Evabbene, più cliché del cupcake c’è solo chi detesta il cupcake. Ma in Italia i piluccatori convinti che ci sia qualcosa di lussureggiante oltre la spugnosa lacca del suo frosting sono in aumento esponenziale. E in generale, i dolci americani non sono mai stati tanto diffusi.
Fateci caso, tra le nuove pasticcerie le insegne finiscono tutte per “bakery”, ormai non ci sono più merende tra amiche ma solo “celebration party” a base di cake desing e sugar art.
Il mito americano è dappertutto: nel frigorifero, nelle pagine di cucina delle riviste femminili, al supermercato, nei food corner delle multisale, nelle proposte gastronomiche dei centri commerciali.
E pensare che quei finti paradisi in tazzina che sono i cupcake sembrano fatti apposta per castrare il nostro desiderio. E compiono il loro primo abuso sul genere umano mettendogli nel piatto l’ingrediente numero uno della detrazione di piacere: la misura.
Chi l’avrebbe mai detto che un popolo di buongustai come il nostro potesse un giorno amare e importare la pasticceria americana?
Ma non tutte le speranze sono perdute.
Se la pensate come noi vi rinquorerà rincuorerà sapere dal Wall Streeet Journal di oggi che l’isteria per quel deposito di conservanti conosciuto come cupcake sta finalmente collassando.
I numeri non mentono:
“Dopo essere stata scambiata a oltre 13$ nel giugno 2011, un’azione di Crumbs Bake Shop, (la principale catena di cupcake degli Stati Uniti, 31 milioni di dollari di ricavi nel 2010, quotata a Wall Street l’anno dopo), è letteralmente affondata arrivando a 1.70$ venerdì scorso, quando Crumbs ha dichiarato che il fatturato 2013 sarebbe stato più basso del 20% rispetto alle previsioni”.
Secondo gli analisti di Wall Street la causa sarebbe la fine della cupcakemania che ha colpito i gourmet americani negli ultimi anni.
Che per i cupcake sia l’inizio della fine? Contateci tra coloro che fanno il tifo, e segretamente confidano che quanto succede negli Stati Uniti abbia ripercussioni in Italia.
Ma molto prima del solito.
[Crediti | Link: Wall Street Journal, Sistema Italia, immagine: Wall Street Journal]