Piccolo compito a casa: aprite il vostro social del cuore. Cercate nelle bacheche e selezionate gli amici o i follower che abbiano pubblicato almeno la foto di un loro piatto questa settimana.
Ora aprite bene e analizzate.
La Rete è colma di pazzi visionari che si credono reincarnazioni di Artusi, eredi di Adrià o gemelli omozigoti di Redzepi separati in culla.
Dall’ego spropositato e dalle dubbie doti in cucina, questi soggetti popolano il web e infarciscono del loro discutibile sapere le nostre bacheche, spesso con seguaci accaniti che ne difendono le ricette come se fossero ampolle magiche dove è contenuta la verità assoluta del buon cibo.
Invece, più li osservi e più ti rendi conto che non sanno quello che stanno facendo, presi da un compito di cui si sono auto investiti e troppo boriosi per ammettere di non essere dotati per la vita davanti ai fornelli.
Abbiamo trovato 7 modi per smascherarli, potete usarli anche voi per capire chi avete di fronte (anche solo virtualmente).
Mescolano ingredienti che fanno a cazzotti.
Uvette, rucola, yogurt greco, barbabietola, polenta, cacio e ravanelli. Ecco un tipico esempio dei sodalizi che i cuochi improvvisati vogliono farci passare per alta gastronomia. Simili a pozioni magiche alla stregua di quelle di Gargamella, si capisce subito che non possiedono la dote dell’abbinamento, unendo tutto l’unibile in virtù di sconosciuti equilibri. Forse non hanno calibrato bene i palati.
Le spezie come mantra.
Partono dallo zafferano, e poi irrimediabilmente finiscono nel curry, passando dalla curcuma al cumino, dal peperoncino alla . Non si spingono alla ricerca di nuovi orizzonti, non conoscono il pepe di Sichuan e si fermano alla speziatura incondizionata e allo stesso tempo basica. Bandite le classiche come la salvia e il rosmarino, troppo banali e poco d’impatto sociale.
L’impiattamento inguardabile.
Se hanno buone doti oratorie (cosa rara), forse vi avranno quasi convinti della loro presunta professionalità in cucina con qualche ricetta dal nome e dalla descrizioni mirabolanti. Costringetevi a fare un passo ulteriore e guardare i loro piatti: allettati su enormi foglie di lattuga. Abbiamo già detto tutto.
De Gustibus.
Non avendo grandi strumenti di spiegazione sul perché mescolare burro, miele e fegato, di solito non partecipano con stile al contraddittorio da social, trincerandosi dietro un mutismo rassegnato segnato dalla difesa d’ufficio “de gusti bus”. Aka come ammazzare una conversazione.
Svelano i loro segreti a tutti.
Quando uno tra i loro likers si prodiga in salamelecchi senza vergogna, il discutibile virtual-social-chef si ringalluzzisce e dispensa piogge di emoticon gioiose, strabordando di suggerimenti per i suoi adepti. Ricordate che gli chef ci regalano una perla ogni tanto e non svelano al mondo i loro veri segreti di successo. La cucina, si sa, è anche roba da spionaggio.
Esotico uber alles.
C’è il lime, lo zenzero, la curcuma, spessissimo il couscous. E non perché stiano guardando con ammirazione alla tradizione gastronomica di qualche paese lontano, ma solo perché la moda lo impone. Scoprite i loro mirabolanti sorbetti dai gusti ambigui, immaginateli solo dalle fotografie che vi propinano. Ecco, quasi di certo l’occhio vi avrà regalato una impressione migliore di quella che conoscerebbe il vostro palato. India, Cina e Giappone sono per loro la stessa cosa: un magma senza forma con il riso come comune denominatore.
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