Oh, Junior MasterChef Australia è così, così sbagliato. Bambini dai 8 ai 13 anni barbaramente coinvolti in un talent show culinario noto per livelli di pressione tali da ridurre a un’informe maschera di lacrime e muco nasale anche uomini adulti.
Ovviamente, io lo adoro. Dopo la visione di alcune puntate (la prima stagione è in onda giovedì, sabato e domenica, insomma quasi tutto il tempo, su Sky1) forse lo preferisco alla versione per adulti. Prima di darmi della pazza sadica (ti ho visto, commentatore anonimo!) lasciate che vi spieghi perché.
Prima di tutto, l’atmosfera è molto diversa. I giudici sorridono sempre, sono affettuosi e incoraggianti. Quando i piccoli concorrenti consegnano piatti evidentemente nati male, loro li assaggiano e dicono: “Ottima idea. Magari io ci avrei messo un po’ più di (inserire ingrediente redimente)” oppure “ah, il sapore è molto buono. Certo, forse l’aspetto di questa zuppa di frutta e cervello (BRAINS!) poteva essere un pochino più curato”. Gli aspetti più cruenti sono evitati: le eliminazioni dalla gara, ad esempio, non sono singole ma coinvolgono un piccolo gruppo di bambini, cui vengono rivolti grandi complimenti e coccarde e premi di consolazione.
Poi ci sono loro, i bambini. Talentuosi e un po’ fanatici, dicono cose come: “Questo piatto è un tributo allo chef Heston Blumenthal: purtroppo non avevo a disposizione il fellandrio e quindi per estrarre la clorofilla ho utilizzato il prezzemolo”. Inoltre, sono sempre gentili gli uni con gli altri: applaudono i successi dei compagni, si dolgono delle défaillance altrui. Nessuno dice cose come “ti faccio un c**lo così”. La sensazione prevalente è che il futuro appartenga ai secchioni gentili, il che mi genera grande ottimismo.
Inoltre: senza essere didascalico, il programma mostra un atteggiamento verso il cibo piuttosto educativo. Esempio: in un episodio i bambini devono preparare un piatto utilizzando fegato, cervello e rognone di agnello. Solo uno dei piccoli concorrenti ha familiarità con gli ingredienti, gli altri improvvisano: presentano i piatti ai giudici, che li invitano ad assaggiare. I bambini nicchiano, e i giudici insistono con gentilezza: il cibo si assaggia sempre. Obbediscono: a uno il fegato piace, un altro è un po’ sgomento alle prese con il cervello, ma nel complesso è una scena piuttosto edificante.
Il che è ottimo, soprattutto perché mi consente di delegare il progetto educativo della mia futura progenie alla tivù (l’avrei fatto comunque, ma ora posso scegliere tra Junior MasterChef e, diciamo, Forum).
Originario dell’Australia, il format sta per arrivare anche negli Stati Uniti, dove sono in corso i casting per la prima stagione- come racconta questo articolo di Eater, intitolato “Nascondete i vostri bambini: arriva Junior MasterChef America“.
E in Italia? Per il momento, il silenzio è fitto, ma si sa che anche da noi se ne è discusso. Io sono prontissima. Se le selezioni per il MasterChef ufficiale non sono alla mia portata, a Junior MasterChef intendo candidarmi adottando la tecnica delle attrici porno agée: farmi i codini, e sperare mi ringiovaniscano abbastanza.
[Crediti | Link: Dissapore, YouTube, Sky Uno, Sky, Eater. Immagine: Telegraph]