Noi figli delle stazioni ferroviarie puzzolenti, accalcati nei treni perennemente in ritardo, con la puzza sotto il naso, quella vera, quella che non ti togli di dosso fino all’arrivo a casa.
Nulla fino ad ora ci ha coccolati, neanche le finto pretenziose sale d’attesa di Trenitalia o Italo.
Per mangiare qualcosa di decente dovevamo fino a ieri arrivare a casa da mammà, oppure per caso o per scelta arrivare a Roma Ostiense e farci accogliere dalle calde braccia di Eataly.
Mentre gli aeroporti un passo in avanti nel tempo ce l’hanno concesso, le stazioni sono sempre state luoghi oscuri, che ci costringevano a rifugiarci nei Tuc a 1,50 € accaparrati di corsa alle macchinette dei binari, nei pasti firmati Vissani preconfezionati e deludenti di Trenitalia, o nelle creme fredde e costose dei menù di Italo.
Da oggi mi sento più serena ad approdare in anticipo di qualche minuto alla stazione centrale di Milano.
Autogrill, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, ha inaugurato il 24 aprile il suo bistrot, il Bistrot Milano Centrale. Dove c’era la sala d’attesa della terza classe, ora c’è un “paese dei balocchi” dove poter mangiare o acquistare un buon pasto da consumare a bordo. Autogrill si evolve, pronto a gettare nell’oblio Rustichelle e Capri.
Concepito come un mercato coperto di città, quando si varca la soglia non c’è che l’imbarazzo della scelta tra le diverse aree tematiche o banchi.
Quello dei panificati, col miracolo della preparazione di diversi tipi di pane e pizza che si compie sotto gli occhi dei viaggiatori, il tutto preparato in giornata con lievito madre e farine lombarde.
I dolci e gli ottimi croissant farciti al momento, prodotti secondo la ricetta dello chef Luca Montersino e della pasticciera Valentina Meda di “C’era un torta”.
Il banco dedicato alle bevande con caffè, infusi, tisane, tè, carcadè e nientepopodimeno che la cuccuma per un caffè napoletano d’altri tempi.
E ancora l’angolo con frutta e verdura fresca, che alla stazione di Milano non si vedeva da tempo immemore con centrifugati, frullati, insalate e macedonie di tutto rispetto.
Una citazione d’onore allo street food, che per quanto strizzi l’occhio alla moda, offre benefici insperati e la possibilità di salire in treno con un cartoccio di mondeghili, riso al salto, pesciolini fritti, patatine e un sorriso da bambini.
Il pastaio intanto trafila live una buona pasta fresca di giornata da mangiare o da comprare; la gastronomia regna con una bella selezione di salumi e formaggi locali, dai prosciutti Marco D’Oggiono ai formaggi Il Boscasso di Ruino e buone mostarde, panini degni di questo nome, sandwich con pane di mais e salame d’oca, pan-patata e pancetta, e ottima lista di vini e birre, crude e biologica o in bottiglia con l’onnipresente Baladin.
Da lontano mi cade l’occhio sull’angolo “acqua del sindaco”, dove viene erogata gratuitamente acqua potabile da un rubinetto libero e disponibile per tutti.
Se non si ha voglia o tempo, invece dei Fonzies si possono acquistare vari prodotti in vendita al market, tra gli altri i prodotti di Cascina Santa Marta, Domori, Anfosso.
Il tutto in un ambiente per la prima volta confortevole, allestito con materiali di recupero ecocompatibili e riciclati, vecchi parquet, decori originali, bancali dismessi convertiti in complementi d’arredo, poltrone di inizio Novecento rivestite con sacchi di juta.
Per finire sgrano gli occhi e dico Wi-Fi free e (sottolineo) funzionante, postazioni iPad a disposizione di tutti, schermi con l’orario dei treni, prese di corrente, libri in consultazione, guide eno-gastronomiche e riviste.
Orario di apertura 5.30 – 22, sogno o son desta?
Bistrot Milano Centrale mi fa venire voglia di andarci anche se non devo partire, le stazioni sono luoghi ricchi di ispirazione e persone. Se pensati in questo modo possono forse trasformarsi da non-luoghi a luoghi reali, con un traffico disgiunto dal tabellone delle partenze. Bravi a Milano, meno bravi nelle altre stazioni.
Ho cercato invano di trovare un posto decente in ognuna delle stazioni delle principali città. Non ci sono riuscita. A Roma Termini per non morire c’è solo la boulangerie Vyta, a Bologna più niente da quando hanno chiuso la tigelleria, a Firenze Santa Maria Novella la depressione mista al sapore di Camogli, a Napoli al massimo una sfogliatella al bar Cibiamo (a destra dell’uscita principale), ma con 5 minuti e due passi ci sono le sfogliatelle di Attanasio.
Per tutto il resto ci siete voi, viaggiatori da binario, che ci salvate con le vostre segnalazioni. Dentro alle stazioni o nei pressi, dove ci si può salvare dal panino stagionato o dalla Luisona di turno?