Questa ve la voglio dire subito. Tu fai il concorrente di Masterchef e poi, magari, finisci all’Isola dei famosi. Certo, ti devi chiamare Rachida. Ma per quanto indimenticabile, lei è il passato. Adesso c’è Masterchef Italia 4.
Da bambina volevo essere Creamy, protagonista di un cartone animato giapponese: era bellissima, aveva dei capelli lilla da far invidia, insomma era tutto quello che avrei voluto essere. Col passare degli anni sono diventata consapevole della difficoltà di avere una splendida chioma violetta, quindi mi sono riconosciuta in altri personaggi della tv più veri e imperfetti.
Poi è arrivato MasterChef, e tutto è cambiato un’altra volta. Mi sono ritrovata a tratti in Enrica, simbolo vivente che si può anche perdere per sempre, altre volte ho sentito assoluta empatia con la bistrattata Rachida: il suo ansiogeno e delirante momento da pressure test mi ricorda molto quando invito amici a casa e poi faccio tardi al lavoro e loro arrivano prima di me. Mi sono rivista in Ivan, che se sbaglia chiede scusa visceralmente, che un po’ se ha fatto una cazzata gli veniva pure da piangere.
Insomma, tutti noi abbiamo una parte di un concorrente di MasterChef in noi. E voi?
Dopo le prime due puntate dell’edizione numero 4 in quale vi riconoscete? Io non ho dubbi, ma per non influenzarvi ve lo dico dopo.
Fenotipo 1: Quella che non dice una cosa vera (Genevieve, che parla inglese come Renzi)
Ha già fatto una brutta figura, l’hanno già beccata, ma lei persevera con faccia di bronzo. Se vi riconoscete in Genevieve con tutta probabilità al liceo eravate degli arrampicatori di vetri professionisti durante le interrogazioni.
Siete anche quelli che, se non c’è il pachino va bene anche qualsiasi altro ciliegina, ma agli altri dico comunque che è Pachino, che fa più figo.
Siete quelli che non hanno capito la domanda (soprattutto se è in inglese), ma fate finta che non vi sia sfuggito nulla.
Fenotipo 2: Il monotematico (Chiara, quella dei funghi)
Ho un amico che, secondo me, è il più grande conoscitore (e cucinatore) al mondo di ceci. Tutte le volte che mi invita a cena ci sono i ceci, sottoforma di humus o di crema, poca importa.
Il cecie (ma voi lo sapevate che al singolare non fa “ciecio”?) è sempre in tavola. A MasterChef, Chiara ha portato il suo magico mondo micologico, dimostrando conoscenza, amore per la materia e un’inventiva monotematica apprezzabile.
Se anche voi avete il vostro ingrediente feticcio e senza siete persi siete una Chiara, non c’è dubbio.
Fenotipo 3: Il terrore negli occhi (Viola, quella con voce tremolante alla Robocop)
Il pensiero di parlare in pubblico vi fa venire i bubboni? Il pensiero di parlare davanti a Bastianich, Barbieri e Cracco vi suscita una sensazione di pre-morte? Vi tremano talmente tanto le mani che, per evitare tragedie, in cucina usate solo cucchiai?
Quando sbagliate di un minuto la cottura dello spaghetto vorreste nascondervi sotto il tavolo, buttarvi in testa una coperta e piangere per due giorni?
Ecco, allora non potrete che sentire vicinanza spirituale con la concorrente Viola. Pulcino bagnato, nonché Calimero tra i fornelli, al primo pressure test potrebbe aver bisogno di una bombola d’ossigeno.
Fenotipo 4: Quello che cucina solo per gli altri (Paolo, il catechista)
“Sono felice di cucinare perché dono qualcosa agli altri”: il motto di Paolo è questo, ma non credo sia solo il suo. Vi ci riconoscete?
Scommetto che qualcuno di voi è capitato di cucinare per tutto il pomeriggio come fosse una missione divina e altruistica e alla fine, a cena, ha assaggiato solo una fetta di pane.
Esiste, infatti, una tipologia umana che non dimezza la cena a furia di assaggini durante la preparazione, ma che dona tutto agli altri.
