Se un cibo cade per terra, quanti secondi ci vogliono perché venga attaccato dai batteri? Dipende, la leggenda metropolitana dice 5 secondi. Una sciocchezza secondo gli studi approfonditi più recenti. Che anzi, definiscono tutta una fenomenologia in base al tipo di cibo e di superficie su cui il cibo si posa. Con risultati spesso discordanti.
D’accordo, raccogliere e mangiare cibo caduto per terra non è il massimo dell’etichetta, ma se dovesse capitarvi, più il cibo ha una superficie umida maggiore è il rischio che venga intaccato dai batteri cattivi in poco tempo.
Ma se una superficie secca (come quella di un tappeto) incontra un biscotto secco, ci possono volere fino a 30 secondi.
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Le cose cambiano se a cadere è la pasta, oppure il pane, o ancora dei dolci appiccicosi, e se i pavimenti sui quali cadono sono lisci, ruvidi o coperti con la moquette.
Non è così secondo la ricercatrice la ricercatrice americana Jillian Clarke, che nel 2003 ha dimostrato come anche una brevissima esposizione può contaminare il cibo con il (fastidiosissimo) batterio Escherichia coli. La salmonella, secondo lo scienziato Paul Dawson, si trasferisce in un secondo.
Dalla regola dei 5 secondi a quella degli 0 secondi.
E quindi? Nessuna certezza. E’ un po’ come giocare alla roulette russa con la pistola, dicono sul sito Smithsonian (il video è divertente). Comunque, in generale, mangiare cibo caduto in terra, quale che sia la quantità di tempo passato sulla superficie, porta con sé «probabili rischi di infezione».
[Crediti: Slate, Il post, Smithsonian]