Slow Food la predica da circa trent’anni con fare paterno e nell’ultimo lustro, vuoi per la moda del biologico & biodinamico & bio-fatevobis, vuoi per un’industria agricola sempre più insostenibile, il sostantivo è sgattaiolato via dal gergo dei gastrofighetti e si è espanso, sviluppando un’aura al limite del sacrale: la Stagionalità.
Parola che si applica di norma a frutta e verdura ma di rado associata al pesce e ai suoi rigorosi cicli annuali in termini di pesca, acquisto e consumo. Un aspetto di cui molti non hanno mai sentito parlare avendo a disposizione tutto l’anno branzini, orate, trote, salmoni, cozze e merluzzi da gennaio a dicembre senza sosta e spesso provenienti da acquacoltura intensiva.
D’altronde l’acquisto del pesce, senza un fido pescivendolo-quasi-biologo-marino che conosca a menadito il mercato e gli articoli venduti, non sempre è così cristallino e immacolato e destreggiarsi non è semplice.
Partiamo dalle indicazioni dell’etichetta che troviamo in supermercati e pescherie ed esposta per obbligo di legge sul pesce venduto al dettaglio.
La sola provenienza non permette una completa tracciabilità della filiera. Ad esempio, un pesce dell’Atlantico o dei mari tropicali esattamente da quale paese proviene? Il pesce “del Mediterraneo” arriva realmente da lì o ha aggirato la filiera? E anche di quello italiano conosciamo l’esatta origine? Viene dall’Adriatico o dal Tirreno?
E ancora, quando acquistiamo pesce d’importazione stiamo considerando l’impatto ambientale dovuto alle emissioni di CO2 necessarie per il trasporto? Tante domande a cui noi consumatori non sapremmo rispondere con assoluta certezza e, a volte, neanche chi ce lo vende.
Come se non bastasse, tanti grattacapi sorgono sul tipo di pesca. Sono stati impiegati metodi artigianali ecosostenibili o la pesca a strascico, devastante per i fondali e che causa superflue e numerose prede accessorie?
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E vogliamo parlare del pesce allevato? Qui molti perdono di vista l’analogia con gli allevamenti intensivi per la produzione di carne: non mancano epidemie tra pesci stipati fino a 50.000 esemplari in una sola vasca (con un ingente uso di antibiotici e antiparassitari) così come le fughe di esemplari che sono il risultato di un’attenta selezione genetica e che rischiano di alterare l’ecosistema una volta in acque libere.
Inoltre, l’acquacoltura aumenta la pressione su molte specie ittiche selvatiche più piccole e meno pregiate impiegate per la produzione di olio e farina di pesce necessari per nutrire gli stock allevati e si parla di milioni di tonnellate complessive se, per esempio, per produrre 1 kg di salmone ce ne vogliono 5 di farina.
A proposito di pressione eccessiva, le grandi star del mercato ittico sono sempre più in difficoltà e accanto ai celebri tonno rosso e pinna gialla, gambero tropicale e pesce spada tra le specie a rischio di estinzione va ascritto anche il merluzzo, nella doppia variante baccalà-stoccafisso.
Quindi, cari pescivori, come uscire fuori da questa fitta selva di dubbi all’atto dell’acquisto?
Nonostante le certificazioni su sostenibilità e sovrasfruttamento siano un buon punto di partenza ma pur sempre nebulose – e non di rado Friend Of The Sea e Marine Stewardship Council sono stati oggetti di feroci critiche e costretti a rivedere alcuni parametri – uno dei criteri fondamentali è la conoscenza del calendario ittico.
Sì, di nuovo quella parola che ci abbraccia in un caldo dolby surround: la stagionalità, bussola indispensabile che ha come criteri il ciclo riproduttivo e la dimensione dell’animale nonché i periodi di migrazione dei banchi.
Prediligere il pescato di stagione non è la panacea di tutti i mali ma così facendo si permette il ripopolamento delle specie pescate e la distribuzione della pressione sui diversi stock, magari preferendo sgombro e aguglia a tonno e spada. E teniamo sempre a mente che l’etica e la consapevolezza applicate agli acquisti quotidiani determina l’andamento del mercato e decreta il successo di un prodotto piuttosto che un altro.
E allora, cosa acquistare e in quali periodi dell’anno? Partiamo dall’autunno ormai alle porte e le altre tre stagioni a seguire:
AUTUNNO:
tonno alalunga, spigola, triglia, rombo chiodato, gallinella, lampuga, salmone, moscardino, cannolicchio, ombrina, rombo e rombo chiodato, occhiata, mormora, cefalo, sgombro
INVERNO:
alici, calamaretto, rombo, sardina, scorfano, seppia, ricciola, sarago, cefalo, cernia, dentice, nasello, pannocchia, pesce San Pietro, polpo, sgombro, sogliola, nasello, moscardino, vongola verace, capasanta, rana pescatrice, lampuga, spigola, triglia, riccio (da febbraio), scorfano, mazzancolla, ombrina, tonno rosso, vongola verace
PRIMAVERA:
gamberetto rosa, mazzancolla, alici, gallinella, sarago, orata, spigola, palamita, sgombro, cicala di mare, acciuga, granchio, pesce San Pietro, razza, rombo, nasello, riccio, scorfano, cozze
ESTATE:
sugarello, sardina, alice, orata, salmone, sogliola, sarago, ricciola, gallinella, aguglia, calamaro, cepola, dentice, gamberetti rosa, granchio, mazzancolla, cozze, scampo, totano, tonno alalunga, rana pescatrice, lampuga.
[Crediti | Link: Dissapore]