Una volta si discuteva della posizione delle posate e si sprecavano manuali su come mangiare le lumache al ristorante. Oggi l’argomento “etichetta a tavola” viene declinato solo nell’ambito smartphone, con moralismi di vario genere sulle relazioni interpersonali al ristorante che si sono fatte più “social” a scapito della relazione umana.
Scontro titanico tra intelligenze artificiali ed emotive, il problema non può risolversi né col veto assoluto imposto dal ristorante, né con manifesti anti cellulare di food writer da mezzo mondo.
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È sbagliato generalizzare e, cosa ancora più pericolosa, non si può essere così ipocriti da dire che “noi no, non lo facciamo mai”, perché sembreremmo tutti arcaiche nullità senza contatto col presente (ove per nullità si banalizza il concetto che “senza smartphone non esisti”, il che è tragicamente vero.)
E voi, convinti fautori del non uso a tavola, non vi prendete la briga di correre a gridare allo scandalo perché costituite una minoranza assoluta. Siatene coscienti. E il fatto di essere rimasti in pochi, mi fa credere che vi estinguerete presto.
Negli scorsi giorni sul gastro-web ha tenuto banco lo studio di un ristorante di New York che si è preso la briga di sbobinare le registrazioni in sala dei propri clienti, per arrivare alla conclusione che nel 2004 (senza distrazioni twitteriane ed estensioni tecnologiche degli arti) per consumare un pasto i clienti impiegavano 65 minuti, mentre nel 2014 ce ne mettiamo in media 115. Okay, la fonte non è il New York Times ma i dati fanno comunque impressione.
Il tutto, ovviamente, perché manipoliamo lo smartphone ancora prima di ricevere il menu, auto sabotiamo il pasto caldo con foto di rito per i social, condivisioni di posizione, a volte anche recensioni in diretta.
Sulla Rete si grida allo scandalo, soprattutto a voce di quegli integralisti che si vantano di poter rinunciare senza drammi allo smartphone durante il pasto.
Uno studio più generale ci racconta di quante volte al giorno controlliamo il nostro telefono (e sono 150), quindi anche durante l’orario di cena credo si possano prevedere alcuni accessi.
Quella di smanettare bulimicamente col cellulare non è una moda, che per definizione si esaurisce presto, ma una sorta di comportamento collettivo frutto di un cambiamento epocale che è già avvenuto e che continua la sua evoluzione. Non essendo ancora arrivati al dono dell’ubiquità, il nostro smartphone sopperisce a questa mancanza e ci assicura connessione con chicchessia in tempo reale, per condividere (tra le altre cose) uno dei veri piaceri della vita: il cibo.
Non si può cenare in un ristorante stellato tutti i giorni, è un fatto da ricordare anche un dessert che ci entusiasma o una presentazione del piatto che sfida la gravità. Cosa vi disturba tanto se, felice della mia ordinazione, scatto una foto?
E se aspetto una mail urgente dal lavoro non mi è perdonata una sbirciatina al telefono ogni quarto d’ora? E se muoio dalla voglia di vedere come avete commentato un mio articolo e apro un attimo Safari per riaggiornarmi sono da mettere al rogo?
Sapete secondo me cosa rende sbagliato un comportamento come questo? L’incontinenza, è ovvio. Non ci trovo nulla di sconvolgente nel distrarsi dalla conversazione, che forse in quel momento langue (come accade in tutti i ritrovi sociali) per soddisfare un bisogno trascendente di ubiquità.
Non ditemi che nel frattempo il cameriere non controlla un attimo la mail, o che lo chef non sta facendo un reportage fotografico di auto-incensazione in diretta dalla cucina.
Il phubbling non è un reato, e qualche distrazione sarà pur concessa, nei limiti del buongusto.
Gli smartphone hanno rallentato il servizio al ristorante? Personalmente controllo-posto-cerco anche durante la cena in compagnia a volte, ma non mi è parso di fare torti imperdonabili agli altri commensali o al ristorante. Il problema è la misura, e quando si tratta dei compulsivi del telefono solitamente non c’è misura.
Tanto lo so che alcuni di voi si professeranno incolumi da ogni tipo di propensione allo smartphone a cena. Ecco, per voi un consiglio: potete scaricare dei poster per scoraggiare i vostri amici dall’essere incontinenti e condividere le vostre frustrazioni.
[Crediti | Link: Kitchenette, Kpgb, Corriere, Stophubbing]