Un sogno proibito, o forse possibile: la seconda che hai detto. Nemmeno i 30 gradi all’ombra di Milano potevano fermarmi, e no, nemmeno la metro sbagliata che mi ha recapitata con mezz’ora di ritardo.
Guardiamoci negli occhi Chef Rubio: tu e io finalmente soli.
Soli come lo si può essere a un evento stampa con il cuoco del momento, il rugbista convertito che con “Unti e Bisunti” (domenica su Dmax alle 22:10) sta rivoltando l’idea del cibo come status symbol cara all’alta cucina, per riportarla alle basi.
Oggi Rubio non gira l’Italia a caccia dei cibi di strada più singolari, sfidando personaggi umili ma grandiosi, i migliori su piazza nelle loro specialità, no, mi (acc, continuo a dimenticare che non siamo soli) ci aspetta al ristorante Time di Brera, a Milano. Anzi fuori dal ristorante, sotto un gazebo bianco.
Il caldo è atomico.
Vedo pentole piene di ingredienti e scopro che chef Rubio preparerà per noi due piatti: un salmone con insalatina, mirtilli rossi e neri e un cous cous con pollo e mandorle.
I piatti sono buoni, non c’è la birra di “Unti e bisunti”, ma come ogni oggetto del desiderio generalmente irraggiungibile, il centro della scena è sempre lui.
Spenderò due parole per il pubblico femminile, che so si sentirà lusingato per questa confidenza: è proprio come lo vedete in tv, anzi, se posso dire, anche meglio.
Rubio scherza, sorride e racconta un po’ di sé.
Apprendo alla rinfusa che forse si trasferirà a Milano. I tatuaggi sono fatti in Nuova Zelanda. Il segreto per un pollo tenero è la cottura lunga in acqua e aromi. Sa come si dosano gli ingredienti. Non perde mai l’aplomb. Spiega 40 volte la stessa ricetta. Parla spesso romano. Tifa la Magica e non si tocca mai i baffi.
Arriva il mio momento di chiedere, con gli ormoni che danzano bofonchio domande sul cui tasso di interesse non giurerei:
— E’ tua l’idea dei baffi? (ndr ho visto filmati in cui non li aveva)
E’ sua, li porta da settembre scorso, se li è fatti crescere per il matrimonio di un suo amico in India.
— C’è un cibo che proprio non mangeresti?
Nessuno. Anche quelli che più lo hanno messo in difficoltà “visiva” alla prova assaggio si sono rivelati (a) mangiabili (b) buoni.
— Dove ti sei divertito di più tra i posti che abbiamo visto in trasmissione (Palermo, Catania, Napoli e Roma)?
(A dir la verità mi sono scordata di citargli Roma e lui prontamente mi ha ripresa. Sta sul pezzo.)
La risposta è Napoli, dove è stata girata la prima puntata. Perché è come il primo amore, non si scorda mai.
Mi guarda, sorride, “si dice, ma non so se è vero”.
Basta così, il mio test di ammissione al meraviglioso mondo di Chef Rubio è superato, mi congedo con il titolo di groupie (anche perché sento l’astio femminile verso di me oltrepassare il livello di guardia).
Vi saluto come ha fatto lui: “allora, a lunedì!”