Il commercio facilita la convivenza. Se il primo ministro di colore italiano subisce provocazioni razziste, c’è un posto a Roma, il mercato dell’Esquilino, che presenta un’immagine diversa.
Quella di un Paese che diventa terra di immigrati, “cuore vibrante“, ha scritto ieri il New York Times in un articolo lungo e idilliaco (pure troppo) sul mercato vicino alla stazione Termini, della Roma sempre più multietnica.
Ci siamo montati la testa. Così abbiamo compilato una lista dei mercati di vicinato italiani che istigano alla spesa. Non solo per le meraviglie della mercanzia, anche per l’allegra coesione di banchisti e clienti da tutto il mondo lungo le corsie.
1. NUOVO MERCATO ESQUILINO, ROMA
Realizzato alla fine dell’Ottocento, non lontano dalla stazione Termini, si è trasformato nei decenni in un luogo multietnico con nuovi odori, colori e soprattutto sapori: “dalle spezie più penetranti agli ortaggi dalle forme più bizzarre”, scrive Mercati di Roma. Fino al 15 settembre 2001 quando i banchi sono stati trasferiti nel nuovo mercato Esquilino.
Ospitato in uno spazio coperto, l’ex caserma Sani, oggi è un posto abbastanza unico a Roma per trovare spaghetti cinesi e salse di soia, basilico tailandese, riso basmati, carne halal, salumi romeni, ortaggi dai nomi poco pronunciabili, spezie da ogni angolo del mondo e riso di tutte le forme e dimensioni.
2. MERCATO RIONALE NOMENTANO, ROMA
Ospitato in un bell’edificio umbertino dal 1926, oggi il mercato Nomentano è la logica conseguenza di una visita al Macro, il museo d’arte contemporanea, o dello shopping di rinomanza etno-chic nei negozietti intorno a Piazza Fiume.
A far tacere i languori di ogni genere provvedono il pollo ai 22 sapori del macellaio Bruno Quinzi, super romanista come da copione, e gli ortaggi dei banchi che sono lì da sempre: zucchine, carciofi romaneschi, agretti e fave. Altra attrazione il minestrone con le verdure già tagliate, se non altro per lo spettacolo dei verdurai sempre intenti a capare broccoletti e puntarelle. Chi non ha problemi di linea si candidi per l’incursione al baretto della Mary: un paio di invitanti crostate fatte in casa le trovate sempre, insieme a un caffè da sorseggiare sotto le arcate.
3. MERCATO ORTOFRUTTICOLO, MILANO
Uomini, merci, carretti, cassette, carni, pesci, frutta, grida. Il più grande mercato d’Italia, esteso per 438 mila metri quadri e frequentato ogni giorno da 9 mila persone, è una Babele, ma ordinata e precisa, come si conviene a Milano.
Aperto ai privati solo il sabato mattina dalle 9, è una sfilata interminabile di banchi che vendono frutta e verdura a cassette. Come dire che minimo si comprano 10 chili di insalata, cime di rapa, radicchio, cavolfiori, peperoni, fichi, angurie, kiwi però a prezzi imbattibili per Milano.
4. MERCATO DI RIALTO, VENEZIA
E’ ancora lì, in Campo de le Becarie, nella parte più antica di Venezia. Dove era mercato, probabilmente, già mille anni fa. Avrà anche perso molto dell’antico splendore, ma il fascino della spesa tra le calli e i prodotti provenienti dalle isole intorno resta quello.
Obbligatorio comprare le castraure e in stagione i carciofi violetti di Sant’Erasmo, un’isola della laguna interamente ricoperta da orti. Si tagliano per primi dalla pianta e sono considerati una vera prelibatezza. Da non perdere il mercato del pesce. Andandoci presto la mattina, si assiste alla preparazione dei banchi con la mercanzia, proveniente dai magazzini vicini, trasportata a mano.
5. PORTA NOLANA, NAPOLI
Il mercato del pesce migliore di Napoli e uno spettacolo nello spettacolo: lungo, tumultuoso, rumoroso, tentacolare e vario. Mentre i banchisti strillano gli ultimi arrivi del pescato, investiti da un viavai continuo, ci si perde tra cibo di strada, frutta, ortaggi, bancarelle di cianfrusaglie e suppellettili.
La migliore occasione per goderne appieno è la notte tra il 23 e il 24 dicembre, quando il mercato resta aperto tutta la notte. I napoletani fanno la spesa per il rito del cenone: vongole, spigole, aragoste e capitoni in un’atmosfera festosa. Sembra quasi un rave party, la musica conquista le pareti dei palazzi fino al buio dei vicoli laterali.
