“I consumi non sono diminuiti, i ristoranti sono pieni, si fatica a prenotare un posto sugli aerei”. Parola di Silvio Berlusconi, circa novembre 2011. Considerato che per troppi anni siamo stati abituati a dividere i lettori tra chi adora Silvio Berlusconi e chi no, vi pregherei di non trasformare lo spazio dei commenti a questo post in una specie di sfogatoio per gli oppositori dell’erede di Ercolino Sempreinpiedi, famoso pupazzo gonfiabile, premio per le raccolte punti del formaggio Galbani che cadeva e ritornava sempre su, più dritto e sorridente di prima (cit. Il Foglio).
Secondo il mio modestissimo parere (non troppo, però), riprendere la celebre frase del Cavaliere dopo la diffusione dei conti di settore da parte della Confcommercio —nel 2011 in Italia sono scomparsi quasi 9mila ristoranti, come tutti i locali di Milano più altri 3mila— è stata una furbata giornalistica, volutamente scritta per la felicità dei lettori de Il Fatto Quotidiano.
Resta però che il saldo tra aperture e chiusure dei ristoranti, 15.772 le prime, ben 24.629 le altre, conferma e peggiora i risultati già orrendi del 2010 (-4.057) e del 2009 (-5.474). E per il 2012, altro anno di crisi, non si prevedono inversioni di marcia.
Uno scempio senza distinzioni. Abbassano le serrande il ristorante di quartiere e le insegne storiche, Fini a Modena, Gemma a Capri, il Tre Archi di Este, ricorda Il Giornale. Chiusi anche i locali gourmet, cui neanche le recensioni positive delle guide salvano la pelle: dal Gambero Rosso a San Vincenzo (Li) di Fulvio Pierangelini, a l’Altro Mastai di Roma, poi il 4 Mori di Varese, la Locanda del Palazzo di Barile (Pz), La Via romana di Bordighera (Im).
Generalizzare è sbagliato, ogni storia è diversa e malgrado la crisi non si dovrebbero mischiare incapacità di rinnovarsi, contorte vicende familiari, stili di vita che cambiano e capricci da chef-star. Perché sono queste le cause, non è così? O bisogna rassegnarsi all’evidenza: nel paese che si picca di aver inventato la gastronomia quella dei ristoranti è diventata una patologia.
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