Cara Guida delle Osterie di Slow Food, anche quest’anno temo che tu abbia perso l’occasione di essermi d’aiuto nel segnalare posti in cui mangiare bene e spendere il giusto.
Aldilà della questione letterale a proposito del termine Osteria, sulla quale vi siete già meravigliosamente accapigliati un anno fa, per me Osteria è semplicemente un posto dove andare le sere infrasettimanali in due o con gli amici quando decidiamo: “si potrebbe anche cenare fuori”. Per attrarmi, l’Osteria deve essere facile, informale e soprattutto deve avere un prezzo giusto.
Un prezzo che mi permetta di tornarci più e più volte, proprio per sposare la causa del mangiare i prodotti del territorio custoditi e tramandati da orgogliosi osti. E quando dico spendere il giusto, per me che sono abituata a cenare fuori la maggior parte delle sere della settimana, intendo una cifra inferiore ai 35 euro.
Cioè la cifra che tu, cara Guida, indichi invece come prezzo in cui assestare il tuo concetto di giusto, che evidentemente è lontano dal mio.
Sopra i 35/40 euro, per me si scivola in quell’insidiosa e difficilmente presidiabile “fascia media”, dove si annidano la maggior parte delle fregature, e dove vanno cercati con il lanternino luoghi che sono riusciti a ricavarsi una propria identità, come i nuovi bistrot o le trattorie di ricerca.
Per questi posti serve un’altra guida, però.
L’osteria deve fare l’osteria. Deve farmi stare bene, mangiare genuino, tornare a casa presto per guardarmi un film in seconda serata e non farmi trascorrere il resto della notte insonne a ingoiare citrosodina e chiedermi se sia stata rapinata.
Io, cara Guida, ti compro ogni anno, ti scarico sull’Iphone e ti consulto spesso e volentieri, ma mi cadono le braccia quando vedo che a Bologna tu mi citi tutte le volte l’Osteria Bottega dove, si, le tagliatelle con il Culatello e la Cotoletta alla Bolognese sono buone, ma spendo ben oltre i 35 euro, fidati di me. Ho anche altri esempi: Consorzio Torino, carta: 35€/55€ euro, Il Conte Matto a Trequanda, carta: 22€/48€, Ai Due Platani a Coloreto, carta: 27€/50€. Posti in cui, se vuoi fare un pasto completo, spendi più di 35 euro.
Il fatto è che, cara Guida, se mi stai dicendo che in quel determinato posto spendo 35/50 euro per mangiare bene, non mi stai dando una informazione né preziosa, né saliente: se spendo 35, 40 o 50 euro, io pretendo di mangiare bene. In caso contrario, è una gran fregatura. E ci mancherebbe altro.
Quindi cara Guida di Slow Food, quel che ti chiedo per il prossimo anno, se puoi, è di abbassare l’asticella: prova a fare la decrescita felice per davvero, e segnalaci i preziosi, imperdibili e rivoluzionari locali (tu chiamale, se vuoi, Osterie) dove si può mangiare bene, a meno di 35 euro, o meno di 30 addirittura.
Mi piacerebbe che fossi tu, cara Guida alle Osterie di Slow Food, a risolvermi questo problema e che i tuoi osti (a cui Carlo Petrini il fondatore si è rivolto durante la presentazione della Guida con queste parole: “Voi trasmettete nei vostri locali il senso del buon vivere, della felicità. Beni immateriali ma straordinari. Siete un patrimonio inestimabile della nostra Italia, in cui ritrovare pezzi della nostra storia, della nostra identità”), fossero stimolati proprio in questo:
farmi cenare bene a meno di 30/35 euro, cosicché io, una o due volte alla settimana, possa essere felice e in grado di onorare il loro lavoro.
Io credo, cara Guida, che questa debba essere la sfida che tu dovresti presidiare, altrimenti, poveri noi, continueremo a starcene in casa a guardare i food show o andare al fast food.
Mi spiace ammetterlo, Guida cara, ma non posso che dare ragione ad Antonio Pascale che su La Lettura del Corriere di qualche settimana fa scriveva a proposito di Slow Food e di agricoltura un bel ragionamento che si può traslare anche quando l’ideologia della chiocciolina esce dai campi ed entra in tavola: se non prenderà piede una proposta gastronomica popolare capace di rendere compatibile la favola e i numeri, non riusciremo mai ad attuare quella meravigliosa rivoluzione che ci state raccontando. Perché se gli obiettivi professati sono giusti e condivisi, gli strumenti devono essere, ahimè, rivisti.
Quindi cara Guida, scegli cosa vuoi essere: un elenco dei posti che costano dai 35 ai 50 euro, o una vera mappa di luoghi in cui i beni della terra sono trasformati in piatti succulenti e alla portata di tutti?
In precedenza:
Opinione Impopolare – Eataly sì, Eataly no, Eataly gnamme, se famo du spaghi.
Opinione Impopolare – I giornalisti che non pagano al ristorante sono comunque meglio di Tripadvisor.
[Crediti | Link: Dissapore, La Lettura, immagini: Slow Food]