Bello l’articolo del New York Times sulle cene a casa, un rito sociale e gastronomico in via di estinzione. E da noi? In un mondo ossessionato dagli smartphone (le persone sedute allo stesso tavolo, anziché parlarsi e interagire, si isolano con gli occhi fissi al proprio schermo e si mettono like a vicenda su Facebook), dalle intolleranze alimentari (che per decidere un menu condiviso mi serve un enigmista bravo), dalle case prive di sala da pranzo (com’è che manca sempre una sedia?), organizzare un dinner party è talmente fuori moda e complicato che potrebbe essere di tendenza.
Complice la crisi economica che impone di rivedere il budget “fuori casa”, l’esercito di noi gastrofissati che non scende al compromesso di mangiare al ristorante a meno che non ne valga davvero la pena (altrimenti ceniamo da me, che cucino meglio!), capita che organizzare una cena domestica diventi una delle alternative più rispolverate del sabato sera.
Se ascoltiamo i romantici del neo bon ton, quella del padrone di casa sembra essere un’attività inaccessibile che richiede un mix di doti organizzative, sociali, logistiche, relazionali e gastronomiche. Possiamo anche fregarcene, e spesso lo facciamo. Ma dove finisce il piacere di ricevere e comincia l’impegno di ricevere con un certo stile?
Se vi appassiona l’argomento, conoscerete senz’altro Csaba dalla Zorza che in un suo post scrive “Ricevere è impegnativo perché ti fa sentire giudicata e ti mette, inevitabilmente, nella condizione di voler dare il meglio di te stessa. Credo sia un po’ la stessa sensazione che prova uno sportivo prima della gara: è chiaro che non si corre solo per vincere, ma tutta la preparazione e i sacrifici che si fanno per arrivare in forma alla gara vorremmo che fossero almeno ricompensati con un buon “piazzamento”.
E le sue lezioni di stile insegnano come ricevere in modo impeccabile e adatto a ogni occasione, che sia la merenda dei bambini, il pic nic all’aperto, la cena delle Feste, e così via.
Io non sto correndo ma già comincio a sudare. Noi abbiamo amici che troverebbero quanto mai bizzarro vedersi recapitare adorabili bigliettini di invito scritti a mano che finiscono con RSVP, non disponiamo di posate da pesce, tantomeno di segnaposto intagliati a mano e neppure di un servizio di piatti che conti più di sei coperti tutti uguali.
Ma nonostante tutto, niente ci impedisce di radunare un manipolo di cari per cui cucinare amorevolmente. Oppure no?
Cosa fate, come fate, se lo fate, quando avete gente a cena?
[Crediti | Link: New York Times, Lezioni private, immagine: Ammodomio]