“Il menù lo facciamo noi, il prezzo voi”, punto esclamativo. E anche: “Più che una formula commerciale è uno stile di accoglienza“. E ancora: “L’idea ci è venuta dopo aver perso il lavoro”. Vi vedo, leggete distratti (sbirciate il meteo, tanto piove anche oggi) ma sbagliate. Perché le storie delle trattorie fai da te, cioè delle case trasformate in trattoria vi sono sempre piaciute: arrivi, mangi e paghi quanto vuoi. Ecco, allora seguiteci.
[related_posts]
Non sono i primi, ma l’idea oltre il low cost è venuta a Gianni (41) e Stefania (28) Incampo, coppia senza lavoro di Montepiano, appennino Tosco-Emiliano in provincia di Prato, che hanno aperto una trattoria casalinga dove i clienti prenotano, arrivano, mangiano i piatti cucinati da Stefania, senza essere ossessionati dal prezzo, perché quello lo fanno loro.
Ma cosa si mangia da Nonna Concetta, questo il nome della trattoria nonché della nonna di Gianni?
GIANNI INCAMPO: Siamo sull’Appennino Tosco-Emiliano, quindi menu di terra: tortelli con le patate coltivate da noi nell’orto, carne alla brace, pollo arrosto, crostini toscani, secondo la ricetta di “Nonna Concetta”. Tutte cose che si mangerebbero a casa o in osteria la domenica. Basta seguire la nostra pagina Facebook dove ogni settimana scriviamo il menù (anche le trattorie dal prezzo fai da te si evolvono).
Riuscite a guadagnare con il denaro messo dai clienti nel salvadanaio che portate sul tavolo a fine cena?
GIANNI INCAMPO: Noi lasciamo liberi i clienti di fare come vogliono. Potrebbero lasciare anche un euro, ma in 18 mesi di attività non è mai accaduto, diciamo che sta al buonsenso di ognuno. Di solito lasciano 10, 15, 20 euro, non di più. Certo, non diventiamo ricchi, ma riusciamo a mettere da parte qualcosa per l’affitto di casa, le bollette.
Quante cene fate al mese e quante persone riuscite a ospitare?
GIANNI INCAMPO: Di solito una ogni settimana. Abbiamo iniziato da poco, ci stanno scoprendo via via. Riusciamo comunque a fare delle belle serate: possiamo ospitare fino a 8 persone, poi finisce sempre che ci mettiamo a tavola con loro.
Il fisco vi ha creato problemi?
Sono dell’idea che a casa mia posso invitare chi voglio. Altro discorso è se facessi pagare un fisso, caso in cui si deve emettere una ricevuta e pagare le tasse. Invece il nostro sistema è a offerta libera. Ma se dovesse diventasse un vero lavoro, allora potremmo dare vita a un’associazione.
Come vi è venuta l’idea di trasformare la casa dove vivete in una trattoria?
Spontaneamente: non abbiamo letto di iniziative simili, ci è venuto in mente facendo le classiche cene con gli amici, quelle dove il conto unico e si dividono le spese. Ci siamo iscritti anche a Home Food, un associazione di famiglie italiane che ospitano chi ama i piatti della tradizione cucinati in modo semplice e genuino. Ma per adesso ha funzionato meglio il passaparola.
Avete mai pensato di aprire un ristorante?
Prima di fare l’impiegato per l’azienda in cui lavoravo, che poi ha chiuso, ho fatto il cuoco in un ristorante di Barberino di Mugello, ma per adesso va bene così. Il punto è che oggi, in Italia, servono troppi soldi per aprire un ristorante.
[Crediti | Link: Il Tirreno, Facebook]