Genio e sregolatezza: concetto che definisce meglio di altri, partendo da Maradona e arrivando al popolino, tutti i più o meno illustri colpi di ingegno partenopei. In questi giorni Napoli torna a farci sognare con il Kepurp (letteralmente un kebab di polpo): esempio di genio e sregolatezza firmato da Ciro Salatiello, lo chef del Marina di Castello Resort di Castelvolturno, noto ai più come il cuoco del Napoli Calcio.
Quest’uomo, a un passo dalla santificazione della Rete, se n’è uscito con questa chicca gastronomica che ridefinisce il concetto di cucina fusion serpeggiante, ma di cui Napoli sembrava digiuna.
D’altra parte, nella patria della pizza, della pasta e della mozzarella (segue una lunga sfilza di “eccetera”) i piatti tradizionali bastano e avanzano. Ma, evidentemente, era ora che la napolitanità si aprisse alla contaminazione verace.
C’era una volta un argentino con la maglia della Cirio, e a quello si limitava il concetto partenopeo di fusion. Oggi abbiamo il Kepurp ed è come se un pezzo di Turchia si affacciasse sul Golfo di Napoli e si ammantasse di un alone di fighetteria a mo’ di “spuntino da piazzetta di Capri”.
E (avevate dubbi?) sono bastate 48 ore per uscire tutti pazzi per il Kepurp. I siti rimbalzano la ricetta ufficiale apparsa sul libro di Salatiello “Gli ingredienti di una vita” (è facile, bastano 1, 5 kg di polpo eviscerato, uno di grosse dimensioni o più polpi piccoli, e una bottiglia di plastica da 1,5 litri, sale quanto basta), impazzano interviste allo chef.
Ovviamente se ne fa un gran parlare, ma in pochi hanno davvero assaggiato questa specie di massiccio cilindro che, rispetto al classico kebab, non ha carne ma insalata di polpo.
Ma si sa che, a volte, è l’idea in sé che conquista le genti (ah… le questioni impalpabili di marketing!). E visto che oggi più abbandoniamo forchette e coltelli tornando alla postura manuale da panino e più siamo felici, il polpo da mangiare nel panino piace anche senza essere assaggiato.
No, non l’ho assaggiato, ma lo assaggerei volentieri: ve lo dico. Nel frattempo, come tutti, è necessario che ne ricavi una personale interpretazione filologica. In pratica: il polpo mi perde in eleganza, il kebab mi si fa chic. Lo spiedone turco si eleva al rango di genio, il polpo subisce una metamorfosi in sregolatezza.
Ma attenzione: se non erro il procedimento adottato dallo chef napoletano è lo stesso di quello usato per fare il triste noto (per quanto mi riguarda) carpaccio di polpo.
Avete presente quello già affettato e messo sottovuoto che si trova al supermercato? Ecco, esattamente quello.
Solo che, in questo caso, la maestria di Pulcinella lo svecchia e lo rende più appetibile al popolo del trend gourmet. E intanto Salatiello dichiara di voler registrare il brevetto e magari anche aprire diversi punti vendita di street food di Kepurp.
Di nuovo genio e sregolatezza: non so se mi sento presa in giro o a quest’uomo bisognerebbe fare un monumento. Scriverò una lettera a Maradona, lui che ha la mano de dios mi svelerà tutti i segreti del “porpo”.
[Crediti | Link: Dissapore, immagini di Luciano Furia pubblicate da Scatti di Gusto]