Scorpioni fritti, tofu stufato, spiedini di stelle marine sulla brace, latte di fagioli, bachi da seta marinati e cavallucci di mare croccanti.
Bastoncini di riso dolce e ripieno, scarafaggi e ragni scottati, pane al vapore imbottito di pollo all’aglio, frutta caramellata, patate rosse abbrustolite nella cenere.
La Cina degli scandali alimentari e dei ristoranti tossici chiede all’Unesco che il suo street food diventi patrimonio dell’umanità. Un paradosso?
Chi ha camminato per la Cina lo sa, fascino e orrore convivono nel cibo di strada, tradizione millenaria, prezzi stracciati, bombe di freschezza, bontà e disgusto.
Tra squali, serpenti, tartarughe, orecchie di mare e nidi di rondine dove nel mondo regna lo street-food power, capace di farci ingoiare (quasi) ogni boccone?
MAROCCO.
Bicchieri riempiti fino all’orlo con la menta e una generosa porzione di zucchero, tutto è pronto per il caratteristico tè verde del Marocco. Preparare e godere del tè è parte integrante della cultura marocchina, oltre a rinfrescare le torride giornate di Marrakech.
TAIWAN.
Nel mercato notturno di Chilung’s Miaokou le lanterne gialle illuminano una serie di snack tradizionali taiwanesi: zuppe salate di pasta, omelette di ostriche, lumache, riso in tutte le salse e trippa. Boccone d’obbligo per taiwanesi e turisti il Bubble Ice, dolce a base di prugna nera.
CINA.
Un venditore ambulante prepara i dumbling (ravioli fritti), lo snack preferito dagli abitanti di Shangai. Onnipresenti nei mercati della città, sono disponibili in infiniti gusti e combinazioni.
CINA 2.
Un bel “bouquet” di cavallette allo spiedo, perché se gli insetti per noi occidentali sono una moda gastronomica, nelle campagne cinesi si mangiano da sempre.
CINA 3.
Anche le teste d’oca arrosto sono tra le meravigliose porcherie servite negli ultimi hutong dietro la Città Proibita.
CINA 4.
Lo street food cinese sarà patrimonio culturale dell’umanità? In attesa di saperlo, cinesi e turisti continuano a consumare tagliolini saltati nella soia, zampette croccanti d’anatra, insomma sì, anche lo spezzatino di cane. E gli spiedini di stelle marine alla brace, ovviamente.
TAILANDIA.
Un bel carico di noodle, spaghetti in italiano, ramen in giapponese nella Chinatown di Bangkok. Grazie all’abilità di questi cuochi di strada e al profumo che si disperde dai loro banchi, i piatti che cucinano si rivelano irresistibili per molti passanti.
FILIPPINE.
“Isaw Manok”, così si chiamano i caratteristici spiedini a base di interiora di pollo prima marinate, poi cotte alla griglia oppure fritte. Di solito accompagnati da salsette dolci o piccanti.
INDIA.
I bagnanti di Goa hanno a portata di mano scorte illimitate di samosa, snack di pasta fritta ripiena; pollo, bevande fresche e altri classici dello street food indiano ad Anjuna Beach, paradiso hippy negli anni Settanta, è ancora molto amato dai viaggiatori internazionali.
VIETNAM.
Con il sorriso di chi sa come creare una cucina di strada a cui è difficile resistere, questa venditrice di Nhatrang prepara i Banh mi, panini simili alle baguette francesi riempiti con gustose varietà di carni e verdure, consumati a colazione o all’ora di pranzo.
GERMANIA.
In questo chiosco tedesco si fa il pieno di wurst e birra. Siamo al festival di Sachsenhausen, comune della Turingia, frequentato da divoratori di bratwurst e bockwurst.
PERU’.
Un cuoco di strada prepara il ceviche nella località balneare di Mancora. Molto diffuso in tutta l’America Latina, il ceviche, è un mix di pesce crudo e frutti di mare condito con succo di agrumi, in questo caso lime.
CAMBOGIA.
Non c’è bisogno di conoscere il Khmer per capire il menù di questo banco di street food a Phnom Penh. Del resto, il maiale è la carne più consumata del mondo. L’Austria è in testa nel consumo pro capite, seguita da Spagna e Danimarca.
CAMBOGIA 2.
Non consigliate a chi soffre di aracnofobia. Più che ragni queste sono tarantole di dimensioni considerevoli, completamente fritte, quindi passate in padella con un po’ d’aglio e sale. Costano pochi centesimi ma sono ambite dai turisti.
CAMBOGIA 3.
Il baco da seta in sé è un sottoprodotto dell’industria della seta, comunque commestibile. Si mangia bollito e condito in Corea, fritto in Cina e Cambogia. Il sapore ricorda quello dei gamberetti, la consistenza gommosa.
[Crediti | Link: Repubblica. Immagini: National Geographic]