Marmageddon.
Per dire dei 9 milioni gli italiani (contati uno a uno?) che al rientro dalle vacanze si mettono al lavoro tra pentole e vasetti per preparare conserve e marmellate fatte in casa. Il classico di fine estate che infiamma i cuori.
Chi non ci ha provato almeno una volta? Quest’anno ho fatto la marmellata di limoni, ricavando alcune considerazioni.
1. Fare la marmellata in casa non è economico. A meno di non possedere la frutta perché orto-muniti, bisogna comprarla. Aggiungiamo la spesa per lo zucchero, il gas, i barattoli.
2. Non so se ne è valsa la pena. Il risultato della marmellata lo scoprirò tra qualche giorno, sino ad allora vivrò nel dubbio. E se non fosse buona?
3. Ci vuole tempo. Ho interrogato sul tema la prode genitrice, spiegandole sgomenta che avevo dovuto tagliare un kg di limoni in pezzi minuscoli mettendoci una vita. Lei impassibile mi ha risposto “Non lo sai che ci vuole tempo per fare la marmellata?”
4. Non ti puoi distrarre. Suona il telefono, guardi i siti, cerchi di scrivere, respiri garrula il profumo che inonda la cucina. Quello stesso profumo che, basta un momento, diventa puzzo. Puzzo di bruciato (c’è anche il rischio che lo zucchero si attacchi al fondo della pentola).
5. Devi iniziare 3 giorni prima. Il marmageddon va programmato, messo in agenda sperando che nessuno abbia bisogno di noi per un po’. Perché i limoni devono stare a bagno, punzecchiati, coperti d’acqua per 3 giorni. Solo dopo si possono usare. Così eccoci tornati al punto 3.
Tutto questo detto, cari preparatori di conserve domestiche, non posso non lasciarvi, lo so, con la ricetta della marmellata di limoni verdi (siciliani) appena preparata.
E buon Marmageddon 2013.
Ingredienti:
1 kg di limoni, buccia non trattata, se credete nel biologico, biologici
zucchero 600gr
2 arance (le mie erano trattale, scegliete meglio di me)
750ml acqua
Preparazione:
3 giorni prima dell’inizio della lavorazione, mettete a bagno i limoni e le arance, punzecchiandone la buccia; devono essere coperti dall’acqua e dovrete cambiarla 3 volte al giorno.
Avrete un buon profumo in casa.
Il terzo giorno tagliate i limoni e le arance in pezzi piccolissimi o fettine molto sottili, togliete tutti i semi e le parti senza polpa.
No, non siete a buon punto.
Mettete la frutta in pentola, e fate cuocere per circa 10 minuti così da ammorbidirla ulteriormente con l’acqua prevista.
Aggiungete lo zucchero e date una rimescolata.
Non distraetevi.
La cottura sarà lunghetta, e io mi sono distratta.
La marmellata sarà pronta quando farete la prova “piattino” cioè ne metterete una piccola quantità su un piattino e faticherà a scivolare.
Vi avviso che in questa marmellata ci sono i pezzi.
Marmellata cotta, fuoco spento, si invasa in contenitori di vetro sterilizzati come più vi piace (microonde, forno, pentola). Il contenuto è bollente, state attenti.
Due scuole di pensiero ora: la prima chiede barattoli bolliti in pentola, ben separati e protetti da canovacci. L’altra (la mia), pretende barattoli capovolti, sistemati in luogo protetto, avvolti da qualcosa che li copra.
Intanto ingannate il tempo preparando le etichette, googolando ne troverete di bellissime, gratis e super personalizzabili.
Avete notato, sì, che dalla ricetta mancano pectina e agar agar? E’ perché nella parte bianca gli agrumi sono ricchi di pectine, per una consistenza più che discreta non c’è bisogno di aggiungere nulla.
Se la frutta è poco acida come nel caso dei fichi, unire un po’ di succo di limone aiuta a addensare la confettura. Ma di confetture parliamo la prossima volta.
[Crediti | Link: L’Espresso Food&Wine]