Si è devastato di zuppa forte, piadine, arrosticini, interiora e colatura di alici di Cetara. Ha conquistato tutti a furia di abbuffate e ammiccamenti. Con “Unti e bisunti”, il programma tv di cui sta registrando la seconda stagione, ha scalato l’olimpo della popolarità gastronomica italiana. Ma per Chef Rubio “in Italia si mangia sempre peggio, all’estero, decisamente meglio, qui si spende troppo per avere in cambio poca qualità”.
Un tuffo al cuore sentirglielo dire in una bella intervista, ma è la sua opinione. Chiara e tranchant; genuina come il personaggio.
[related_posts]
Andiamo con ordine.
1. Ci sono cose che, di Chef Rubio, tutti sanno. Nato a Frascati. Ex rugbista professionista. Numero notevole di tatuaggi. Lo chef più sexy mai apparso su uno schermo televisivo, secondo solo a Anthony Bourdain (chi ha citato Filippo La Mantia? Non vi azzardate, eh). Ha 130.000 i fan su Facebook, più di 21.300 su twitter, quasi 6.000 su Instagram.
2. Altre cose che non. Tipo come cucina (“nessuno ha ancora mangiato qualcosa cucinato da me, magari sono una pippa a cucinare”, dice candidamente), o che è vittima di stalking serrato sul librofaccia: “Mi dicono ‘vieni a cucinare’ e io in maniera innocente ‘ma che cosa?’ E la risposta era ‘Mee’. Non sto a dirvi le foto … “. Ma soprattutto che ha una pessima opinione sul livello medio di cucina in Italia o della guida Michelin.
Nemmeno che sta per pubblicare un libro per Feltrinelli scritto assieme alla dottoressa Stefania Ruggeri con il titolo provvisorio “La nuova dieta mediterranea”, sostanzialmente riadattando un vecchio testo di Jeremiah Stamler, il medico che è stato uno dei padri fondatori della dieta mediterranea, scritto anni addietro con Ancel Keys.
Le rivelazioni da occhio sgranato e mano davanti alla bocca arrivano in risposta alla domanda, apparentemente innocua: come si mangia in Italia?
“All’estero si mangia decisamente meglio. Qui si spende troppo per avere in cambio poca qualità. Mi auguro che nei prossimi 5-10 anni l’Italia si rimetta in gioco e che si esca dallo stereotipo del cuoco stufo di stare in piedi e di farsi 14 ore di lavoro. Recentemente sono uscito a cena, a Roma, e sono rimasto davvero deluso dalla bassa qualità del servizio”.
Ma come, Rubio? Tu che sei diventato il paladino del cibo di strada, quello autentico e non patinato, tu che hai girato l’Italia da Nord a Sud per scoprire le tradizioni popolari più veraci … proprio tu mi dici che da noi si mangia male e si spende troppo?
Niente da fare, Rubio ormai è scatenato.
“Oramai neanche le stelle Michelin sono simbolo di qualità, non è quasi mai meritocrazia ma una mera questione di marketing, perché anche le stelle, se vuoi, te le compri. Per chi invece lavora con grandi doti e serietà l’unica alternativa oggi sembra essere la fuga all’estero”.
Okay, è vero, in questi giorni la fiducia nelle guide è ai minimi storici. Ma dichiarare pubblicamente che la Guida Michelin è solo marketing, e che le stelle non si guadagnano ma si comprano, ha un impatto mediatico non trascurabile.
Rubio ne ha per tutti, dalle scuole di cucina: “nel 90 per cento dei casi gli studenti sono considerati portafogli che camminano”, allo street food, quello che fondamentalmente l’ha reso famoso. Alla prospettiva di essere diventato un simbolo dello sdoganamento (e conseguente abuso) del cibo di strada, Chef Rubio replica: “Siamo sempre più filoamericani e totalmente estremi: o vegani o patiti del junk food. Senza vie di mezzo”.
Insomma, il nostro non le manda a dire. E di certo non sostiene posizioni facile o banali. Ma la vera domanda è: quanto siamo d’accordo con il paladino del caciucco e cavaliere del Lampredotto? Su come si mangia in Italia e quanto costa farlo, sulla guida Michelin e le scuole di cucina ha davvero ragione lui?
[Crediti | Link: LeiFoodie, Dissapore. Immagini: Invidia.it, Gnam Box]