Caro Paolo Valentino del Corriere della Sera ti sbagli. I rapporti dell’Onu avranno anche identificato gli insetti come uno dei gruppi di cibo alternativo alla carne per le future generazioni, ma io non spendo 300 euro nel primo ristorante del mondo, il Noma di Copenhagen, per mangiare formiche vive nello yogurt.
Te lo dico per un salvifico senso del ridicolo che, grazie al cielo, mi accompagna da sempre e da sempre rimane vigile.
E mi dispiace farlo, perché son contento che tu abbia “cucinato con Ferran Adrià, pelato e tagliato a rondelle gli asparagi bianchi per i suoi gamberetti saltati, giocato a pallone e discusso di pittura e cucina con Massimo Bottura”.
È bello meravigliarsi per le cose che succedono e possono succedere solo al Mad Food Symposium, ovvero “la riflessione più d’avanguardia e coraggiosa sul futuro del cibo e della gastronomia” lanciata da Rene Redzepi nel 2011. Lui è il sempre più carismatico cuoco del Noma, appena confermato al vertice della classifica dei 50 World’s Best Restaurants per la terza volta consecutiva. Ha la dinamite che serve per stare nelle convenzioni uscendone.
Non posso che esser d’accordo con te, caro Paolo Valentino del Corriere della Sera, l’intuizione di riunire cuochi, piccoli produttori, accademici e appassionati da ogni angolo del mondo per discutere di appetito, il motore che ci obbliga a esplorare il mondo con i nostri sensi, la nostra capacità di gustare, toccare, sentire, vedere e riflettere è geniale.
Ma la dimostrazione offerta dal Nordic Food Lab di Rezepi, o se preferisci, il piatto proposto dal menu del Noma, e cioè formiche vive speziate con foglia di citronella e coriandolo, croccanti e acidule, quello mangialo tu per me. Senza complimenti.
Non si può mica prolungare un bluff in eterno, copertina di Time o non copertina di Time.
[Crediti | Dissapore, immagine: GrubStreet]