Mangi il pollo precotto pagato 7 € al supermercato. Addenti la coscia. L’osso ti resta in mano, il muscolo tra i denti. Per reazione il pensiero compone parole minacciose come ormoni, antibiotici, maltrattamenti [continua…]
Quante verità sappiamo noi italiani sul pollo? Pochine, a giudicare dai risultati di un sondaggio Doxa per UnaItalia, un’associazione di filiera della carni avicole.
Vi riproponiamo le domande: i patti sono che prima di leggere le risposte provate a replicare da soli. Più indovinate più vi allontanate dallo status di pollo. Tutto chiaro?
1. I polli vengono allevati in batteria?
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La maggior parte degli italiani pensa di sì, probabilmente per le molte campagne animaliste che condannano la crudeltà dell’allevamento nelle batterie (gabbie) e il debeccaggio.
Ma i polli non sono allevati in batteria da almeno 50 anni.
Se il pollo venisse allevato nelle batterie non si muoverebbe. Starebbe sempre accovacciato e poggiando sempre per terra il petto, che ha dimensioni esagerate, s’infiammerebbe rendendo la carne viola e impossibile da vendere. Una bella perdita per gli allevatori.
Quelle che invece crescono nelle batterie sono le galline, certo, polli pure loro (Gallus gallus) ma comunemente intese come femmine deputate a fare le uova. Le galline si possono allevare in tre modi: a terra, all’aperto o in batteria. Metodo quest’ultimo che molti allevatori adottano per ridurre al minimo il rischio di contaminazioni tra il guscio dell’uovo e le deiezioni della gallina.
2. Ai polli si danno gli ormoni?
Gli ormoni sono vietati, prima dalle autorità sanitarie italiane che effettuano ogni anno migliaia di controlli a campione, poi da una legge europea. Se oggi i polli sono più grandi rispetto a 30 anni fa è per motivi diversi. E’ migliorata l’alimentazione, come abbiamo visto non esiste più l’allevamento in batteria e il controllo delle malattie negli animali è aumentata.
3. Ai polli si danno gli antibiotici?
Siccome i batteri, compresi quelli responsabili delle malattie umane, sono sempre più resistenti ai medicinali, nei 3000 allevamenti avicoli italiani si ricorre alla terapia antibiotica. Ma solo se strettamente necessario, cioè quando i polli sono malati. In questo caso è obbligatorio rispettare il cosiddetto “tempo di sospensione”, cioè il tempo necessario agli animali per smaltire il farmaco. Infine la cottura elimina i rischi legati alla presenza di batteri.
4. Il pollo va lavato prima di cucinarlo?
La pelle dei polli è piena di batteri pericolosi tipo Salmonella o Campylobacter che, come detto, vengono uccisi dalla cottura. Lavare il pollo prima di cucinarlo espone invece a dei rischi potenziali: i batteri potrebbero scivolare nel lavabo, venire a contatto con altri alimenti in attesa di essere lavati, per esempio l’insalata che poi mangiamo cruda… Meglio evitare, per farla breve.
5. Da dove viene il pollo che si trova al supermercato?
Sembrerà strano ma è vero Made in Italy, nel senso che viene dall’Italia. Il 99% dei nostri polli è nato, allevato e cresciuto in Italia perché importarlo non è economicamente vantaggioso. Non sarebbe vantaggioso neache importare il latte, ma ci sono (o comunque c’erano fino a poco fa) le Quote Latte e questo è un altro discorso. Non esistono invece le Quote Pollo, di conseguenza agli avicoltori conviene allevare i polli in Italia.
Allora, a quante domande avete risposto esattamente?
PS: Volete sapere perché nei polli precotti pagati 7 € al supermercato l’osso resta in mano e il muscolo tra i denti?Perché sono giovanissimi, avranno sì e no 45 giorni. Il muscolo non ha avuto il tempo necessario per aderire all’osso come invece avviene nei galletti, cioè i maschi delle galline ovaiole, che crescendo più lentamente vengono macellati quando hanno qualche mese di vita. Costano di più, ma se volete mangiare una coscia come si deve, quei polli dovete evitarli.
Non fate i polli.