Non ringrazieremo mai abbastanza gli americani per averci cambiato la vita. Per dire, prima della lavatrice andavamo a lavare i panni al torrente. Avrei potuto fare esempi più odierni, capisco, sfortunatamente al momento ne ero sfornita. Tuttavia, sempre loro, gli americani, avrebbero dovuto evitare di insozzarci la pausa delle cinque.
Coltivare la sacrosanta differenza fra “snack” e “merenda”, ecco cosa dovevamo fare. Invece piano piano gli Snicker hanno sostituito il pane con l’olio, donut e brownie quello con la marmellata, muffin straripanti burro d’arachidi hanno preso il posto dei bignè con lo squaglio al cioccolato della mamma.
Ma tant’è, ormai il pasticcio è fatto. Salutiamo per sempre le merende liete, irrinunciabile spezzatempo fra i compiti di italiano e quelli di matematica, e guadagnamo tempo precisando che, malgrado le insegne delle pasticcerie finiscano per “bakery”, la virilità maschile dipenda dalla grandezza del BBQ, il tè con le amiche sia sempre più un “celebration party”, i muffin alla robiola danno assuefazione.
Ve ne accorgerete tra poco grazie alla ricetta che i blogger di Gente del Fud –il sito che mappa, commenta e tramanda i prodotti tipici nazionali, stanno preparando per noi, ma non fate quelli che cadono dal melo, pardon, dall’apple tree: molto dipende dal formaggio.
Tipica della Langhe e dell’Alto Monferrato la robiola deve il nome al colore rossastro assunto dalla crosta dopo la stagionatura (dal latino rubeola). Si fa con il latte di pecora, ha forma cilindrica e pasta morbida delicatamente saporita.
La più famosa, anche l’unica protetta dalla denominazione d’origine, è la Robiola di Roccaverano, nome del comune dell’Astigiano da dove proviene. Sempre più rara è la Robiola del Bec, che si fa solo in questo periodo, nei mesi di ottobre e novembre, e solo con latte di capra. Da qui il riferimento al “becco” ovvero il maschio della capra. Leggenda vuole che la miglioreRobiola del Bec si ottenga dal latte di una capra che per un anno non si è unita a un maschio ma si prepara all’incontro.
Bene, questo è il momento in cui voialtri sgamati lettori di Dissapore che sapete tutto di formaggi piemontesi, fili d’olio e macinate di pepe per accompagnarli, vasi di vetro dove conservarli sott’olio segnalate subito a Gente del Fud dove comprate la vostra robiola del cuore, affinché ogni fratello dell’Internet possa infine goderne.
E per una volta, seppure i muffin sono supplenti nutrizionalmente sbagliati delle sane fette di pane e robiola, cercate di chiudere un occhio.
La parola passa a a Maria Grazia Viscito, foodblogger del sito Cooking Planner.
Per i muffin alla zucca con robiola
Ingredienti
Solidi
340 g di farina 00
8 g di lievito chimico
150 g di zucchero di canna
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 cucchiaino di zenzero in polvere
1 cucchiaino di sale
½ cucchiaino di noce moscata
Liquidi
80 ml di latticello (io ho utilizzato latte fresco a temperatura ambiente per 15 minuti con un cucchiaino di succo di limone)
120 ml di olio di semi di arachidi
2 uova
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
200 g di polpa di zucca
100 g di Robiola
Semi di zucca per decorare
Procedimento
Precedentemente tagliate la zucca in quarti e fatela cuocere in forno, com la parte tagliata rivolta verso l’alto, per 45 minuti a 180. Una volta fredda tagliate la buccia e frullate tutto
Preriscaldare il forno a 210° (io a 190 perché il mio è molto potente).
Mescolate tutti insieme gli ingredienti secchi.
Mescolate insieme il latticello, l’olio , le uova e l’estratto di vaniglia.
Riunite le due preparazioni, aggiungete la polpa di zucca e mescolate senza lavorare troppo la pasta.
Riempite gli stampi di muffin (con i miei ne son venuti 10 ma sono grandicelli), precedentemente imburrati e infarinati, fino a metà altezza, farcite l’interno don un cucchiaino colmo di cream cheese e ricoprite di pasta fino all’orlo dello stampo. Decorate con i semi di zucca.
Fate cuocere i muffin per 15-20 minuti (vale sempre la prova stecchino).
E adesso torniamo a bomba: quali imperdibili marche di alici volete segnalare a Gente del Fud per il lampredotto? Vi aspettano 12 kg di pasta Garofalo.
[Fotocrediti | Slow Food, Maria Grazia Viscito]