6. MERCATO DI PORTA PALAZZO, TORINO
Mille banchi per 50.000 mq. Al mercato di Porta Palazzo si trova ogni bene, profumi, valigie, scarpe, biancheria intima. Ma chi ci viene per le primizie non può fare a meno di notare la bellezza di biete, erbette, coste, rape e topinambur. I banchi di formaggi, allucinanti, riescono a indurre in tentazione gli inappetenti, completano il fronte decine di salumi e specialità piemontesi.
Bonus per gli amanti dei farmer market: dietro la tettoia dell’Orologio, trovate i contadini del Cuneese e del Torinese, con ogni tipo di primizia.
7. MERCATO DELLA TERRA, BOLOGNA
Bisogna andarci. Per compiacersi di come è stata recuperata una zona degradata, la Manifattura delle Arti, e dell’atmosfera autentica, placidamente borghese che si registra tra i banchi del mercato.
Fatto sta che ogni passaggio a Bologna è buono per un carico di raviole, peschine farcite alla crema di cioccolato, “brazadèla” e pinze. Per persone che resistono più facilmente ai richiami della cucina bolognese, ecco pesce, conserve, ortaggi e splendidi formaggi.
8. MERCATO ORIENTALE, GENOVA
Non si snoda per i carrugi, anzi, in via XX Settembre, centro chic di Genova. Dà la curiosa sensazione di un suq mediorientale, però ordinato. Meglio, è tutto fascino in più. In città si dice che quel che non si trova qui semplicemente non esiste. In effetti tra la più disparata mercanzia si trovano frutta, ortaggi, pesce, carne, spezie, piatti cucinati al momento.
Capitolo a parte per le erbe di stagione. Qui si trova il preboggion, ingrediente della cucina ligure fatto di erbe selvatiche brevemente bollite da scegliete tra cicerbita, talegua, pimpinella, dente di cane, cavolo primaticcio o bieta selvatica, prezzemolo, raperonzolo, ortica, pissarella e borraggine. Senza dimenticare il basilico genovese Dop di Prà, l’olio della riviera e le acciughe sotto sale.
9. MERCATO DI CAMPAGNA AMICA, ROMA
Pretesto irresistibile per l’aperitivo fighetto in centro, il mercato di Campagna Amica al Circo Massimo, ospitato nel vecchio mercato ebraico del pesce, è una ottima occasione per fare spesa di cose rare, anche un po’ indie. Ci si va, avendo tempo, anche solo per curiosare o ascoltare i racconti dei banchisti.
Ottimo il pesce di Anzio: spigole, merluzzi, orate e cose meno modaiole come pagello e ombrina. Poi i piatti semipronti, dalle polpette agli spiedini, ottimi hamburgher o semplici involtini solo da mettere in padella. E ancora: frutta e verdura, carni, mieli, olio, vino, pane, formaggi e salumi laziali in assaggio gratuito.
10. VUCCIRIA, PALERMO
Il centro del mercato resta Piazza Caracciolo, la piazza dei pescatori. I tavoli traballanti poggiano su vecchie casse d’acqua guardati a vista da uomini con il grembiule rosso e gli stivali di gomma. Il pescato è esposto su lastre di ghiaccio che i teloni penzolanti dei banchi proteggono a malapena dalla luce bianca e bellissima. I pescatori affettano il pesce spada con tagli precisi mentre i gatti randagi girano intorno, poi avvolgono i gamberetti nella carta bianca per i primi clienti. Ogni tanto bagnano con un po’ d’acqua le loro prede: triglie, gamberi, calamari, branzino e marlin.
Qualcuno tra i più anziani dice che tutto sta finendo, il mercato non resisterà alla speculazione edilizia arrivata ormai fino alla piazza. I fruttivendoli hanno paura perché i clienti diminuiscono e gli speculatori avanzano. Mentre da qualche parte arrivano i profumi delle grigliate di interiora e delle fritture intense. O dei mangiari di strada, delle panelle e dei cazzilli.
[Crediti | Link: New York Times. Immagini: Flickr/Gianlu Colombi, Flickr/Val, Flickr/Amenon, Flickr/Ambrosiana Pictures, Flickr/Laura Whelan, Flickr/Luca Terraciano, Flickr/Hen-Magonaza, Flickr/Nicola Epifanio, Flickr/Fernando Stankus, Flickr/CNV, Flickr/Massimo Zambon]