Ci risiamo. Quando il Guardian mangereccio mette bocca sull’Italia, sappiamo già che ci sarà da divertirsi. Questa volta il quotidiano britannico ci riprova con Roma, con il chiaro obiettivo – molto social – di creare il buzz, il chiacchericcio. Ecco, noi oltre a essere colpevoli di usare senza parsimonia abusati termini inglesi, lo siamo anche per una certa leggerezza classificatoria.
Bene, da oggi, ogni volta che penserete che le classifiche di Dissapore peccano di superficialità mangiatevi la lingua (di anatra possibilmente) e leggete questa, fatta dai rigorosi inventori del giornalismo scientifico. Che per l’occasione scelgono un metodo dal valore insindacabile: i lettori sono stati invitati a mandare una recensione del loro ristorante preferito a Roma. In palio un buono di 200 sterline da spendere sul sito Hotels.com.
Non poteva che finire male, con un campionario di nomi e indirizzi che a nessun autoctono verrebbe in mente, tanto da farci pensare che quello che ha fatto la nostra Sara Porro con Sauce Milan andrebbe replicata per i poveri turisti che vagano a Roma alla ricerca di una cacio e pepe degna di portare questo nome. Oppure davvero fuori dai confini vedono una Roma diversa dalla nostra.
Ma ormai il guanciale è stato versato. Vediamo quali sono le trattorie romane imperdibili per il Guardian i lettori interessati a 200 sterline da spendere su Hotels. Anche perché la lista ha un indiscutibile valore sociologico e le motivazioni piacevolmente lisergiche. Unico diktat emozionale per i lettori del Guardian? Che le porzioni siano abbondanti e i prezzi contenuti!
– Trattoria Lucia
Fantastica la descrizione: “questo locale è famoso, nonostante si trovi in una stradina nascosta”. Forse hanno confuso Trastevere con la Tuscolana, o forse non si sono accorti che nel quartiere sono tutte stradine. Tutto è buono, abbondante e vecchio stile ma ci raccomandano l’antipasto della casa (senza dirci di cosa è fatto) e la gricia.
– Ristorante pizzeria Fiammetta
Qui il consiglio arriva da un autoctono ignoto. I lettori gradiscono fornendo giudizi di alta complessità: “ragionevolmente economico per essere a Piazza Navona”. Inoltre lo trovano saporito e il personale è amichevole. Della serie tutto ciò che un romano guarderebbe con sospetto, a partire dalla location e da quel modo sfiancante in cui ti viene suggerito di entrare a mangiare nel tuo ristorante.
– La Scaletta degli Artisti
Il proprietario che va a Ostia la mattina, sceglie il pesce più fresco e ci costruisce il menù giornaliero (magari non tutto) entusiasma i lettori come il fatto che l’inglese parlato sia comprensibile e l’eccellente carta dei vini dai prezzi ragionevoli. Solo a me il piatto fotografato mi sembra diversamente invitante, con quel carico di pomodoro e di olio?
– Armando al Pantheon
Qui hanno fatto i compiti. O meglio hanno preso il prototipo di trattoria conosciuta e amata da turisti e autoctoni. Un vero gastrofighetto vi darebbe altri suggerimenti ma almeno Armando, un po’ per qualità, un po’ per la proposta autentica e un po’ per l’inarrestabile cicaleccio dei social non si mette in discussione. E poi il Guardian l’aveva messa al primo posto tre anni fa. Lode alla matriciana. No, non iniziamo il dibattito sulla a o sulla sua assenza.
– La Villetta
Ancora introduzioni fortemente gastronomici per incensare La Villetta: “vecchio e nuovo, elegante e casual, con occasionali comparsate di qualche rock star”. Qui ci raccontano della grandiosità dell’antipasto a buffet e di un menù eccellente e senza complicatezze. In effetti le trattorie romane sono note per le complicatezze…
– Trattoria Il Tettarello
Come al solito “ti senti subito a casa”. Solito accenno al fattore economico (è ufficiale gli inglesi trovano incredibile mangiarsi una carbonara e bersi 2 bicchieri con 30 euro!) e alla possibilità di lunghe attese. Il giudizio gastronomico: “il cibo e il vino della casa sono deliziosi”. Avranno trovato la prima trattoria romana con un vino sfuso delizioso! Solitamente gli aggettivi più votati per il vino della casa sono “sincero”, “fa il suo”, “scende”, ma delizioso…
– Antica Pizzeria Fratelli Ricci
Eccoci. Vi aspettavo al varco. Cosa vedete voi in foto? Un’insalata sopra una pizza? No, sciocchini è la “pizza out of his world” (tradurrei con “la pizza è da paura”) di un locale “che non è niente di speciale, ma ha 100 anni”. Ovviamente ancora una volta si fa menzione ai prezzi bassi e alle quantità elevate. Comincio a essere seriamente sfiduciata.
– Trattoria Vecchia Roma
Qui siamo ai massimi: “Il cibo italiano non è mai stato così buono”. Specie se assaggiato in un locale dove la cameriera ti riconosce per averti visto tre giorni prima. D’altronde “l’atmosfera è calorosa e il locale è pieno, che è sempre un bel segnale”. Al prossimo luogo comune uccido un britannico qualsiasi. Ad ogni modo, dopo Armando mi sembra l’unico consiglio di buon livello in questa lista.
Trovano spazio tra le segnalazioni anche Al Casale della Signora dei fritti Mamma Luisa e La Sagra del vino ma le descrizioni (l’atmosfera, le porzioni, i prezzi) già le immaginate…
La domanda ora sorge lubranescamente spontanea: dato per acquisito il diverso modo di intendere la cucina del turista rispetto all’autoctono cosa ne pensate di questa selezione? Siamo troppo severi nel nostro dileggio o sono tutto sommato posti da tenere in considerazione?
O siete anche voi del partito No Roscioli, no party?