Re Panettone, ieri e oggi allo spazio ex Ansaldo di Milano, è il tuffo matto e speranzosissimo negli assaggi del dolce di Natale. Servono pazienza, insensibilità alle file e forza fisica visto che i milanesi partecipano a migliaia, ma lo si fa volentieri da ben 7 edizioni per una semplice ragione: decidere prima quale panettone comprare poi. Così, chi sopravvive al pranzo di Natale in famiglia può concluderlo attingendo al super lievitato nel tripudio generale.
Re Panettone è diventato l’appuntamento più importante dell’anno per pasticceri e fabbricanti, oltre 40 quest’anno, e non riguarda più solo Milano.
Dalla provincia di Salerno, per esempio, dove sino a poco fa non si sospettava l’esistenza di panettoni incantevoli, provengono i tre moschettieri del panettone campano, vale a dire Alfonso Pepe (Sant’Egidio del Monte Albino), Sal De Riso (Minori) e Pietro Macellaro (Piaggine).
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Anche loro impegnati a sostenere il messaggio univoco dell’appuntamento milanese: il panettone è altro rispetto alle brutte copie che occhieggiano dagli scaffali dei supermercati a prezzi più bassi del pane.
Una svalutazione che è sempre stata il cruccio di Stanislao Porzio, organizzatore e plenipotenziario di Re Panettone, sin da quando scriveva per Dissapore.
Tornando ai pasticceri salernitani, possiamo immaginare il rammarico dei milanesi che non riusciranno ad accaparrarsi il panettone con gli struffoli di Pepe, quello con le fragoline di bosco di De Riso o il meraviglioso azzardo di Macellaro, con melanzane, cioccolato e pistacchi.
Accresciuto dall’idea che da lunedì un panettone identico comprato in pasticceria invece di 20 euro, prezzo uguale per tutti i pezzi venduti all’ex Ansaldo, ne costerà 25 e più.
Oltre alle degustazioni guidate (costo 5 euro) e agli incontri di carattere didattico, si vede molto altro a Re Panettone. Farciture di ogni genere, creme, cioccolato, canditi, noci.
Se non si è integralisti della ricetta originale bisogna aderire con entusiasmo agli esperimenti della Pasticceria Sartori di Erba (provincia di Como) come il panettone di pasta lievitata Alto Adige con pere, pasta di mandorle, olio essenziale di larice.
Oppure il panettone Pangiuso della Pasticceria Merlo di Pioltello (provincia di Milano) con farina sì, ma integrale e i canditi che diventano di mela, pera o ananas.
E ancora la linea delle Focacce di Claudio Gatti della Pasticceria Tabiano a Tabiano Terme (provincia di Parma) con burro, frutta candita e maraschino.
Ignorare Re Panettone andrebbe fatto solo come presa di posizione contro la sorpresa di scoprire che il panettone classico da avere arriva da Roma, precisamente dalla pasticceria di Attilio Servi.
Non se la prendano le più rinomate pasticcerie milanesi, ma un’adesione più entusiasta all’evento gioverebbe anche a loro.
Ovviamente tutti sentono il dovere di comprare i panettoni da sogno dei due venerati maestri: Achille Zoia (La Boutique del Dolce) e Iginio Massari (Pasticceria Veneto).
Il panettone che Iginio Massari ha dedicato a Expo 2015.
Alla fine il concorso ha premiato di nuovo i campani Alfonso Pepe nella categoria “Panettone Classico Milanese” e Sal De Riso per i “Dolci lievitati innovativi” con Girotondo di frutta, lievito naturale e farcitura di albicocche, arancio, limone d’Amalfi, mele e crema al limoncello.
A pensarci bene una stranezza per Re Panettone, la manifestazione che ha intercettato la richiesta dei milanesi di conoscere meglio l’emblema gastronomico della città.
[Crediti | Link: Dissapore, Scatti di Gusto, immagini: Vincenzo Pagano, Emanuele Bonati, Scatti di Gusto, l’immagine dello spazio ex Ansaldo è di Pier Bergonzi]