Gli smanettoni che ancora non avessero trovato il modo di conciliare l’amore per la buona tavola al loro spirito nerd sono caldamente invitati a provare una o alcune di queste applicazioni. Specie ora che Natale (sperabilmente) ha portato con sé un nuovo gadget. Non per fare sempre i bastian contrari, ma si raccomanda l’uso parsimonioso: quelli che sono gioiellini di inventiva tecnologica se presi cum grano salis, diventano ossessioni compulsive se ci si lascia prendere troppo la mano.
Dissapore vi suggerisce dunque il meglio delle app del 2012. Quelle che ti fanno tollerare che la pietanza si raffreddi mentre inclini lo smartphone per cercare la giusta inquadratura. Quelle che se non chatti mentre sfumi il risotto col vino non sei abbastanza figo. Quelle che “Instagram va bene anche se è un po’ troppo cheap comunque sì non se ne può fare a meno oramai”. In coda aggiungete, prego, le vostre preferite.
Le basi della cucina italiana (3,59 €).
Foto testo e audio per illustrare passo dopo passo 80 ricette, quelle della tradizione, dedicate – leggiamo con stupore su iTunes – “a chi non ha mai preso una pentola in mano e a chi, invece, cucina ogni giorno”. Anche solo per verificare la validità di questo geniale stratagemma, vale la pena dare al Gruppo 24 Ore questi 3 euro e qualcosa.
Evernote food 2.0 (gratis).
Cosa ho mangiato dove e con chi. La più social delle social app in fatto di cibo sbarca nel web 2.0, e se già era il punto di raccordo fra un diario collettivo, un appunto di viaggio e un vissutissimo ricettario di famiglia, oggi diventa anche un itinerario a ritroso fra tutti i pasti vissuti, soli o in compagnia, in tempi e luoghi determinati. Una mappa spaziotemporale delle nostre trascorse (in)digestioni.
Ricettario fotografico (3,59 €).
Praticamente, la badante delle applicazioni che ti insegnano a cucinare. Perché, nel caso non ti bastasse avere a disposizione 700 immagini di qualità, l’elenco visivo e scritto degli ingredienti e la descrizione di ogni singolo spicchio di scalogno da soffriggere, Il R.F. ti manda pure un’email riepilogativa delle fasi di preparazione del manicaretto prescelto.
Osterie d’Italia (7,99 €).
Quelle dove mangiare rigorosamente vegetariano, quelle pet-friendly dove vi fanno entrare anche l’alano, e poi un centinaio di ricette di piatti tipici, segnalazioni di locande e relative mappe, tutto selezionato da Slow Food. Ma la qualità ha un prezzo, pare.
Dormire e mangiare Touring Club (10,99 €).
Il Touring Club smette la sua veste un po’ stantia da Gran Tour e fa anche lui la sua app. Certo, venduta un tantino a peso d’oro, come ogni suppellettile d’elite che si rispetti, ma una volta installata ci sciorinerà in tempo reale una mappa di luoghi dove dormire (oltre 7mila) e mangiare (quasi 3mila) nelle vicinanze.
Time Out London e New York (gratis).
La variante un po’ più schiscia e pop della guida gastronomica (e non solo) in formato app. Nel senso che non siamo tutti da Touring. Tanto per cominciare nel portafoglio. Questa è gratis, ma non rinuncia a un allure comunque un po’ di nicchia: il pub esclusivo, il vicolo giusto, l’evento food… Mica è vero che “stiloso” non si sposa con “anticrisi”.
Instagram (gratis).
Nel 2012 è stato ufficialmente coniato il verbo instagrammare. E i Maya ci hanno comunque risparmiati. La prima frase che si legge su iTunes suona come un guaito imbonitorio, vannamarchiano: “100 milioni di utenti adorano Instagram!”. Però non avere proprio idea di cosa sia questa follia collettiva ci renderebbe veramente troppo eretici. E pure troppo antipatici, suvvia.
Piccole ricette (gratis).
“NON troverete ricette famose scritte da cuochi a 5 stelle” avverte Valentina Picco, cuciniera e ideatrice delle ricette e della relativa app. Valentina si presenta come una specie di gianburrasca della pasta madre, una che fa di testa sua ma alla fine apprezza le tradizioni, ama farle proprie e proporle ai suoi affiliati.
Nigella quick collection for iPad (in inglese, 4,99 £).
Nigellona for President. Per averla sempre sott’occhio nelle sue movenze da domestic goddess, per sapere in tempo reale come preparare una cheese cake a regola d’arte, consolandosi di non poter avere direttamente lei, la giunonica (ex giunonica) e vorace (ex vorace) inglesina nella nostra cucina.
Chefs Feed (in inglese, gratis).
Una specie di trionfo dell’autoreferenzialità, sì. Ma anche forse l’unico modo per tutelarsi dai trappoloni di chi recensisce un tanto al chilo o, peggio, sulla base di un presunto do ut des (Ogni riferimento eccetera eccetera). 600 chef che prendono il posto dei critici e consigliano ristoranti, con tanto di rating dei singoli piatti.
[Crediti | Immagine di copertina: Telegraph]