Queste sono le belle parole che leggiamo sul sito ufficiale dell’Expo 2015, alla pagina Cos’è. “Per sei mesi Milano diventerà una vetrina mondiale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri.” Okay. Metabolizziamo questa parole.
Ora facciamo un bel respiro e poi chiediamoci: se l’obiettivo è quello di “riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri”, che diavolo significa che McDonald’s e Coca Cola sono sponsor ufficiali dell’Expo 2015? Proprio così: le due multinazionali sono partner e sponsor ufficiali di quello che dovrebbe essere l’evento principe dedicato al cibo e alla nutrizione come natura comanda. E’ come se Erode diventasse testimonial d’onore per l’Unicef.
La presenza di McDonald’s è già vista come un’invadenza, considerando soprattutto lo spazio concesso al colosso USA per un evento che si svolge in Italia, dove la cultura del fast food (o vogliamo chiamarlo junk food?) non è certo di casa: leggiamo infatti sul Corriere che l’azienda statunitense “sarà presente con un ristorante da 300 posti, 400 metri quadrati più 200 di terrazza. Proporrà un menù anche con hamburger speciali preparati con ricette dal mondo”.
Ci dicono che zio Mc’s punterà sul nuovo progetto “Fattore Futuro”: l’iniziativa si rivolge ad aziende e imprenditori con meno di 40 anni, fra i quali verranno selezionato 20 soggetti che avranno la possibilità di diventare fornitori dell’azienda per i prossimi tre anni.
A quali condizioni non è ancora chiaro; quello che è chiaro è che l’azienda farà di tutto per ottenere una vetrina di prestigio durante l’evento, forse preoccupata dall’andamento non particolarmente entusiasmante dei suoi affari durante il 2014. Sicuramente la partecipazione a Expo 2015 è un’occasione importante per McDonald’s, che tenterà di declinare il suo business verso connotazioni più salutari, rispettose dell’ambiente, dei suoi equilibri e bla e bla e ancora bla.
Il rischio è che ancora una volta si tratti semplicemente di un’operazione di marketing: sfidiamo chiunque ad associare un’evento (teoricamente) dedicato al cibo nella sua forma più naturale ed equilibrata, ad aziende che appaiono il più lontano possibile da quelli che sarebbero i valori propugnati da Expo 2015.
Così c’è chi si indigna immediatamente di fronte a quella che appare essere una caduta di stile per racimolare più soldi possibili… come se l’evento non abbia già avuto abbastanza problemi negli ultimi anni e negli ultimi mesi.
Chissà cosa ne pensa Carlo Petrini di Slow Food, la nostra associazione eco-gatronomica del cuore anche lei coinvolta nel mega evento milanese.
In ogni caso, per chi volesse manifestare la sua indignazione in maniera più costruttiva, si potrà comunque partecipare a Expo 2015 evitando accuratamente di transitare nei pressi di McDonald’s e concentrandosi su altre zone: ci sarà solo l’imbarazzo della scelta.
Ognuno dei 55 padiglioni ospiterà almeno un ristorante tematico; fra questi ci saranno 16 ristoranti marchiati Eataly, punti pizza e punti piadina, lo spazio polifunzionale di Identità Golose, oltre a 20 punti ristoro allestiti da Cir Food, la cooperativa che gestisce buona parte delle mense aziendali, 32 postazioni di street food e il percorso alimentare di Slow Food.
Di fronte a tale scelta, a chi andasse all’Expo 2015 per mangiare da McDonald’s dovrebbe essere tolto il saluto e il senso del gusto.
Il totale previsto sarà di 5.887 pasti all’ora serviti durante l’intera esposizione universale e, nonostante tutto, sappiamo già che parte di questi saranno serviti anche da McDonald’s: starà al pubblico scegliere dove pasteggiare, di sicuro a nessuno di noi verrà puntato un Big Mac alla tempia.
[Crediti | Link: Expo, Corriere, Agi, Il Fatto, immagini: Lombardia e Ansa]