Il mio appartamento è a pochi passi da Gare du Nord, la stazione meno blasonata di Parigi. Il palazzo, che langue di una signorilità decadente, ha una lunga e rumorosa scala a chiocciola tappezzata di moquette color rubino. E’ la sporcizia sotto il tappeto della capitale francese, il mio quartiere, lontano dai nasi all’insù di certe ragazze che si vedono levitare a dodici centimetri dal suolo per le strade del centro.
Ci sono i clochard di colore con gli occhi neri come il vuoto, le signore velate che ti sorridono e ragazzoni che fanno freestyle in metro con i tank in acrilico e berretti girati al contrario. Se solo fossi riuscita a cogliere il significato di una singola sillaba. Eppure era bello stare lì ad ascoltare.
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Mi sveglio tardi, reduce da un concerto industrial abbastanza selvaggio, il secondo nella stessa settimana. Faccio una doccia, imbraccio le macchine fotografiche e via alla disperata ricerca di cibo.
E’ troppo tardi per fare colazione, ma leggo che in città c’è un posto speciale che nei weekend serve della viennoiserie da urlo anche a ora di pranzo. Si chiama brunch, mi dicono.
La Bonci de Pariggi
La Boulangerie di Véronique Mauclerc si trova in quartiere piuttosto anonimo e dubito fermamente si sposterà mai da lì. Il motivo? Un forno a legna tanto antico quanto ingombrante. In un altro habitat morirebbe, forse.
Sebbene sia stata più volte riconosciuta come migliore boulangerie della città, specchiandomi nella vetrina non riesco a scorgere nemmeno un marsupio o un sandalo color sabbia. All’interno del locale , piuttosto raccolto ed in stile liberty, si parla solo francese.
Per fortuna croissant non è poi così difficile da pronunciare.
Ne ordino uno, “au beurre” come recitano le scritture, insieme ad una chiocciola ai fichi e pistacchio ed una tazza di tè.
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Mi fanno accomodare in una saletta piccolissima, da lì si intravedevano i ciuffi scomposti di Véronique (la signora con la teglia sulla spalla) impegnata a sfornare chissà quali meraviglie.
Una delle poche donne in città a fare questo mestiere lei, può vantare di aver partecipato sia al MOF che a “La Coupe du Monde de la patisserie” di Lione e di utilizzare solo farine ed ingredienti provenienti da agricoltura biologica.
Il sapore di quel croissant non somigliava a nulla che avessi mai assaggiato prima di allora. Una crosticina dorata e croccante con un profumo ed un retrogusto spiccato di caramello ed il colpo di coda del burro leggermente salato.
Buona anche la chiocciola ai fichi, ma il croissant da solo vale il viaggio.
Prima di andare via faccio il carico di baguette, “fabriqué artisanalement selon le méthode LEMAIRE”.
Distanti spazi siderali dai bastoni decongelati fabbricati in serie negli ipermercati di casa nostra, belle croccanti all’esterno e con una mollica di sostanza.
Veronique Mauclerc
83 Rue de Crimée
Paris 19
dal martedì al venerdì 9:00-14:00/ 15:30-20:00
sabato e domenica 8:00-20:00
Marco Polo ci spiccia casa
Su consiglio di Lucie, la mia host (proprietaria dei graziosi piattini di sotto) nonché organizzatrice di eventi culinari presso Petit Comité, mi dirigo nel quartiere “giapponese”, destinazione Epices Roellinger, la boutique di spezie più fornita della città.
Quando ho visto la teca illuminata e tutte quelle ampolline di vaniglia ho avuto un sussulto, per una vanilla addicted come me è stato un gran bel colpo.
Sapete, io mi cospargo di vaniglia appena posso.
Una volta in ascensore:
“Ma cos’é questo profumo di pastiera?”
“Signora, sono io..”
Ma torniamo a noi.
Quindici tipologie differenti di bacche con tanto di campane pronte per essere sniffate. Chiudetemi qui dentro con Ibrahimovic, vi prego.
Mentre sbircio tra gli scaffali, annusando polveri come una junkie, la signora Sandrine non solo non mi insulta ma mi offre anche delle galette au beurre molto buone.
A rue Sainte-Anne si possono comprare tutte le spezie conosciute dal genere umano, dal pepe nero del Vietnam (105,00 euro al kg) al mix per preparare il grog dei Caraibi.
Epices Roellinger Paris
Sandrine Donvale
51 bis, rue Sante-Anne- 75002 Paris
Tel: +33(0)142604688
Aperto dalle 10:00 alle 19:00
chiuso la domenica ed il lunedì
Outing
Sono belli, ruffianamente colorati e vi hanno fregati tutti. I macaron, queste conchigliette melense ripiene di ogni ben di dio. Tra gli ingredienti, rigorosamente dopo lo zucchero a velo, una dose generosa di hype con un involucro ed un prezzo di tutto rispetto.
