L’Unione Europea ha deciso che l’Italia deve uniformarsi allo scempio degli altri Paesi: anche noi dobbiamo consentire la produzione di formaggi con polvere di latte. Ripeto: con polvere di latte. I proponenti della Ue ci hanno diffidati, vogliono imporre i formaggi fatti non nel modo in cui li facciamo adesso, come già il cioccolato senza cacao o il vino senza uva.
Perché fanno così questi benedetti proponenti?
Perché una volta tanto l’Italia si è dotata di una legge rigida che obbliga a fare tutti i formaggi con il latte vero, vietato ogni tipo di succedaneo. Questo a tutela degli oltre 450 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni, oltre a quelli a denominazione che sono più di 40. Una legge che nel 2014 ci ha permesso di esportare 331 mila tonnellate di formaggio per un valore di 2,2 miliardi di euro, in crescita del 4,8% rispetto al 2013. Mentre nei primi tre mesi del 2015 si parla già di aumenti del 9.3 per cento.
Ora, proponenti, guardiamoci negli occhi noi e voi: “dite, vi sembriamo scemi?”. Di sicuro non vi assestiamo un pestone sul cranio, ma pensare che la vostra infame richiesta (“fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito nella fabbricazione dei prodotti lattiero-caseari“) non provochi forti mal di pancia nella terra dei formaggi, consentite, è una pia illusione. [related_posts]
Rassicurarci è inutile. Promettete zero succedanei per i formaggi tutelati, le varie DOC, DOP e IGP (vedi Grana Padano, Montasio o Parmigiano), ma non tutta la nostra produzione lattiero casearia è tutelata dalle denominazioni, e noi non vogliamo succedanei nella mozzarella, per esempio, di cui andiamo fierissimi anche senza tutele.
Affibbiateci pure una bella procedura d’infrazione, cari proponenti della Commissione Europea; noi continueremo a dire no, al latte in polvere nei nostri formaggi.
E se le parole non bastano lasciamo parlare le immagini. Ci credete Tafazzi al punto da voler mettere polverine in queste 20 meraviglie?
P.S E se il ministro dell’Agricoltura Martina cede è la volta che cade il governo.
1. SARDEGNA – CASIZZOLU
2. SICILIA – VASTEDDA
3. CALABRIA – CACIOCAVALLO DI CIMINA’
4. BASILICATA – PECORINO DI FILIANO
5. PUGLIA – CANESTRATO
6. CAMPANIA – CONCIATO ROMANO
7. MOLISE – BURRINO
8. ABRUZZO – CACIOCAVALLO
9. LAZIO – CACIOFIORE
10. UMBRIA (E ROMAGNA) – RAVIGGIOLO
11. MARCHE – CASCIOTTA D’URBINO
12. TOSCANA – PECORINO TOSCANO
13. EMILIA ROMAGNA – SQUACQUERONE
14. LIGURIA – TOMA DELLA BRIGNASCA
15. LOMBARDIA – BITTO
16. VENETO – MORLACCO
17. FRIULI VENEZIA GIULIA – MONTASIO
18. TRENTINO ALTO ADIGE – PUZZONE DI MOENA
19. PIEMONTE – ROBIOLA DI ROCCAVERANO
20. VALLE D’AOSTA – FONTINA
[Crediti | Link: Dissapore, Corriere.it | Immagini: Immagini: Flickr/Dohlongma, Flickr/Fiona Beckett, Flickr/Brian Vanaski, Flickr/Provincia di Treviso, Flickr/Vampiro nella vigna, Taccuini Storici, Flickr/Gosbeak_1, Flickr/hiroko kasagi, Facebook, Flickr/SbsRadio, Flickr/Tcalo, Flickr/Comune di Pignataro, Flickr/Valore Natura, Flickr/Basilicata Turistica, Flickr/Elisa, Etnografia]