Avvertenza: prendete questo post seriamente. Quando farà caldo e al tramonto sorseggerete un bicchierino di limoncello prodotto del sudore della vostra fronte capirete perché. Allora mi ringrazierete. Ma sappiate sin d’ora che alle richieste di fidanzamento risponderò picche.
Non perché sia una donna impegnata. La ragione è che siete scettici. Vi ho visti sbuffare mentre leggevate limoncello e so benissimo che avete pensato “orrore, il limoncello sbbattacchiato dappertutto, in tutti i luoghi e in tutti i laghi, ora è su Dissapore.
Ma il limoncello, cari miei, è altro e per fare chiarezza ho preparato queste 10 domande e risposte.
1 Dov’è nato il limoncello?
Beato chi lo sa. Per impressionare l’interlocutore si potrebbe citare Capri, l’isola magica è una seria contendente. Ma gli amalfitani si risentirebbero. Come noto il successo ha molti padri ecco perché l’attribuzione della bevanda è contesa. Dall’altra parte dei monti Lettari si candida Sorrento.
2 Cos’è il boom del limoncello?
Quel fortunato linkage di eventi accaduti a cavallo tra gli anni 80 e 90, quando il limoncello inizia a diffondersi. E’ solo uno dei tanti liquorini domestici con cui gli italiani si deliziano a fine pasto quando arriva il boom.
Il limoncello conquista soprattutto gli Stati Uniti dove oggi si sbucciano montagne di limoni californiani. Ma gli stabilimenti per produrlo si moltiplicano ben al di là del golfo di Napoli, ce n’è uno persino nella musulmana Turchia, nei pressi di Antalya.
3. Da cosa dipende la cattiva reputazione del limoncello?
E’ una conseguenza del boom. I marchi di liquore al limone, fatti cioè con limoni che la Penisola Sorrentina non l’hanno vista neanche per sbaglio, eppure impropriamente chiamati limoncello, si sono moltiplicati e non sempre la qualità del prodotto è all’altezza.
4. Qual è la storia del limoncello?
Sarebbe legata alla Gran Scuola Medica di Salerno, uno dei pochissimi posti in Italia dove già intorno all’anno Mille si distillavano liquori. Una storia millenaria dunque? Non è sicuro, visto che in Campania sino al XIX secolo si beveva praticamente solo vino e i distillati non erano diffusi.
5. Quando si è diffusa la coltivazione del limone in Campania?
La risposta è più semplice. Intorno al 1500, per avere poi uno sviluppo decisivo un secolo più tardi grazie ai gesuiti. I teli in materiale sintetico che oggi proteggono gli alberi di limone, un tempo erano le cosiddette “pagliarelle”, coperture che i gesuiti poggiavano sui castagni.
6. Qual è il primo marchio registrato di limoncello?
Come detto, e come dovrebbe essere molto di più oggi, il limoncello rimane confinato per secoli alla produzione domestica. Solo nel 1998 la famiglia di un’albergatrice di Capri registra il primo marchio, ovvero “Limoncello di Capri”.
Vincenza Canali era solita offrire ai clienti della “Pensione Mariantonia”, oggi riaperta, il suo “limonillo”. La famiglia Canali produce ancora oggi il Limoncello di Capri secondo la formula originale.
7. Qual è oggi il limoncello più diffuso?
Il Limoncé della Stock, oggi trasferita da Trieste dov’è nata alla Repubblica Ceca.
8. Con quali limoni si fa il vero limoncello nella Penisola Sorrentina?
Il più usato è il limone “Gran Ovale” di Sorrento, in alternativa è particolarmente adatto il limone “sfusato” di Amalfi.
9. Fare il limoncello in casa è complicato?
Ma va! Non c’è niente di più facile.
10. Si può avere la ricetta?
Certo, eccola.
Ingredienti
10 limoni di preferenza provenienti da Sorrento o Amalfi. Se siete sicuri che non sono stati trattati è meglio. In alternativa lavateli a lungo in acqua pulendo la superficie con una spazzola.
1 litro di alcol a 95°, fate in modo che sia di buona qualità.
600 grammi di zucchero
1,5 litri d’acqua
Non è difficile ma fare il limoncello in casa può essere noioso. Ebbene sì, dopo aver lavato con cura i limoni bisogna sbucciarli. Può tornarvi comodo il pelapatate. Fate in modo che rimanga solo il giallo della buccia.
Prendete le bucce di limone tagliate a strisce sottili e mettetele in un recipiente a chiusura ermetica.
Versate 750 ml di alcol e lasciate per un mese il recipiente in un posto possibilmente poco illuminato. Un paio di volte alla settimana date una bella agitata.
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Passato il periodo fate sciogliere lo zucchero nell’acqua a fuoco molto basso. La dose di zucchero indicata è inferiore agli standard della ricetta, potete toglierne al tri 100 grammi se vi aggrada. Una volta che lo sciroppo si è raffreddato, unitelo al resto del composto con i restanti 250 ml di alcol.
Dopo 20/25 giorni di ulteriore riposo non resta che filtrare il limoncello, metterlo in una bottiglia e conservare nel freezer. Consumatelo antro 3 settimane, ma se avete seguito scrupolosamente tutti i passaggi non avrete bisogno di questa avvertenza.
[Crediti | Link: Barfly. Foto: Luxirare, Laney loves, Snippets of the day, Jcratzlaff files, Whereisstef]