamabile sul pane.
Umbria: panino con la porchetta, torta al testo (Perugia).
Lazio: pizza bianca con la mortazza; filetti di baccalà fritto; panino con la porchetta di Ariccia; supplì di riso; crocché di patate, grattachecca (granita).
Abruzzo e Molise: arrosticini di pecora e brodetto dei trabocchi.
SUD ITALIA
Campania: pizza al forno o fritta, brodo di polpo, o’ pere e o’ musso, mozzarella in carrozza, scagliozzi, crocché di patate, babà, sfogliatelle, zeppole, graffe (piccoli bomboloni fritti), frittate di pasta, taralli, ‘nzogn’ e pepe (sugna e pepe), apuglianghell’, pannocchia di mais lessata alla brace.
Puglia: panzerotti; rustici leccesi, bombette, torcineddi o gnummareddi dei “fornelli” (budella ripiene di animelle d’agnello), focaccia barese, panino con straccetti di cavallo al sugo, scagliozze, rettangoli di polenta fritta, allievi (neonata cruda), pupiddhri, pasticciotto di pasta frolla ripieno di crema pasticcera.
Calabria: grespelle, pitta, marzeddu, panino con le interiora di vitello e salsa piccante.
Sicilia: arancine o arancini, pane e panelle, pani ca’ meusa, sfincione, stigghiole, budella di ovini farcite con mollica di pane fritta, panino con le frittole, da scarti di macellazione del vitello, cazzilli, crocché di patate, rascadure, polpette fritte fatte con ritagli delle panelle e cipolla cruda, quarume, viscere di vitello bollite con aromi, cannolo, gelato con la brioche, pasta reale (pasta di mandorle).
Sardegna: per non esistendo cibi di strada, nelle feste religiose si arrostiscono muggini e salsiccia, e sono molti i dolci, come le pardule (per la Pasqua, con ricotta) e le sebadas, che erano un piatto unico, inoltre a Cagliari è diffusa la pizzetta sfoglia.
Allora, in una parola sola: qual è lo street food all’italiana preferito dal lettore di Dissapore?
[Crediti | Link: Dissapore, Repubblica. Immagini: Flickr/Giuseppe Romano, Flickr/Liguria Turismo, Flickr/Totto’s, Flickr/Emily]