Certo che ormai la moda del D.I.Y. (quella specie di delirio di onnipotenza che ci coglie ogni volta che impieghiamo cinque ore per fare il pane in casa, piuttosto che scendere dal fornaio e averne uno più buono e immediatamente disponibile) e della Nuova Casalinghitudine (la scelta consapevole di un numero sempre maggiore di donne che trovano più stimolante per la propria emancipazione starsene a casa a laccare arrosti piuttosto che litigare con i loro capi idioti e logorarsi con la fregatura dell’essere multitasking ) non possono passare inosservate senza che il punto di vista delle femministe torni a farsi sentire.
Succede così che Emily Matchar (si, quella di Homeward Bound) si chieda se Michel Pollan sia un maschilista (ehm, un “maiale sessista”) per aver scritto cose come “mangia tutto il junk food che ti pare, a patto che sia tu a cucinarlo” accusandolo anche di essere un nostalgico impenitente (sempre a parlare di Julia Child e della cucina di sua nonna “non mangiare nulla che la tua bis nonna non riconoscerebbe come cibo”) e per istigarci a più riprese (prima in Food Rules e ora con il nuovo libro Cooked) a cucinare il nostro cibo.
In realtà, nel fenomeno della “nuova casalinghitudine” e del “foodism hard-core” che racconta la Matchar, l’idea ricorrente è quella che le donne si dividano tra il cuocere il pane come forsennate durante il weekend, e poi ordinare cibo pronto al delivery nei giorni infrasettimanali: in fondo la cultura delle foodblogger insegna che la cucina è divertente quando non è obbligatoria, giusto?
Ricordiamoci che per ogni “femivore” (orrendo termine giornalistico anglofono per indicare le donne particolarmente attive sul fronte cibo che hanno scelto di essere moderne casalinghe impegnate senza diventare Betty Draper di Man Men ma, anzi, nutrendo le loro famiglie con cibo buono, pulito e giusto, sono gratificate e moralmente impeccabili) esiste una “cake designer” che si diverte a decorare torte di pasta da zucchero come fossero fiabe per bambini con buona pace del suo appagamento personale ma a discapito dell’estinzione delle crostate e altre piaghe sociali.
Quindi, tornando al ragionamento della Matchar, dietro questa idea pollaniana che il cibo non sia solo cibo ma una specie di soluzione a tutta una serie di mali sociali (dall’obesità infantile al riscaldamento globale, dallo strapotere delle multinazionali all’esaurimento delle risorse energetiche) si anniderebbe l’ennesima fregatura per la vita già abbastanza complicata delle donne: tornare a cucinare per salvare il mondo.
“E poi lo pulisco io…”, direbbe la protagonista con i capelli cotonati e le spalline imbottite dello spot dello scalda tutto Delonghi, rincasando dopo una giornata di lavoro..
E voi, che ne pensate?
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