E’ ufficiale: mentre noi stiamo qui a discutere se l’edificio progettato da Mario Bacciocchi somigli di più al Millenium Falcon o all’Enterprise di Star Trek, Lapo (Elkann) e Carlo (Cracco) annunciano l’apertura del nuovo “Garage all’Italiana” prevista per Aprile 2016 e lo fanno nel modo più appariscente possibile, d’altronde cosa ci potevamo aspettare?
E fu così che l’abbandonato edificio sibolo dell’architettura Streamline degli anni ’50 viene acquistato con asta pubblica dalla Garage Italia Customs e torna a vivere con un progetto unico nel suo genere e che presenta tra i fondatori nomi tra i più discussi degli ultimi anni:
Lapo Elkan, l’imprenditore (che si presenta già da solo), Carlo Cracco, lo chef (che vi devo spiagare davvero chi è Carlo Cracco?) Michele De Lucchi, l’architetto (sempre più attivo nella scena dei progetti milanesi: tra i più recenti troviamo il Padiglione Zero ad Expo e il Mercato del Duomo) e Davide Rampello, il direttore artistico (ex presidente della Triennale di Milano e consulente artistico nella realizzazione del Padiglione 0 ad Expo), giusto per fare un quadro generale.
Ma cosa ci dobbiamo aspettare dunque?
“…Un luogo in cui, sotto lo stesso tetto, eccellenze italiane riunite sono la dimostrazione che il nostro Paese e il fare squadra possono essere vincenti “ dice Lapo in un’intervista nel suo lessico accidentato.
E cosa vi aspettereste di trovare dopo un’affermazione del genere?
Non certo un locale in cui la tua auto, la tua moto, il tuo aereo, il tuo elicottero o la tua barca (chi non possiede ancora un elicottero a Milano, suvvia!) vengono customizzati per essere in tinta con il tuo outfit del giorno (che se poi è arancione fosforescente ha tutto più senso) mentre tu mangi… ma cosa mangi?
Perché sempre di un ristorante si tratta alla fine, no?
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“Ancora presto per dirlo” sentenzia Cracco, ma stando alle intenzioni i piatti saranno a tema “futurista” ma con prezzi accessibili a tutte le tasche.
Edificio futurista per imprese futuriste, quindi anche il conto lo pagheremo nel futuro?
Fatto sta che ci volevano un torinese e un veneto per restituire a Milano un luogo unico nel suo genere e che, si spera, ci riservi solo belle sorprese (magari anche “popolari” in linea con il recupero architettonico).
E se l’idea di mangiare nel futuro, mentre la vostra macchina diventa a pois come i vostri calzini, ancora non vi convince c’è sempre un McDonald’s dietro l’angolo in cui potete rifugiarvi.
Io, comunque, ci andrò in barca.
[Crediti ! Link: Dissapore, La Stampa. Immagini: Repubblica, Pulse News, La Stampa]