Fenotipo 5: Quello che la sa più lunga di tutti (Giuseppe, il conte del baccalà)
Vostra nonna era la regina della Parmigiana? Siete intimamente convinti di poter insegnare la ricetta originale di un piatto perché siete più avanti di tutti gli altri? Ecco, allora assomigliate a Giuseppe. Con il suo titolo nobiliare nel cassetto, lui è di certo quel tipo di aspirante chef che crede di avere la pietra filosofale della cucina nei geni.
Un po’ di sicurezza non può che far bene, ma tra i fornelli serve anche la giusta dose di mestizia, in particolare se ci si trova di fronte a dei guru della cucina come i giudici di MasterChef.
Stessa cosa dicasi anche se alla vostra tavola è seduto il giudice più spietato di tutti: la nonna.
Fenotipo 6: “Sono cresciuto con le frattaglie, io” (Silvana, casalinga alla riscossa)
Potete vantare un palato fine specifico sul quinto quarto? Se siete stati tirati su a suon di animelle e trippa, venite da una famiglia umile e cercate una via per riappropriarvi della vostra identità partendo dalla cucina, allora potete ispirarvi a Silvana.
Cucinare con ingredienti poveri, ormai, è roba anche da stellati, ma l’approccio genuino alla materia, quello che riscopre i sapori della mamma senza reinterpretarli col 2.0 alla ricerca del visibilio del pubblico seduto a tavola è decisamente apprezzabile.
Voi vi sentite come Silvana?
Fenotipo 7: se sbaglio è colpa di chi mangia (Giagi, li ha mandati tutti a quel posto)
Giagi, nelle prime puntate, non ha passato il turno, ma è comunque una tipologia di aspirante chef dai connotati interessanti. Lei ha fatto disastri, non ha capito i tempi, ha cercato di rimediate raffazzonando e poi, quando i giudici le hanno detto no, si è inviperita come una serpe.
In cucina, in effetti, ci sono anche gli scaricabarile, quelli che prima cucina con amore, poi se qualche commensale ardito accenna ad una piccola critica si trasformano in Cerbero col grembiule.
Se anche voi avete questo limite e non prendete bene il minimo appunto al vostro piatto, oggi potete farvi chiamare Giagi.
Fenotipo 8: perfetto, ma… (Simone, quello che ha dimenticato di salare l’acqua)
C’è anche quella tipologia di cucinassero che mette la massima attenzione al suo piatto. Misura, osserva, controlla, insomma sembra avere la situazione sotto controllo. Ha inventiva e riesce anche ad osare in cucina, ma poi alla resa dei conti, commette un piccolo quasi insignificante errore che pregiudica tutto.
E, con somma mestizia, ammette e si dispiace. Vi siete sentiti vicini a Simone quando ha capito di non aver salato l’acqua di cottura dei ravioli?
Io sì, avrei voluto tirarmi un pugno da sola, in empatia con lui, per tutte quelle volte che avrei potuto davvero fare un piatto memorabile e invece mi è sfuggita la variabile X.
Fenotipo 9: quelli che coltivano-allevano da soli (Nicolò, l’allevatore di galline ornamentali)
Ci sono quelli che vanno a fare la spesa e quelli che la spesa se la fanno in casa. A loro tutto il rispetto del mondo, visto che passano la vita ad innaffiare orticelli sui balconi, dar da mangiare ai conigli, spostare vasi di basilico in base all’inclinazione del raggio di sole alla finestra.
Amo andare a mangiare da questa tipologia umana, perché mi sento al sicuro, in atmosfera non modificata, certa che ogni singola fogliolina o luganega sia fatta pensando al mio benessere.
L’importante è che non si sfidi la ragione iniziando a parlare di scie chimiche.
Dai, pensateci bene e ditemi se vi riconoscete in almeno una delle tipologie.
E se così non fosse, sappiate che poi vi riproporrò la stessa domanda dopo la puntata di Natale di MasterChef, nuovo manuale di sociologia da cucina.
[Crediti | Link: Dissapore, immagini: SkyUno]