Puntuale la voglia di gelato ci prende dopo un lungo inverno trascorso a suon di surrogati confezionati non sempre esaltanti. E, come tutti gli anni, davanti alla voglia impellente bisogna districarsi tra le mille e una gelaterie artigianali che spuntano come funghi, tutte in serrata competizione a suon di marketing.
Sì, perché in molti casi (per le nuove, ma anche per le gelaterie storiche) il gelato pare diventato solo un accessorio. E per chi, come noi, non guarda alle belle foto su Instagram o agli slogan vuoti, il gelato (quello buono) è diventato una mosca bianca.
— Certo, esistono dei metodi infallibili per capire se un gelato artigianale vale o no.
— E poi ci sono gli inossidabili miti sul gelato ai quali non si può abboccare come pesci.
— In tutto questo, credo che Matteo Renzi non abbia preso appunti sulle nostre lezioncine, visto che sponsorizza Grom, la catena di gelaterie più sopravvalutata degli ultimi anni.
Ovvio, come ognuno di noi Renzi è libero di mangiarsi il gelato che preferisce, ma oggi vogliamo darvi una mano per non incorrere in questo rischio, quindi vi proponiamo la top ten delle gelaterie più sopravvalutate d’Italia.
No, non è spocchia e nemmeno vogliamo metterci in cattedra e bacchettare, piuttosto è da leggere al contrario: un modo dissaporiano per scremare dalle infatuazioni temporanee della stampa credulona, oppure dalle nostre abitudini, così radicate da impedirci di notare i difetti, gli artigiani che lavorano come il Dio del gelato comanda.
#1 Gelateria Giolitti, Roma
Negli anni ’70 da qui passava tutto il “bel” mondo della politica romana, e da allora, immutate, sono rimaste le spalline dorate sulle giacche dei camerieri che, comunque, non riescono a far digerire un gelato di modesta qualità.
E non servono nemmeno le citazioni in prestigiose ma stantie classifiche anglosassoni, se potete, evitate.
#2. Gelateria Carapina, Roma e Firenze
All’inizio il prodotto era buono, e al proprietario, Simone Bonini, il ruolo da rottamatore del gelato fiorentino calzava a pennello. Perdonabile qualche esperimento poco riuscito tipo gelato ai formaggi.
Oggi nella gelateria che ha rimesso al centro i pozzetti, ormai obbligatori nelle botteghe artigianali, c’è poco da ridere: restano osannanti i suoi fedelissimi gastroblogger, ma il livello ondeggia paurosamente. E lo avevamo già detto parlando del riposizionamento fighetto della capitale.
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#3. Gelateria della musica, Milano
Senza offesa per i milanesi, ma solo a Milano poteva succedere. Solo a Milano la forma può vincere sulla sostanza, visto che i gelati coi nomi musicali e le variazioni sul tema del pistacchio (anche salato) sono un ottimo strumento di marketing.
Poi però ti ritrovi con un cono che esprime sapori quantomeno rivedibili, da cogliere comunque al volo, visto che spesso il gelato si squaglia in un nano-secondo.
#4. Il Massimo del Gelato, Milano
Certo non si possono biasimare le varie tipologie di cioccolato, peraltro ricercate, anche se fanno tanto fumo negli occhi. Si ha sempre paura che ci sia qualcosa di anomalo in quelle vaschette che stanno in pericoloso bilico sopra la linea del freddo.
Potrebbero significare, e ripeto potrebbero, che qualche mezzuccio sia stato usato per dare corpo al gelato. E, tutto questo, non viene certo smentito in fase digestiva.
#5. Cremeria Funivia, Bologna
Se ci passate la citazione di un corregionale illustre “mappazzone all’emiliana” è una congrua descrizione per il gelato che propone oggi la nota gelateria bolognese.
Diciamo che l’epoca dei gusti troppo pasticciati è finita da circa 20 anni, anche di quelli che poi il tuo stomaco ti rinfaccia per altrettanti 20 anni. Dobbiamo dire altro?
#6. Fiorio caffè gelateria, Torino
Anche nel caso di Fiorio i bei tempi che furono sono lontani. Il suo famoso gianduia o quelle mitiche coppe giganti da gustare ai tavolini sono ricordi ormai passati.
Oggi, dei fasti del passato, sono rimasti un gelato con poca personalità e una consistenza decisamente migliorabile.
#7. La Sorbetteria Castiglione, Bologna
Non si può vivere di sola rendita. Se la Sorbetteria Castiglione nei favolosi anni ’90 era un vero cult per gli amanti del buon gelato bolognese, oggi ne resta una copia sbiadita, con gusti altrettanto sbiaditi e troppo legati al passato. Come un supergruppo rock degli anni Settanta che si crede ancora attuale.
E non ci si venga a dire che il Certificato di Eccellenza di TripAdvisor possa contare qualcosa.
8. San Crispino, Roma
Avete presente quelli che si montano la testa e perdono il filo del discorso? Ecco, succede anche ai vertici di San Crispino che sono stati giustamente pompati delle guide internazionali dagli anni ’90, e poi si sono fatti grossi delle citazioni hollywoodiane (il gelato che sceglie Julia Roberts in “Mangia, prega, ama” è proprio il loro).
Oggi il successo planetario ha fatto bene al brand (che ha aperto altri punti vendita), ma ha fatto male alla qualità del gelato che è in deciso calo.
9. Gelateria Nico, Venezia
Se per molti quella in Dorsoduro è la miglior gelateria di Venezia, noi non ne siamo troppo convinti. Sarà che quei colorini un po’ artificiali non convincono, e c’è da dire che nemmeno la consistenza non sembra all’altezza della fama.
Con l’afflusso garantito di turisti, per quanto poco amati dai locali, Venezia, lo sappiamo, è tentatrice. Rivedibile.
#10. Pasticceria Gelateria Badiani, Firenze
Avete presente quelle vecchie contesse che puzzano di naftalina? Ecco, appunto: come una nobile decaduta dopo anni di fasti, Badiani, diventata famosa urbi et orbi per il suo gusto Buontalenti (marchio registrato della casa), oggi è in lenta, inesorabile caduta.
Gli altri gusti di gelato, infatti, non possono essere definiti che mediocri, spesso troppo dolci per i palati contemporanei.
Okay, per oggi il nostro io tromboneggiante si ferma qui. Avete anche voi qualche indirizzo del gelato artigianale sopravvalutato? No, perchè in questo modo, spulcia tu che spulcio io, arriviamo anche a riformulare una nuova classifica dei best of!
[Crediti Florence Magazine, Virtual Tourist, Cosafarea, Luxeat, Scatti di Gusto]