“Nel mondo ci sono esempi squisiti, perfino nutrienti, di fast food, spesso più veloci e più economici dei vari *clown, *colonnelli e *king e dei prodotti della loro risma”.
Sono a Cervia e sotto l’ombrellone leggo “Avventure Agrodolci” di Anthony Bourdain.
“La prossima volta che vi trovate con la lingua di fuori e una gran fame davanti a un bancone di fast food – e un clown gironzola nei paraggi – girate semplicemente sui tacchi e dirigetevi verso l’operatore indipendente, il lupo solitario giù in strada: un negozio di focacce, di patatine fritte, un carrettino di kebab….” Che è un po’ la stessa cosa che ieri mi ha detto Andrea Bartolini, mentre mangiavo una porzione di Gran Fritto all’Osteria del Gran Fritto di Milano Marittima.
Per chi non lo sapesse, il fritto di pesce dei Bartolini (Andrea è il figlio di Stefano Bartolini e insieme al padre gestiscono Le Osterie del Gran Fritto di Milano Marittima e Cesenatico, il Ristorante la Buca e Terrazza Bartolini sempre a Milano Marittima) è uno dei più famosi della riviera romagnola.
E’ nei menu delle due Osterie (a 13.50€) e disponibile anche da asporto (10.50€) o da passeggio (il cono del fritto, una mezza porzione rispetto a quello servito al tavolo, avvolto in un cono di carta e costa 5 euro) in due versioni: Gran Fritto di Pesce dell’Adriatico e Fritto di pesce senza spine per i vagabondi.
Il Gran Fritto rappresenta la tradizione del fritto romagnolo, è fatto sia con pesci già puliti (mazzancolla nostrana, calamaro e calamaretto) ma anche il pesce più “divertente” (per usare le parole di Andrea che considera “vagabondi”, inteso alla romagnola, ossia “un po’ pataca” quelli che preferiscono il fritto “senza spine”, perché si perdono le parti più buone) che include le varietà suggerite dal mercato quotidiano, come ad esempio le spade (che non sono il pesce spada, ma sono pesciolini rosa, lunghi e schiacciati usati in Romagna per fare i brodi), i paganelli, i moletti o lo zanchetto.
I pesci sono impanati solo con la farina, fanno tre cambi di olio (Andrea dice che è uno spettacolo di giocolieri il lavoro dei suoi collaboratori in cucina) e vengono salati alla fine con il Sale si Cervia della salina Camillone.
I Bartolini in modalità “street food”, con un chiosco, le friggitrici e il cono di fritto, hanno partecipato al Salone del Gusto, a Slow Fish e saranno anche a Sapore di Sale, a Cervia in settembre, ma hanno in testa l’idea di cucire attorno a questa loro specialità una catena di fast food, con un progetto pilota magari in riviera e poi nelle città italiane.
Un modo anche per valorizzare il pesce azzurro dell’Adriatico che è un prodotto economico e buono, e un’alternativa ai classici stereotipati cibi da fast food.
“Un pasto semplice, veloce, spesso consumato in piedi, non deve per forza far parte di quell’orribile, generico spiegamento di omologazione autodistruttiva che si estende dai centri commerciali di San Diego, attraverso gli Stati Uniti e poi l’Europa, l’Asia e torna di nuovo al punto di partenza, tutto uguale, tutto con lo stesso sapore: bocconcini incartocciati di “manzo” grigio con salsa multiuso.
Gli orrori incredibilmente ipercalorici delle polpettine di pollo all’aroma di manzo, di frullati di latte che non contengono latte e non sono stati mai frullati, di “barbecue” che non hanno mai visto una griglia, di “formaggio” che non è formaggio, e famosi locali a tema (come l’Hard Rock Cafè), per i quali il cibo è solo un’esca per vendere una T-shirt, non devono essere la regola generale.”
Il fast food del Gran Fritto prenderà vita nei prossimi sei mesi, dice Andrea, intanto qua la stagione estiva è partita.