Contro la pedante retorica del mangiare sano/giusto/biologico/da allevamento non intensivo e bla, bla, bla, si anima (fortunatamente) un sentimento di resistenza. Soprattutto d’imbarazzo verso il proliferare di un nuovo tipo sociale: colui che non ha un punto di vista etico e politico sul mondo, sul lavoro, sugli assetti internazionali, ma ha opinioni forti sul formaggio da mettere nell’hamburger. Amen.
Ridiamoci sopra tentando un’impresa satura e masochista: colpiamo al cuore l’hamburger gourmet (modello Al Mercato di Milano, che ammetto di adorare però), la sua concettualizzazione a base di ingredienti selezionati, condimenti Dop, customizzazione estrema, con il modello da catena vecchio stile, tutto standardizzazione, design nazionalpopolare e prezzi contenuti.
Insomma, catene di concetto non di prassi: niente Ham Holy Burger per capirci e dentro format di culto come Old Wild West, dove non hanno paura di stereotipizzare una cosa che già nasce come stereotipo: il Tex-Mex.
Pazienza se poi nel marketing tutti straparlano di “eccellenze”, anche nel toast dell’Autogrill. Qui ci interessano quei locali un po’ buffi e pacchiani , da abnorme centro commerciale. Quelli a cui è impossibile dire no, prima o dopo un film in IMAX.
ROADHOUSE GRILL
“Benvenuti a casa” recita il claim pubblicitario dei locali legati al Gruppo Cremonini. Una casa con le mucche e dei solidi tavoli in legno. Insomma un pezzo di paradiso dell’antigourmettismo con divieto di ingresso agli hipster, tessere di fidelizzazione e giornate in cui costa tutto la metà.
Sul fronte della carne e dei condimenti c’è da migliorare, ma taglio e cottura alla griglia si fanno apprezzare.
Numerose proposte, un po’ rigide nella definizione, ma qui dovete attentare le vostre coronarie con il doppio Maxxxi Burger, massiccio sberleffo al salutismo. Non fa davvero prigionieri. Come effetto collaterale potreste riscontrare un’eccessiva sudorazione frontale per le successive 12 ore.
Ma io soffro di iperidrosi, magari a voi va meglio.
AMERICA GRAFFITI
Catena in enorme espansione, la meno nazional-popolare della nostra selezione. Vince facile con l’arredamento vintage e i gadget: format ricercato con una spruzzata d’innocenza americana anni ’50, prima del “fottuto Vietnam” (cit.). Ma anche immaginario da fantascienza artigianale ai tempi della Guerra fredda.
Dubito sia previsto che ogni cliente decifri quest’immaginario, però passa sotterraneamente e porta a decodifiche del genere su TripAdvisor: “Ma che carino il posto!! tutte quelle piastrelle bianche e nere!”
Sia il Fast Food che la versione Diner sfoggiano promozioni e hanno un menù veritiero del modello rievocato, compreso di pasta (che davvero non ho avuto il coraggio di provare), pannocchie e ovviamente l’hamburger.
Provate il Rosty Tower (almeno in versione doppia, o tripla per i diversamente inappetenti), affondateci i denti e non fate troppo i sofisticati. Sapori ricchi, sapidi, discretamente opulenti.
OLD WILD WEST
Tex-Mex for dummies, con menù, nomi dei panini e impiattamento sanamente anni ’90.
Giusto così, però ci ho mangiato spesso esempi irricevibili. Ora, in tempo di guerra tra hamburger si sono adeguati alla vulgata modaiola.
Ma hanno anche alzato l’asticella qualitativa nei lori centri.
Provate il Wild Burger: la polpetta è ancora sospettosamente troppo gommosa, ma il morso e il gusto complessivo hanno un tasso altissimo di guilty pleasure.
BURGER KING
Suggestione o realtà?
Ho sempre trovato i loro hamburger superiori a quelli dei cugini di McDonald’s.
La comparazione definitiva andrebbe fatta alla cieca, ma il test autopunitivo di estrarre un pezzo di carne dal panino mi ha sempre generato traumi inferiori.
E l’elevato indice di corruzione del triplo whoopper, assaggiato tempo fa in Olanda, ha il suo peso.
AUTOGRILL
I ristoratori autostradali annunciano da anni rivoluzioni e infighettimenti. Per ora siamo mediamente sempre a livelli imbarazzanti.
In alcuni campeggia l’hamburger, in versione polpetta esile e unta (nell’impasto credo ci sia della salamella) e dal sapore vagamente chimico. Ti ci sfami e ti costa poco.
Ovviamente da più di un anno hanno la versione gourmet. Ma non ci ha convinto.
MCDONALD’S
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Davvero, non è una posa, è che proprio non ce la faccio. Perfino a 20 anni a Londra preferivo l’hamburger di pollo di KFC (che avrebbe legittimità in questa classifica, ma non l’ho mai azzannato in Italia).
Il Sapore Mc si è evoluto relativamente: permangono gusto e digestione problematica. E marketing invasivo, che non vuole accettare di giocare la partita sul proprio campo, ma aspira a gourmettizzarsi, anche con felici provocazioni.
Menzione d’obbligo per un mio cult personale. Per chiunque non riesca proprio a uscire dal triangolo Fassona, Chianina, Black Angus, ma è alla ricerca di un posto laido e ruffiano, provate il Braodway Café. tre soli punti vendita in Italia, look e inneggiamento ostentatamente yankee.
Imperdibile!