Toccare la pizza agli italiani è come toccare la mamma; si diventa impopolari, come sarà impopolare questo post, che vorrei usare, se permesso, per fare l’avvocato del diavolo e decifrare il polverone opaco sollevato dall’ultimo spot McDonald’s, dove la catena americana – sacrilegio! – ha promosso il suo Happy Meal a spese dalla Sacra Pizza.
12:59 – AGGIORNAMENTO: Il Movimento 5 Stelle chiede che McDonald’s non sia più sponsor di Expo 2015 dopo lo spot che offende la pizza.
Ho già provato a spiegare perché lo spot riesce nell’intento, cioè nel promuovere un prodotto che, toh, guarda, è anche il suo obiettivo. A qualcuno sembrerà strano, ma uno spot promozionale serve appunto a… promuovere qualcosa. [related_posts]
Sta di fatto che questo spot non è affatto piaciuto alle lobby della pizza: in molti hanno gridato allo scandalo biasimando la campagna di marketing di McDonald’s, reazioni a volte francamente iperboliche.
Per dire, Il Fatto Alimentare ha deciso di inviare una richiesta di censura all’Antitrust e al Giurì dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria per bloccare lo spot in quanto: è scorretto perché discredita la categoria dei pizzaioli, induce in errore sulle corrette abitudini alimentari dei bambini, abusa dei naturali sentimenti dei genitori verso i figli, e gioca sulla naturale credulità e mancanza di esperienza dei piccoli in materia alimentare.
Vogliamo analizzare queste affermazioni?
DISCREDITA LA CATEGORIA DEI PIZZAIOLI
Non si capisce come la figura di un bambino che afferma di preferire la pizza all’Happy Meal debba e/o possa screditare l’intera categoria dei pizzaioli. Siamo in democrazia e siamo dotati del libero arbitrio, anche a tavola o nel tempo libero, comprese le facoltà di decidere dove spendere i nostri soldi.
Se qualcuno preferisce mangiarsi una sfacciottino di papà Barzotti piuttosto che la colomba di Sal De Riso, oppure l’Happy Meal invece della pizza, è una questione di preferenze e gusti, nulla a che fare con il discredito. Se esprimere un preferenza equivale a screditare qualcuno, siamo tutti colpevoli ogni volta che prendiamo una decisione.
INDUCE IN ERRORE SULLE CORRETTE ABITUDINI ALIMENTARI DEI BAMBINI
Nello stesso articolo Il Fatto Alimentare valuta l’apporto calorico dell’Happy Meal attraverso un’analisi totalmente di parte: si dimentica per esempio di citare i valori nutrizionali relativi alla pizza, che non sono certo inferiori (anzi) a quelli di un Happy Meal, sia nella sua sua forma più calorica (McToast + Patatine + Snack al parmigiano) che soprattutto in quella meno (McNuggets + Carotine + Le Frescallegre).
Fortunatamente Il Fatto Alimentare corregge il tiro in un secondo articolo, dove smorza leggermente i toni e prova a dare una giustificazione più “ragionata” alla richiesta di bloccare lo spot, continuando però a usare due pesi e due misure.
Mi chiedo che senso abbia considerare l’Happy Meal comunque nella sua interezza e quasi ogni volta nella versione più calorica includendo sempre un soft drink, mentre la pizza è rigorosamente margherita e senza bevande (chi mangia la pizza non beve? è autonomamente idratato? è obbligato a bere sempre acqua?).
Si giudica poi l’apporto calorico e nutrizionale della pizza come “completo” e quindi equilibrato, sebbene al momento non esista un riferimento scientifico rigoroso per una suddivisione delle calorie e relative percentuali di nutrienti come giusta o sbagliata.
Esiste solo in relazione alle peculiarità dell’individuo, delle sua abitudini alimentari, del suo fabbisogno metabolico e del suo stile di vita.
C’è chi se ne frega delle tabelle nutrizionali e decide la propria alimentazione secondo altri parametri.
