La pizza ci ossessiona. E’ pacifico. Alla fine ne avrò ingerito svariate tonnellate e faccio parte degli ossessionati, quindi stizzirsi della sua centralità giornalistica è inopportuno. Però se ne parla troppo e spesso a vanvera. Ad esempio, il nutrizionista scozzese Mike Lean non potrebbe autoestromettersi dal sistema solare invece che inventare matematicamente la pizza perfetta? Pare di no.
Ecco allora che il mondo merita di subire anche il suo contributo e quello del compare imprenditore Donnie Maclean. I due hanno unito la loro infinita sapienza in una società per porre fine alla cattiva alimentazione e propinarci una pizza surgelata che sostituisce il sale con le alghe, aggiunge magnesio, potassio e un bel misto di peperone rosso e pomodoro per aumentare la vitamina C (strano che non abbiano pensato di mettere il cebion al posto del lievito).
Così l’amata pizza – liberata dagli eccessivi grassi saturi e dai sali in abbondanza – può finalmente definirsi un’alternativa sana al pranzo o alla cena. Probabilmente ora sarà piacevole come un clistere, ma per questo c’è il marketing. E il gusto scozzese.
Lo sappiamo, la “pizza perfetta” è una di quelle formule ridondanti e sputtanate, ma è un evergreen. Dalle nostre parti abbiamo aperto anche un campionato per scoprire chi la fa meglio in Italia. Anche su Sale & Pepe di luglio capita di imbattersi nell’ennesima guida alla pizza fai da te. Tutti ne conoscono la loro versione (googolate “pizza perfetta” e preparatevi a un’offensiva senza parti di video, articoli, assurdità e ricette a profusione) e tutti aspirano a mangiarne una che ridefinisca i canoni di qualità. Pochi fortunatamente si mettono in testa di costruirne una “scientifica” a tavolino, però.
Ma poi anche sull’aspetto nutrizionale, se i due geni avessero la lucidità e la pazienza di dare costrutto alle loro ipotesi, le pulci le farebbero alla vera pizza, non ai coacervi di grassi del reparto surgelati. E le alghe finirebbero per darsele inesorabilmente in faccia. Scoprirebbero che una buona pizza romana è fatta con un impasto che ha una percentuale d’acqua tra il 40 e il 50%, ha la base croccante e condimenti freschi, decisamente leggeri.
La pizza napoletana se rispetta la tradizione è talmente ben lievitata che non uccide l’apparato digerente come alcuni continuano a pensare. Certo, la farina 00 è un carboidrato complesso, ma oggi la pizza si fa spesso con mix di farine molto più digeribili e leggere. Insomma, è chiaro che le due aquile non sanno di cosa parlano.
Per i più curiosi i risultati di questo bell’esperimento sono comunque apparsi sul sito della BBC come corollario delle rivoluzionarie scoperte dei due (cose tipo che i pasti pronti sono poco salubri, la pizza contiene il 30% del fabbisogno nutrizionale giornaliero ed è – udite udite – molto mangiata) per finire anche sul sito de La Stampa, dove il resoconto di fredda cronaca si chiude con “le “nuove” pizze saranno distribuiti al supermercato in forma surgelata. Bisogna però assaggiarle per vedere che oltre a essere bilanciate siano anche buone”.
Ecco io direi che potremmo evitare tranquillamente di assaggiarle. Rivalutiamo razzismo e italocentrismo alimentare – almeno sulla pizza – e lasciamo proprio perdere. Oppure provatela voi e poi mi dite eh.
[Crediti | Link: Eat Balanced, Dissapore, BBC, La Stampa. Immagini: BBC]