#savethegenziana, la campagna su Twitter per salvare la genziana, liquore alcolico dal sapore intenso e proprietà digestive sequestrato dai Nas alle suore zelatrici di San Gregorio, nei pressi dell’Aquila, ci ha ricordato che dal XV al XIX secolo, prima che spuntassero le pasticcerie moderne, nei monasteri nascevano dolci meravigliosi, e pure salumi, formaggi, vini e liquori. Per non parlare di monaci e birra.
Ma sapete quali sono oggi i prodotti migliori della cucina monastica italiana con una paio di puntate fuori confine? E soprattutto, sapevate che si possono comprare anche online?
1. Vino naturale delle Suore Trappiste di Vitorchiano.
Il Coenobium Ruscum è un vino bianco composto da 45% di Trebbiano, 35 % di Malvasia e Verdicchio. Moderno, anzi, modernissimo, per produrlo in 15.000 bottiglie nel monastero di Vitorchiano, in provincia di Viterbo, le suore trappiste seguono i precetti della viticoltura naturale, in particolare dell’esperto Giampero Bea, presidente del Consorzio Vini Veri. Per inciso, dal monastero esce anche un gagliardo rosso.
2. Eucalittino dei Monaci Trappisti di Frattocchie.
L’operosità, specie nei campi, è una prerogativa dei monaci cistercensi. Quelli di Frattocchie, vicino Roma, a parte le cioccolate extra, cacao minimo 48%, sono specializzati nella produzione di liquori digestivi, in particolare l’Eucalittino, ottenuto tramite macerazione di foglie di Eucalyptus, disponibile in più formati.
3. Olio delle Carmelitane Scalze di Monte Carmelo.
Siamo in Liguria, a Savona, dove anche i monaci rispettano la tradizione della produzione di olio d’oliva. Nel dettaglio, i carmelitani producono un raffinato extra vergine di oliva taggiasca, vanto regionale, con cui si fanno anche saponi e altri cosmetici.
4. Dolci conventuali del Trapanese.
La tradizione della pasticceria monacale è stata raccolta dai laboratori della cittadina medievale di Erice. A Erice, panoramica cittadina medievale nel Trapanese, i conventi sono stati chiusi nel 1964. Ma le ricette centenarie delle monache sono ancora ehm, religiosamente seguite per preparare dolci di riposto, bauletti gassati e decorati con conserva di cedro. Di origine conventuale anche bocconcini di mandorla, amaretti, frutti di Martorana, quaresimali e mustazzoli.
5. Dolci conventuali in Andalucía.
La settimana santa è un periodo fantastico per visitare l’Andalucía. E’ il periodo in cui l’infaticabile lavoro delle suore spagnole dà i risultati migliori risultati. Esempi quanti ne volete: yemas, a base di uova e zucchero del Monastero di Santa Teresa de Jesús ad Avila, yemas anche a San Leandro, Siviglia, poi i dolci della Concepción, del Convento di Santa Chiara ad Alcázar de San Juan.
6. Confetture della Comunità di Vallechiara.
Dal lavoro di monache e monaci di Vallechiara nei terreni circostanti il monastero, dove si seguono i dettami più rigorosi dell’agricoltura biologica, arrivano frutta e ortaggi che trasformati diventano squisite marmellate, confetture e condimenti. Molto apprezzate anche le ricette degli antichi rimedi di erboristeria.
7. Lagrein Muri – Gries.
Non era ancora il 1500 quando la cappella del convento venne trasformata in cantina. Con l’arrivo dei padri Benedettini di Muri nel 1845, per il monastero si apre un nuovo capitolo nella storia viticola, che oggi ne fa una delle cantine più apprezzate nella produzione di Lagrein, il vitigno autoctono dell’Alto Adige.
Formaggi dell’Abbazia di Schlierbach.
Può un monastero diventare il primo riferimento per la produzione di formaggi fresco a crosta rossa in un paese come l’Austria, in assoluto tra i più vocati in questo genere di produzione? E’ quanto accaduto all’Abbazia di Schlierbach, dove al turismo religioso si uniscono gli appassionati di formaggio in pellegrinaggio costante per assaggi, degustazioni in una sala apposita, e esposizioni di rarità casearie.
9. Birra Cascinazza di Buccinasco (Mi).
Le birre monastiche, da non confondere con quelle d’abbazia oggi prodotte da birrifici di minore sacralità, diciamo così, nascono con lo scopo di dare conforto ai pellegrini che arrivavano nei monastero. L’Italia non è paese di birre trappiste, ma questa della Comunità dei Santissimi Pietro e Paolo di Buccinasco è senz’altro un’alternativa valida. Per la precisione tre: Blonde, Amber e Bruin.
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10. Miele del Monastero di Siloe.
Che il miele cambia sapore a seconda di quando viene prodotto forse lo sapevate, altrimenti ce lo dicono i monaci del Monastero di Siloe, a Poggi del Sasso (Grosseto), che nelle etichette delle eleganti confezioni che vanno dal più comune millefiori alle specialità, vedi il miele al peperoncino, scrivono se la smielatura avviene in autunno o in primavera. Olio, condimenti, confetture, peperoncino completano l’offerta della laboriosa comunità, fondata nel 1987.
[Crediti | Link: Dissapore. Immagine di copertina: Daniele Muscetta. Altre immagini: Vinondo, Sicilyland]