L’altra sera mi è capitato di riflettere. Accade di rado, solitamente nelle lunghe attese notturne della metro verde di Milano (mia nemesi, l’ultima volta che ne ho usufruito senza attenderla almeno 22 minuti l’Inter giocava un bel calcio) mentre fisso il distributore di cibo. Lo guardo intensamente, chiudo gli occhi e spero si materializzi qualcosa di più gustoso. Non funziona. Il tramezzino rancido della mamma (probabilmente chimica) prodotto in Mesopotamia, ma con ingredienti DOP e scadenza nel 2018, continua a fissarmi. Non scorgo nemmeno lo Snicker, sulla cui conformista solidità e il raschio dolciastro alla glottide si può sempre contare.
Perché nessuno scrive sopra certe cibarie “provoca il cancro” o “non esistono ancora reali dimostrazioni di come si conservi integro” invece di “contiene solo 14 calorie”? Sono triste.
Ah si, riflettevo. Scorgo segnali inquietanti nel nostro mondo della masticazione. Una volta si mangiava, punto. Poi si è cominciato a scoprire e a discuterne, spesso guardando nel piatto dell’altro con intenti moralisti. Poi si è mangiato cercando il consenso sociale, il petting edificante della nicchia. Successivamente ci siamo abituati a “degustare” piatti rigorosamente freddi, per fotografarli adeguatamente, post-produrli e postarli.
O, peggio ancora, ci si è abituati a dire all’altro cosa sia giusto mangiare.
Come dimostra l’assalto dei contestatori al Cereal Killer Cafè di Londra per una tazza di cereali a 5 €, attualmente credo di poter dire che siamo entrati nella fase in cui se non si mangia bene finisce in rissa. E non è detto che a menare sia chi ha ingurgitato bagagli poco edibili. O chi ha minacciato di ricorrere alla cloaca sui generis di TripAdvisor.
Urge insomma una top ten delle più grottesche risse da cibo, con tanto di titoli che ricordano il vecchio e sano poliziottesco italiano, in attesa che questa maledetta metropolitana mostri le sue obsolete forme.
1. Apriamo con le manifestazioni esibizioniste di un intellettuale organico. A Venezia, il sedicenne raffinato decide che è ora di tirare giù le braghe dentro un ristorante. Un casertano la prende male, ma finisce tra urla e disapprovazione e non volano schiaffi.
Percentuale di violenza: 5%
2. Gloriosa concussione passionale: nella gelateria da Bepi in provincia di Padova, un 23enne è entrato accusando uno dei titolari di aver fatto lo splendido con la sua fidanzata. Urla, spinte e poco altro.
Percentuale di violenza: 15%
3. Grandissima azzuffata tra dipendenti, nell’inedito contesto milanese (alla Rinascente!). Esce un piatto mal eseguito: l’aiuto cuoco egiziano di 33 anni la prende con filosofia e assesta un pugno al responsabile di sala.
Percentuale di violenza: 30%
4. Avete mangiato bomboloni in spiaggia a Livorno quest’estate? Mi pare una scelta nefasta. Eppure devono essere ambiti considerando che i venditori si sono picchiati ben bene per ottenere il posto migliore. Scambio di carezze di rara furbizia visto che l’intervento dei carabinieri ha messo in luce il generale abusivismo e chiuso baracca e burattini.
Percentuale di violenza: 35%
5. Le botte per una birra fanno molto pub inglese, ma capitano anche a Pescara. Il fenomeno in questione ordina una birra e dopo il rutto finale di ordinanza informa la barista di non avere soldi per pagarla. Direttamente da un B movie americano arriva il classico interventista che deposita il piede del tavolo sulla testa dello scroccone. Sto controllando se il giustiziere è candidato nella Lega alle prossime regionali in Abruzzo.
Percentuale di violenza: 40%
6. Come non passare alla più classica rissa da film scorsesiano? Succede a Somma vesuviana, durante un cenone di Capodanno. Gente che s’incrocia lo sguardo, si scambia complimenti e poi cominciano a volare tavoli e cinquine. Qualcuno avrà anche estratto il ferro.
Percentuale di violenza: 50%
7. Gastrofanatismi inusitati: a Darwin, in Australia, probabilmente proprio come omaggio alle teorie darwiniste, Francesco Cristoforo ha minacciato con un coltello un collaboratore, reo di aver messo mano alla ricetta della pizza. Geniale la strategia difensiva dell’avvocato: «Francesco è un cuoco appassionato che ha a cuore l’arte della pizza». 4 mesi di carcere.
Percentuale di violenza: 60%
8. Non protestate a Venezia che scatta il quattro contro uno. Succede a un turista che si becca una bistecca non gradita (cosa rarissima in zona Piazza San Marco…), decide che il locale non merita i suoi soldi. Lo prendono, lo lanciano per terra e giù botte!
Percentuale di violenza: 80%
9. Figurarsi se poteva mancare Mafia capitale anche se non mi è chiaro il riferimento. Eccoci con una grandiosa apertura all’action cantonese dei bei tempi che furono. Gli ispettori vogliono chiudere un ristorante cinese. La risposta è delle più civili: tirano fuori i coltelli.
Percentuale di violenza: 85%
10. Questa non fa ridere per niente, difficile sdrammatizzarla. Ristorante a Battipaglia: mangiano, non pagano il conto e tirano fuori i coltelli. Risultato: feriti il cameriere con un taglio al collo mentre il titolare è stato colpito all’altezza della vena giugulare con un taglio di ben 12 cm.
Percentuale di violenza: 99%