Sull’epidemia di Norovirus che ha colpito il mese scorso 63 clienti del Noma si è scritto fin troppo. Noi di Dissapore abbiamo dato la notizia qui (vi invito a leggere i commenti, i più esilaranti dell’anno: da “non hanno capito che i virus erano parte del menu” a “c’è del marcio in Danimarca”) e raccontato cos’è successo dopo in questo approfondimento. Ora, quello che mi chiedo è: quando a fine aprile uscirà la nuova World’s 50 Best, il Noma sarà ancora il miglior ristorante al mondo? Possiamo solo congetturare, ci sono indizi a favore di entrambi gli scenari.
Perché il Noma potrebbe restare il numero uno
— La cucina del Noma non è mai stata in discussione durante questi dodici mesi, e questo potrebbe essere visto come sufficiente per la riconferma;
— Chi vota per la W50B potrebbe ritenere che il linciaggio mediatico operato verso il Noma sia stato eccessivo, e dare un voto di solidarietà al ristorante di Redzepi. Questo è vero in particolare per chef e ristoratori, che sanno quanto difficile sia prevenire un’epidemia di Norovirus e che gli imprevisti sono sempre in agguato: detto con altre parole, sanno che potrebbe succedere anche a loro.
Perché il Noma potrebbe essere declassato
— Obiettivamente, a Copenhagen hanno pestato una merda. Riconfermare il Noma al numero uno facendo finta di ignorare, o volutamente minimizzando l’accaduto potrebbe avere una ricaduta sull’autorevolezza, per certi versi incredibile, della classifica.
— Corollario del punto precedente: i media ne hanno parlato moltissimo, e la base della piramide degli appassionati, quelli che dicono “miglior ristorante del mondo” senza andare nel dettaglio, stavolta potrebbe davvero ribellarsi.
– C’è un precedente illustre e recente: nel dicembre 2011 il Fat Duck di Heston Blumenthal fu colpito da un’epidemia di Norovirus che intossicò circa 400 clienti (il caso peggiore mai registrato nella ristorazione) e costrinse il locale alla temporanea chiusura. Quattro mesi dopo, The Fat Duck perse ben otto posizioni, vedendosi relegato al tredicesimo posto, dietro anche al Dinner, l’altro locale di Blumenthal che, non senza qualche polemica, è entrato direttamente nono in classifica. Va però anche detto che il Fat Duck, portabandiera dei ristoranti britannici, storicamente eterno secondo ma primo nella classifica del 2005, era in discesa da alcuni anni, terzo nel 2010 e quinto nell’edizione successiva della classifica. La leadership del Noma, al contrario, non è mai stata messa in discussione nell’ultimo triennio.
— L’anno scorso le prime tre posizioni sono state tutte confermate: una classifica che non si evolve è una classifica morta, per mantenere alte attenzione e hype intorno alla World’s 50Best qualcosa deve muoversi, e quanto accaduto al Noma può essere sufficiente per giustificare una clamorosa detronizzazione. Personalmente credo sia anche possibile che i due ristoranti spagnoli sul podio, Celler de Can Roca e Mugaritz, possano scambiarsi di posto; d’altronde grazie alla Ryanair chiunque volesse farlo può pranzare in giornata al ristorante dei fratelli Roca spendendo meno per il viaggio che per mangiare, da praticamente tutta Europa. E questo alla lunga ne diminuisce un po’ il fascino.
— Alex Atala, attuale quarto in classifica, scalpita spinto da duecento milioni di brasiliani. Lo chef del D.O.M. è amato, se non adorato, da colleghi e gourmet di tutto il mondo, per attitudine, abilità e creatività. E’ una star nel Paese natale, e ha presentato il sorteggio per la prossima Confederations Cup che si svolgerà in Brasile quest’estate (se pensate che non sia una notizia rilevante avete una comprensione parziale del senso dei brasiliani per il calcio). E’ pronto per guidare la classifica? Ni. Qualcosa suggerisce che la marcia di avvicinamento potrebbe svolgersi in più movimenti, concludendosi l’anno prossimo, a poco più di un mese dai Mondiali di calcio e a due anni dalle Olimpiadi (nel caso foste vissuti in una grotta negli ultimi anni, il Brasile ospiterà entrambi gli eventi). Per la settima economia del mondo è un’occasione d’oro per affermarsi come nazione leader anche nella qualità e nello stile di vita. Per inciso, mentre scriviamo l’Arcivescovo di San Paolo, Odilo Pedro Scherer, viene anche dato tra i più verosimili candidati al soglio pontificio. In ogni caso, avere il ristorante migliore del mondo significherebbe molto per l’immagine percepita del Brasile all’estero.
Insomma, ponderando tutti i fattori quello che negli sport americani chiameremmo un mock draft della prossima World’s 50 Best può apparire così:
- Mugaritz (+2)
- D.O.M. (+2)
- Noma (-2)
- El Celler de Can Roca (-2)
- Osteria Francescana (=)
- Alinea (+1)
- Per Se (-1)
- Eleven Madison Park (+2)
- Dinner (=)
- Arzak (-2)