Io ho finalmente assaggiato anche quelli del sommo, immenso e inarrivabile Pierre Hermé, e no, non mi son piaciuti. Troppo dolci, troppo pastosi, troppo tutto. E non è il pasticcere il problema, ci mancherebbe. E’ che quando guardo uno di questi cosi penso solo all’incredibile spreco di preziosa cremina.
Varco un po’ intimorita la soglia della boutique di rue de Vaugirard, dentro di me c’è una bambina che saltella e ride.
Dietro al bancone delle meraviglie, invece, delle signorine (gnocchissime) in tailleur e chignon. C’è la bionda, la mora, l’asiatica, la caraibica.
Prendo un assortimento dei famigerati pasticcini più gli agognati mignon. Sono qui per questo, io.
Assaggiare la Tarte aux Fraises con il mascarpone e la sfoglia caramellata, la Desiré con sablée bretone, composta di fragola e banana, limone e fragoline di bosco, la Plenitude, un macaron al cioccolato accompagnato da mousse e ganache fondenti, fior di sale e caramello croccante e la famosa ed iconica Ispahan, con crema di rosa, lamponi interi e litchi. State salivando, nevvero?
Caro Pierre, non so se tu sia effettivamente il numero uno, dovrei assaggiare i dolci di tutti gli altri pâtissier (kickstarter?), ma ti garantisco di non aver mai provato nulla di così buono.
Nella lista delle cose da assaggiare metteteci anche i croissant ripieni di crema di mandorle alla rosa, lamponi e composta di litchi, glassati con acqua di rose tempestata di lamponi disidratati.
Inarrivabili.
Pierre Hermé (una delle 14 sedi)
185, rue de Vaugirard
75015 Paris
Per i pigri c’è anche lo shop on-line
Sobanizzarsi a Paris
Salgo in metro con una bella busta traforata siglata PH che cozza terribilmente con la giacchetta di pelle sdrucita ed il mio look boho. La gente mi osserva perplessa.
L’editor di Dissapore Andrea (Soban), che di certe cose ne capisce, mi ha consigliato di prendere qualcosa al famoso “Le Camion qui fume”, ed io ci sono andata. Niente soupe à l’oignon o coq au vin per me, quindi.
In Francia i food truck ganzi ce li hanno già dal 2011.
Nato dal guizzo di Kristin Frederick, californiana impantata a Paris e diplomata presso L’École Supérieure de Cuisine Française Ferrandi, questo simpatico camion azzurro e rosso che pare quasi un Transformer ( tre in tutta Parigi) serve hamburger e patatine fritte dalle 11:00 alle 14:00 e dalle 19:00 alle 22:00 in diversi punti della città.
Basta aggiornarsi via web o twitter e appuntarsi l’indirizzo, il menù prevede sette tipi di hamburger differenti accompagnati da patate fritte o insalata.
I prezzi sono onesti (10,50 euro per il menù completo e 8,50 per il solo burger) e le porzioni, beh, le vedete in foto.
Tra gli avventori possiamo contare individui singolari, quel genere di personaggi che prenderei volentieri a legnate nei denti.
Atala arruginita che monta rigorosamente sella italiana, barba da profeta, tatuaggi old school sparsi, brutta gente insomma.
Il panino, invece, è bello e buono:
Barbecue (Boeuf Haché Maison, Cheddar, Bacon, Beignet d’Oignon, Sauce Barbecue) e Bleu (Boeuf Haché Maison, Fourme d’Ambert, Oignons Caramélisé, Sauce au Porto) quelli che ho scelto io.
I ragazzi del truck parlano un ottimo inglese, cosa alquanto rara in città.
Spin off di una marmellata
Ce l’ho, la stringo tra le mani: la confettura di Christine Ferber di albicocche e vaniglia.
Ne abbiamo parlato tanto qui, su Dissapore, il momento della verità si avvicina.
Cominciamo con i numeri. Questa confettura costa una tombola, 10,50 euro per 220 miserrimi grammi di prodotto.
Cento grammi della suddetta contengono 55gr di zucchero, da qui il sapore spiccatamente dolce, e la consistenza è visibilmente fluida.
Trattasi, in effetti, di pezzi di albicocca semicandita che galleggiano in un siero zuccheroso e pregno di vaniglia. Buona è buona, ma decisamente troppo dolce per il mio palato e troppo costosa.
Con dieci euro e cinquanta si possono pur sempre comprare 5 macaron e mezzo, o 105 goleador alla frutta.
[Crediti | Link: Dissapore, immagini: Rossella Neiadin]