Perfetto, scelta legittima, ma resta sempre una preferenza soggettiva.
GIOCA SULLA CREDULITA’ DEI PICCOLI IN MATERIA ALIMENTARE
Anche in questo caso due pesi e due misure: innanzitutto l’Happy Meal viene giudicato inadatto ai bimbi sulla base di supposizioni, non certo citando dati ufficiali e rigorosi.
Si sostiene che i bambini tendano a scegliere spesso l’Happy Meal nella sua versione meno salutare, che a rigor di logica può essere ragionevole; subito dopo si sostiene che lo stesso bimbo sceglierebbe quasi sempre la margherita, affermazione questa quantomeno discutibile, visto il proliferare di pizze con aggiunta di patatine, wurstel ed ogni altro prodotto che possa fare breccia sulla gola sui più piccoli; infine si sostiene che i bambini mangino solamente mezza margherita, altra affermazione opinabile.
In ogni caso la declamata mancanza di esperienza dei piccoli è a senso unico: se il bimbo sceglie la pizza (che sarà sicuramente una margherita e sarà accompagnata da acqua o da un bicchiere vuoto), la mancanza di esperienza non è considerata; se sceglie l’Happy Meal (che sarà sicuramente la combinazione, con tanto di Coca-cola), allora ecco che emerge la sua inesperienza e McDonald’s abusa della sua credulità.
ABUSA DEI NATURALI SENTIMENTI DEI GENITORI VERSO I FIGLI
Qui si sfocia nel melodrammatico, come se fosse la prima volta che un prodotto viene pubblicizzato sfruttando la naturale inclinazione di alcuni genitori ad assecondare i desideri dei figli, benché questi desideri possano anche non appartenere al migliore dei mondi possibili.
Come farebbe poi uno spot ad “abusare” dei sentimenti dei genitori verso i figli? Basta uno spot per violentare intellettualmente il rapporto genitori – figli e creare un corto circuito così pericoloso?
Ancora, se il tema dell’educazione alimentare dei bimbi è il centro della questione, perché lo scandalo del “Pasto Felice” è emerso solo ora? Prima dello spot “anti-pizza” l’educazione alimentare dei bimbi non era importante? L’Happy Meal fino a quel momento non destava alcuna rilevanza mediatica? Inizia ad averne solo in relazione alla pizza?
Ah è vero, guai a toccare la pizza… la Gabanelli è stata crocifissa in sala mensa per aver osato tanto.
Per tutte queste ragioni ritengo eccessivo rivolgersi all’Antitrust e al Giurì dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria per bloccare uno spot che può piacere o non piacere, ma che è distante dal rappresentare chissà quale minaccia per il popolo italiano e la sua cultura gastronomica.
Mi duole ammetterlo ma la risposta più sensata alla polemica l’ha data proprio McDonald’s affermando:
“Nessun attacco a loro, tanto meno a un’istituzione come la pizza. Anche noi di McDonald’s, da buoni italiani, amiamo la pizza e frequentiamo le pizzerie. Con il nostro spot abbiamo messo in scena una situazione che è capitata a chiunque abbia un figlio.”
Per inciso, non sono certo un fan di McDonald’s, colgo al volo l’ipocrisia di definire “noi di McDonald’s buoni italiani” e preferisco mille volte mangiare la pizza che un McMenù, ma solo per ragioni di gusto e preferenza personali; mi guardo bene dal giustificare questa mia preferenza con argomentazioni pseudo-scientifiche o, ancora peggio, con considerazioni che sembrano più frutto di campanilismo misto a manifestazioni di lesa maestà.
Semplicemente se mi dicono che 1+1=3, mi posso permettere di dissentire sul risultato, senza essere accusato di spianare la strada a chi gestisce il racket delle calcolatrici.
E con questo ho concluso la mia arringa; ora potete iniziare a insultarmi.
[Crediti | Link: Dissapore, Il Fatto Alimentare, Repubblica Napoli, infografiche: Valentina Campus]