Vi ricordate i 15 minuti di fama che Andy Warhol era disposto a concedere a ognuno degli appartenenti al genere umano? Franco Ziliani, conosciuto blogger enologico, noto per iniziare ogni post con un intro di 15000 battute che ricostruiscono la sua biografia, li ha abbondantemente superati.
Per salire ai disonori della cronaca a Ziliani è bastato minacciare la produttrice di vini Giovanna Maccari (un ottimo Rossese di Dolceacqua) sul suo profilo Facebook con questa frase “Io non scriverò più una sola riga dei vini di una produttrice che si sente così vicina agli invasori del nostro (e suo) Paese. Addio Maccario!”.
Qual è il peccato di cui si è macchiata la povera Maccario per meritare l’editto zilianico?
Condividere un articolo sul recente blocco delle frontiere in Francia, e reagire con sdegno anti-razzista alla risposta di Ziliani: “rimandiamoli in Africa!”.
Pienamente nel suo stile, ma stavolta l’enoblogger in cerca di visibilità si è beccato una risposta che ha scatenato la solidarietà social.
“Sono stata emigrante per un breve periodo. Nulla fa più male del sentire l’odio degli altri sulla propria pelle. E commenti razzisti sul mio profilo non ne voglio. Penso di essere stata molto chiara”, ha risposto la Maccario.
Ziliani la prende di petto e si affretta a scrivere la parola “Maccario” sul libro nero enologico, promettendo con moto salviniano di eliminare questa combinazione di lettere dalla tastiera del suo computer.
Al commento, si scatena l’inferno sul social network.
Nel frattempo, nel profilo Facebook della produttrice di vini si scatena il putiferio. Al grido di “je suis Maccario” fioccano gli interventi ostili a Ziliani che risponde con grinta e tenacia littoree, tra un ME NE FREGO buttato lì per stupire, e qualche reazione a metà tra la mano alzata del secchione piccato, e un timido saluto romano senza vergogna.
L’acme del divertimento mediatico, quello che –per spiegarsi– vi fa desiderare il secchiello dei pop corn e una comoda poltrona per godersi lo spettacolo, coincide con la discesa in campo di Selvaggia Luccarelli, nota blogger e giornalista de Il Fatto Quotidiano.
L’opinionista che vanta il maggior numero di pareri su ogni singolo argomento biasima il critico enologico, ne mette in dubbio la credibilità giornalistica, e invoca per lui lo stato di ebbrezza.
Elegante, quasi oxfordiana la replica di Ziliani che spulciato l’intero curriculum di Selvaggia Luccarelli si domanda:
“Cosa viene a scassare la minchia a me, una che scrive sul Fatto quotidiano e che stata la donna dell’odiosissimo Andrea Scanzi?” (altro giornalista e opinionista televisivo) per poi concludere fiero:
“Essere attaccato per la vicenda relativa alla mia decisione di non scrivere più dei vini di una produttrice che si é dichiarata amica dei nostri invasori é per me un vanto, un titolo di merito! A Selvaggia Lucarelli vedi un po’ di andare a rompere le scatole altrove!!!”.
E’ tempo di mettere fine a questa storia, concedeteci di farlo con un ultimo commento:
“Il giornalista ha il dovere fondamentale di rispettare la persona, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza e non discrimina mai nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche”.
No, questo non è l’intervento di Raffaello Tonon (o qualunque altro opinionista televenditore delle reti Mediaset) ma un estratto della Carta dei Doveri del Giornalista, che, giornalista o meno, qualcuno farebbe bene a ripassare.
[Crediti | Link: Vino al Vino, Dissapore, Facebook, immagine: Solo per gusto]